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Data: 03/12/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni e lavoro, la Cgil va nelle piazze ma la battaglia lascia i giovani ai margini

ROMA Prima della manifestazione la Cgil è stata netta: non scendiamo in piazza per rifare la Cosa Rossa. Eppure le battaglie messe in campo ieri sono quelle storiche del partito sindacato rosso: articolo 18, contratti pubblici, le condizioni di lavoro di colossi come Amazon e Ikea, estensione degli ammortizzatori sociali. Ieri il corteo, oggi l'incoronazione di Pietro Grasso a leader della lista unitaria di sinistra. Cinque manifestazioni in cinque città. Roma, Torino, Palermo, Bari e Cagliari. Slogan contro il governo: Pensioni, i conti non tornano. La Cgil attacca l'esecutivo che «ha chiuso le porte» e «disatteso gli impegni» sulla previdenza, ha detto più volte ieri la segretaria generale Susanna Camusso a Roma ha chiesto una «svolta» su pensioni, lavoro e giovani e annuncia una nuova «mobilitazione generale» contro una legge «profondamente ingiusta». Ai colleghi di Cisl e Uil che invece hanno apprezzato «la breccia aperta sulla legge Fornero» e hanno accettato l'innalzamento dell'età pensionabile legato all'aspettativa di vita, Camusso dice che non capisce la loro posizione e che tuttavia «bisognerà ricostruire i fili» dell'unità. Come? Definendo insieme «regole comuni» su come affrontare le vertenze. Pronti a raccogliere le istanze della Cgil c'è una fetta di sinistra, con esponenti di Mdp, Sinistra italiana e Possibile, Campo progressista e Rifondazione comunista. Il deputato di Mdp, Guglielmo Epifani parla da ex leader della Cgil: «Il sindacato è il sindacato». «Questa piazza chiede un cambiamento profondo, non stampelle alle politiche sbagliate di questi anni», dice invece Alfredo D'Attorre, deputato di Mdp. È «necessario continuare a battersi. Il sindacato fa le sue battaglie e chi le condivide sta in piazza con il sindacato. Non c'entra nulla la politica», dice il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. «Siamo qui per dar seguito nella manovra anche ad alcune richieste che ha fatto la Cgil», afferma Marco Furfaro di Campo progressista.
LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI
A chi chiede di pensare ai giovani la Cgil ha risposto piccata (una delle critiche più comuni è che ormai il sindacato difenda solo la maggioranza dei priori iscritti che non sono i giovani con le loro nuove identità di lavoro ma gli anziani ormai fuori dal mondo dell'occupazione) dicendo che alla manifestazione c'erano anche loro a cui bisogna garantire un generico «lavoro dignitoso ed un futuro previdenziale». Anche nei giorni in cui si consumava la rottura con Cisl e Uil, il sindacato guidato da Susanna Camusso ha voluto motivare la propria posizione chiamando in causa proprio gli impegni che il governo non avrebbe mantenuto sulle future pensioni dei giovani. Ma a ben guardare questo capitolo, che pure era all'ordine del giorno della fase 2 del confronto previdenziale, non giustifica di per sé una mobilitazione di questo tipo, se non altro per il fatto che i provvedimenti di cui si discute - una sorta di pensione di garanzia e l'allentamento di alcuni parametri per le uscite nel sistema contributivo - troverebbero un'attuazione concreta solo tra parecchi anni e dunque ci sarebbe tutto il tempo di parlarne. Mentre da subito i lavoratori lontani dall'età pensionabile dovrebbero sostenere i costi della maggiore spesa previdenziale. Il punto insomma è proprio l'attacco alla riforma Fornero, anche al di là del meccanismo della speranza di vita. Meccanismo che tra l'altro non era messo in discussione in quanto tale nell'intesa del settembre 2016 con governo e Cisl e Uil. Su questa battaglia la Cgil appare in sintonia non solo con le forze a sinistra del Pd (nelle quali del resto militano parlamentari che a suo tempo la legge la votarono) ma anche con la Lega. E infatti Matteo Salvini si mostra sensibile alle sirene cigielline: «Pur di mandare gli italiani in pensione ad un'età decente vado in piazza con le bandiere rosse, bianche, gialle e arcobaleno».
Camusso torna poi a chiedere a gran voce la reintroduzione piena dell'articolo 18. Proposta che ieri ha rilanciato dalla Lombardia anche il candidato premier del M5S Luigi Di Maio.

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