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Data: 30/11/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Crac Atac - Atac, niente firma sul piano il sindacato dei grillini volta le spalle alla giunta

Il sindacato degli autisti grillini va all'opposizione della giunta M5S? «Siamo soli», scrive ora, con una vena di malinconia, Micaela Quintavalle, la conducente pasionaria che aveva tirato la volata a Virginia Raggi e soci alle ultime elezioni comunali e che ieri, su Facebook, ha fatto sapere che il suo mini-sindacato, Cambiamenti, non firmerà l'accordo sul nuovo piano industriale di Atac, nonostante gli sforzi della giunta pentastellata per compattare le fila.
Qualcosa si è rotto nel sottobosco sindacale della più grande partecipata dei trasporti d'Italia. La luna di miele tra la giunta grillina e la sua falange nella società che gestisce bus e metro di Roma è tramontata, è bastato un anno e poco più di governo. Forse la prima crepa ha preso forma quando, un paio di mesi fa, è andata a vuoto la mossa spericolata di una parte del gruppo M5S in Consiglio comunale: una mozione per chiedere alla sindaca di inserire il sindacato filo-Cinquestelle nei tavoli di trattativa aziendali, in barba alle regole su tesserati e consensi interni. È bastato che la leggessero gli altri partiti, perché venisse ritirata.
Pensare che durante la campagna elettorale del 2016 gli autisti sfilavano in città con «welcome M5S» sulle insegne luminose dei bus, mentre nelle chat dei conducenti rimbalzava un messaggio audio della Quintavalle che invitava i suoi iscritti a «dare forza a Marcello De Vito», il super-votato presidente dell'Assemblea capitolina. «Votiamo Marcello per tutto quello che ha fatto e che ha ancora da fare, il voto andrà alla candidata sindaco».
Ora il messaggio è diverso. Di rottura. Atac è impelagata in una difficile procedura fallimentare e ha chiesto ai vari sindacati di firmare la strategia da presentare ai giudici. Ma Cambiamenti non ci sta, e «l'azienda teneva molto alla nostra firma», scrive Quintavalle. «Siamo fuori dai tavoli delle trattative. Siamo soli e soli rimarremo».

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