Caro Direttore, Per far circolare regolarmente Filò, il disciplinare tecnico avrebbe dovuto prevedere la realizzazione di una piattaforma stradale in calcestruzzo armato rinforzato dotato di giunti di dilatazione onde evitare le cosiddette “ormaie”, ossia quattro solchi profondi sulla carreggiata in corrispondenza del passaggio ripetuto delle ruote del filobus nel doppio senso di marcia malamente ipotizzato. Una piattaforma, quindi, attrezzata per la circolazione di veicoli ecologici innovativi, appartenenti alla categoria ferroviaria dei “tram su gomma”: vale a dire vettori di diciotto metri a guida vincolata, del peso di circa trenta tonnellate, idonei al trasporto rapido collettivo in sede protetta. Condizione, questa, indispensabile a garantire il regolare esercizio dell’impianto per almeno venti anni, in relazione al costo rilevante del pertinente investimento infrastrutturale programmato nel lontano 1995. Sulla strada parco di Pescara, indebitamente elettrificata in tempi assai lunghi, tra civili motivate proteste e incresciosi tentennamenti, non è stato impiegato allo scopo neppure un centesimo del generoso finanziamento accordato dal Cipe con incredibile leggerezza. Si è inteso, nondimeno, pretendere che il tracciato potesse comunque accogliere il più volte annunciato impianto di Tpl nel pessimo stato d’uso in cui versano sia il manto stradale - strutturalmente inadeguato a reggere il transito dei veicoli pesanti - sia i marciapiedi inaccessibili alle persone con disabilità, con l’annessa pista ciclabile parimenti sconnessa e discontinua. Naturalmente, il fallace proponimento ha raccolto gli esiti infausti e dannosi - al paesaggio e al patrimonio comune - che ha ampiamente meritato. Ciò posto, sarebbe oltremodo doveroso rendere, finalmente, il necessario contributo di chiarezza a tanta colpevole inettitudine e inefficienza nell’impiego indebito del prezioso denaro pubblico ricevuto.

Ivano Angiolelli