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Pescara, 24/07/2024
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Data: 30/11/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Verso il voto - Verso lo scioglimento ai primi di gennaio

ROMA L'ultimo atto dell'ordinata fine della legislatura si sta per compiere con il passaggio dal Senato alla Camera della legge di Bilancio, dove andrà in aula il 19 dicembre. Una volta che si sarà consumato il rito della manovra - con il voto finale nuovamente in Senato intorno al 22 dicembre - l'ultimo passaggio del ping-pong tra le due Camere, il Quirinale chiuderà l'interruttore della legislatura sciogliendo le Camere. Una data precisa ancora non c'è ma è molto probabile che ciò avvenga dopo le feste di Natale e quindi dopo il discorso che il Presidente della Repubblica farà agli italiani la notte di San Silvestro.
LA CALZA
Sarà quindi la befana a portare a Renzi, Salvini e Di Maio le tanto evocate elezioni che si dovrebbero tenere in una delle domeniche di marzo: al più presto il 4, al più tardi il 18. Il primo atto per avviare l'iter toccherà al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che dovrà salire al Colle per spiegare a Sergio Mattarella che il suo compito si è concluso con l'approvazione della legge di Bilancio e del Milleproroghe che quest'anno non si vota a gennaio ma è divenuto un emendamento della manovra.
Niente dimissioni, quindi, ma la presa d'atto che il programma del governo - nato dopo la bocciatura del referendum costituzionale - è sostanzialmente compiuto, anche se c'è il rammarico per qualche provvedimento restato in canna. E' molto probabile che lo Ius soli sia primo nella lista delle occasioni mancate. Sorte migliore dovrebbe essere riservata al biotestamento, anche se il senatore Luigi Manconi dice di sentire «puzza di bruciato». Sul testo è infatti difficile mettere la fiducia. I centristi di Ap si sono però sfilati. Al Senato basterebbero i senatori del M5S che si dicono pronti a votare il testo ma non con il voto di fiducia. Un tentativo potrebbe avvenire la prossima settimana, quando il capogruppo del Pd Luigi Zanda chiederà la calendarizzazione del testo nella riunione della capigruppo che precederà il voto sul nuovo regolamento del Senato.
Accantonare il biotestamento e lo Ius soli renderebbe monca «la stagione dei diritti», evocata alla Leopolda da Matteo Renzi. Ma spingere per la loro approvazione a tutti i costi rischia di allungare la legislatura oltre gennaio facendola arrivare di fatto alla scadenza naturale di maggio. Senza contare che ciò potrebbe allungare anche i tempi della discesa in campo di Pietro Grasso come leader della Cosa Rossa.
Scelte che, ovviamente, non spettano al Presidente della Repubblica che su questo attende di conoscere le volontà di palazzo Chigi e dei partiti della maggioranza. Al Nazareno c'è chi è convinto che si possano approvare sia lo Ius soli che il biotestamento, ma il doppio voto di fiducia contiene delle insidie non da poco per il governo. Le dimissioni del governo Gentiloni sono dovute al momento dell'insediamento del nuovo Parlamento. Nell'attesa resterebbe in carica per gli affari correnti, ma comunque in grado di guidare il Paese e di rappresentarlo nei consessi internazionali. Qualora il governo dovesse invece andare sotto su un voto di fiducia risulterebbe ammaccato nella gestione degli affari correnti che sarà chiamato a svolgere sino a che non arriverà a palazzo Chigi un nuovo inquilino, e sempre che non si debba tornare addirittura alle urne in autunno. All'appuntamento elettorale si arriva dopo cinque anni non certo facili e iniziati nel 2013 con una sostanziale paralisi del Parlamento. I prossimi cinque si annunciano ancor più complicati e incerti. Al Quirinale, sondaggi alla mano, temono si possa ripetere un periodo di incertezza con lunghe trattative tra i partiti. Simile a quelle in atto in Germania o che si replichi quanto accaduto in Spagna, Belgio, Olanda e Austria.

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