Accusati di sabotaggio, cioè di avere fermato i treni della metro di Roma per guasti inesistenti o trascurabili, 18 macchinisti hanno ricevuto una lettera di sospensione da parte di Atac in cui, oltre alla decurtazione in busta paga, si paventa una misura ancora più drastica: la società del Campidoglio valuta di chiedere i danni ai suoi conducenti infedeli. Per ogni corsa saltata la municipalizzata dei trasporti romani perde 300 euro dal contratto di servizio col Comune. Considerando che ogni turno da macchinista prevede 6 corse, i conducenti potrebbero vedersi chiedere fino a 1.800 euro per ogni giorno in cui hanno simulato un malfunzionamento o ne hanno amplificato la gravità.
La più grande partecipata dei trasporti d'Italia sceglie la linea dura per fronteggiare l'ostruzionismo interno; perché sarà un caso ma da quando si è venuto a sapere che l'azienda, con l'avallo della giunta di Virginia Raggi, avrebbe proceduto al concordato preventivo, aumentando i carichi di lavoro, improvvisamente le segnalazioni dei guasti hanno fatto registrare un'impennata. Le metro A e B viaggiano da settimane con treni ridotti e corse al rallentatore, mentre i passeggeri rimangono stipati sulle banchine stracolme anche lontano dagli orari di punta.
«VETRO DETERIORATO»
Certo, i pezzi di ricambio scarseggiano. Ma da luglio a oggi, cioè da quando si è iniziato a parlare della procedura fallimentare, i piccoli guasti nella metro sono aumentati dal 25 al 75% del totale. C'è chi ha fermato un convoglio per un vetro «deteriorato» dal detersivo. I controlli degli ispettori di Atac hanno svelato che appena il 10% dei macchinisti è il responsabile di quasi il 50% delle segnalazioni di guasto.
L'inchiesta interna è partita sottotraccia sul finire dell'estate, quando sono state formalizzate le prime contestazioni disciplinari. E i numeri dei macchinisti finiti sotto accertamento si sono ingrossati di settimana in settimana. Oggi sono più di 90 e in 18 hanno già ricevuto la lettera di sospensione: resteranno a casa da uno a tre giorni, a seconda della gravità dell'infrazione, e perderanno una quota di stipendio che va da 80 a 240 euro.
Ma il conto che Atac ipotizza di presentare è molto più salato. Agli addetti della metro verrebbe chiesto di pagare di tasca propria i danni causati agli utenti e all'azienda dei trasporti. «Per quanto riguarda i danni cagionati con il comportamento da Lei tenuto - si legge in alcune lettere di sospensione - l'azienda si riserva di procedere alla quantificazione economica degli stessi, al fine di poterli recuperare». Una misura che spaventa i dipendenti, tanto che c'è già chi ha fatto ricorso alla Direzione Territoriale del Lavoro.
In Campidoglio la vicenda è seguita con attenzione, soprattutto sul versante del servizio. Perché più treni vengono scartati - cioè rispediti in deposito per le riparazioni - più la metro sconta ritardi pesanti. «Abbiamo chiesto all'azienda tutte le evidenze possibili legate allo scarto dei treni sulle linee metro - ha detto ieri l'assessore alla Mobilità, Linda Meleo - Una volta che si avranno le evidenze ci saranno degli interventi. Prima vorremmo capire la natura di questi scarti che creano un disservizio inevitabile alla popolazione. È un problema di sciopero bianco? Vedremo. È un problema di mancanza dei ricambi? Vedremo. Certo che bisogna fare chiarezza in maniera rigorosa».