Con una maggioranza ancora traballante nei numeri, nell’ultima seduta del Consiglio regionale è stata varata l’attesa riforma della Fira: la finanziaria diventerà a gestione in-house, secondo quanto previsto dalla legge passata prima in Commissione e poi in assemblea, non senza fibrillazioni. Le prime si sono verificate proprio in Commissione, quando il dg Rivera ha detto, secondo quanto riferito da Forza Italia, che la riforma era necessaria stante il grave ritardo nella spesa dei fondi europei. Mauro Febbo ha ovviamente calcato la mano anche in aula («Una maggioranza impreparata, ritardataria e molto con- fusa che ha portato in fretta e furia l’approvazione di una legge strategica») facendo pesare la disponibilità a fare passare la norma e “minacciando” l’abbandono. Dal canto suo la maggioranza, per bocca di Camillo D’Alessandro del Pd, respinge le accuse e rilancia: «Questa legislatura iscrive un altro fatto al processo di riforma che ha riguardato il sistema delle società della Regione nei diversi campi. La trasformazione della Fira in società “in-house” consente di dotarci di un ulteriore strumento a supporto del sistema economico abruzzese con particolare riguardo alla partita del credito e della sua disponibilità. Una partita che rappresenta un fattore competitivo dei territori. Il diverso voto del centrodestra, spaccatosi tra astenuti e favorevoli, dimostra perché in passato non si sono fatte le scelte». A questo proposito D’Alessandro cita degli esempi: «Fu così anche nel settore dei trasporti, nonostante una legge varata nella precedente legislatura che prevedeva la fusione, non si fece per un gioco di veti tra di loro. Gioco che ancora continua ad essere presente ancora oggi. Ora dobbiamo completare la fase delle riforme: non consegneremo più scatoloni indebitati e privi di prospettiva, ma società-funzione che serviranno agli abruzzesi». «Al comma 2 dell’articolo 2 – ha aggiunto ieri il consigliere Luciano Monticelli – si sottolinea l’impegno dell’ente per lo sviluppo e il riequilibrio socio-economico»