ROMA «Io ci sono!». Queste le parole con cui Pietro Grasso, nel pienone di migliaia di persone all'Atlantico Live, accetta l'investitura a leader della nuova sinistra unitaria, dalemian-bersaniana, di Mdp, Possibile e Sinistra Italiana. Investitura che preoccupa il Pd anche per il ruolo di Grasso di presidente del Senato: «Uno strappo istituzionale».
«Serve un'alternativa - dice l'ex pm ora presidente del Senato - e allora tocca a noi offrire una nuova casa a chi non si sente rappresentato, difendere principi e valori che rischiano di perdersi, in fatto di lavoro, scuola, diritti e doveri». Grasso nella sua metamorfosi da figura istituzionale a leader in campo del cartello Liberi e Uguali, si dà un profilo rassicurante: «Altri sparano fake news, noi faremo soltanto proposte serie». Il Pd lo attacca così: «Mi hanno offerto collegi sicuri, mi hanno chiesto di fermarmi un giro, di fare la riserva della Repubblica. Ma questi calcoli non fanno per me». Lui è commosso. Lo è anche la moglie Maria Fedele, in prima fila con il figlio. E la platea va più volte in visibilio. Applaudono tutti, e ci sono tutti: da Nichi Vendola a D'Alema (ovvio), da Bersani a (chi si rivede) Angius, Mussi, Bassolino e tanti altri ex Pci. Più i tre companeros: Speranza-Fratoianni-Civati, leader delle tre sigle che si uniscono e incoronatori di Grasso. Il cui nome sarà nel simbolo di Liberi e Uguali. Altro affondo del presidente del Senato: «Il nostro è un progetto più grande di come finora lo hanno raccontato e se ne accorgeranno presto. Non facciamoci scoraggiare da chi parla di rischi di sistema, favori ai populismi, voto utile. L'unico voto utile è per chi costruisce speranza, portando in Parlamento i bisogni e le richieste della metà d'Italia che non vota. E' questo il voto utile!». Un attacco in piena regola alla contro-propaganda renziana. E poi questo, anche se a Grasso manca ancora il carisma da leader di lotta e da combattente da campagna elettorale ad alta tensione: «Serve un'alternativa alla differenza e alla rabbia inconcludente dei movimenti di protesta e alle favole bellissime che abbiamo sentito raccontare per decenni».
Umiltà, discontinuità, determinazione sono gli strumenti che Grasso mette in campo. E nel suo stesso campo arriverà tra breve anche Laura Boldrini, ancora in bilico tra candidarsi con Pisapia o con i Liberi e Uguali ma con questi ultimi andrà. L'ex pm elegantemente evita troppi riferimenti al suo passato sul fronte anti-mafia e si limita a parlare di «quegli anni feroci e bellissimi in Sicilia» e alle «amicizie stroncate nel sangue» in quelle stagioni (accenno a Falcone e ad altre vittime di Cosa Nostra).
L'ONDA NERA Qui dentro sono tutti pazzi di lui. Quando spinge sul pedale dell'anti-fascismo militante, l'entusiasmo va alle stelle. «C'è un'onda nera che monta - dice riferendosi al caso di Como, ma anche di Ostia e altri - e questo succede a partire dalle periferie delle nostre città. E allora è lì che dobbiamo tornare, è da lì che dobbiamo ripartire».
Lui il suo viaggio nella leadership lo ha cominciato, alcuni amici - come Emanuela Macaluso - lo giudicano inadatto al nuovo ruolo, ma D'Alema e gli altri capi della sinistra anti-Renzi festeggiano il suo «Io ci sono», che a loro forse può servire più che a lui.
Il gelo di Renzi: «Un favore a Berlusconi e Salvini E poi comanderà D'Alema»
ROMA «Faremo di tutto per approvare la legge, martedì chiederemo venga messo al voto il biotestamento». Ad un anno dalla sconfitta referendaria, Matteo Renzi torna in tv al termine di una domenica di convention e raduni. A cominciare dall'assemblea di Roma della Cosa Rossa che, come previsto, ha incoronato Pietro Grasso leader. Al presidente del Senato «un in bocca al lupo» e l'invito «ad una campagna elettorale civile». Meno tenero nei confronti della nuova formazione Liberi e uguali, che raccoglie gli scissionisti di Mdp, Possibile e Sinistra Italiana: «Votare per la cosa rossa e la sinistra radicale significa fare un favore a Salvini e Berlusconi. Penso che un elettore di sinistra farà fatica, sapendo che fa vincere loro». Poi una nuova bordata: «Bisogna vedere chi comanderà, se Grasso o D'Alema», visto che quest'ultimo ha una tradizione di attacco al leader e «lo ha già fatto con Prodi e Veltroni».
Il voto utile è la migliore arma che il Pd ha per fare delle elezioni una sfida a tre e Renzi, intervistato da Fabio Fazio, la sfrutta liquidando la sinistra radicale e prendendo ci mira soprattutto centrodestra e i grillini. «Di Berlusconi - sostiene l'ex premier - sorprende sempre la straordinaria capacità di sembrare un passante, uno che negli ultimi venti anni è passato di qua. Berlusconi viene e racconta i motivi per cui non ha fatto niente di quello che ha promesso, una volta è colpa dei giudici, una dei comunisti...». Ai grillini chiede di fare chiarezza sul programma, che è ancora una nebulosa. Specie sull'euro e il rapporto con la scienza.
Non mancano i racconti del viaggio in treno, come la rivendicazione degli ottanta euro come strumento di giustizia sociale. Mentre la prese di distanza dei «potenti», come definisce Marchionne, Lapo Elkann e De Benedetti, non lo preoccupano: «Penso che sia normale che finché sei il premier le persone importanti siano con te, quando non lo sei no. Magari non è bello ma normale. Io non cambio idea su di loro». Poi ancora su Marchionne che «ha fatto bene alla Fiat, penso che con lui ci sono stati meno disoccupati. Per De Benedetti ci sono aspetti positivi e negativi e io sono appena stato ad Ivrea. Di Lapo Elkann dico ogni bene, gli auguro di star bene. In treno mi è piaciuto essere chiamato Matteo e non presidente».
Sulle possibili alleanze del dopo voto non si esprime «perchè - sostiene - sono convinto non che il Pd possa fare il 40%, ma che il centrosinistra possa prevalere nei collegi». Su chi avrà l'incarico per formare il governo deciderà Sergio Mattarella, spiega confermando il passo di lato. «L'importante è che il prossimo premier sia del Pd, non Salvini o Di Maio».