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Pescara, 24/11/2024
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Data: 05/12/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Dimissioni in Comune. In 18 fanno cadere Brucchi «Tradito dai leader alleati». Il sindaco mandato a casa in anticipo si scaglia su Gatti, Chiodi e Di Dalmazio

TERAMO Le facce sono tirate, nessuno sorride. I 18 consiglieri che poco prima di mezzogiorno vanno a dimettersi per far cadere l'amministrazione comunale sanno che non è un bel giorno per la città. Il fatto che sette di loro si siano candidati con il centrodestra, e siano stati avversari fino a ieri degli altri undici, non aiuta a sciogliere il gelo. Ma, a parte qualche mugugno su chi debba entrare per primo e chi per ultimo nella stanza del vice segretario comunale Fulvio Cupaiolo, la caduta di Maurizio Brucchi sarebbe una silenziosa formalità se davanti all'ufficio protocollo del Comune non si presentasse, inferocito, il presidente della Tercoop Leo Iachini per ricordare a tutti che la caduta della giunta ha il suo peso sui cittadini. Soprattutto su quelli più in difficoltà.RABBIA TERCOOP. Iachini (spalleggiato da due esponenti della coop sociale che gestisce i parcheggi in centro, e la cui sorte è in bilico) si scatena sia prima che dopo la firma delle dimissioni e ce l'ha in particolare con i consiglieri di opposizione. «Voi», dice, «ci dovete garantire che i dirigentiora porteranno avanti la procedura che può salvare i nostri 25 posti di lavoro. Perché se non è così vuol dire che il problema non era Brucchi ma la Tercoop. Non sappiamo perché non potevate aspettare due-tre settimane e risolvere un problema grave. Brucchi non lo difendo ma non ci ha preso in giro, non ci ha mai dato illusioni. Ci prendete in giro voi, che dite di essere dalla parte nostra e poi vi dimettete. E da domani comincerete a litigare su chi è il più bravo a difendere il sociale e il lavoro. Vergogna!». A rispondere ha provato Gianluca Pomante, dicendo a Iachini e soci che stavano facendo «una polemica inutile» perché in realtà Brucchi non avrebbe salvato comunque la Tercoop. Ma non li ha convinti.BRUCCHI. «Da qualche ora non sono più sindaco della città di Teramo. Dopo otto lunghi anni finisce l'impegno per la mia città, impegno forte, onesto, serio, sempre nell'interesse del territorio. Finisce nel modo in cui non avrei mai pensato potesse finire: con un tradimento. Esco a testa alta consapevole di aver fatto tutto quello che era nelle mie possibilità per onorare il mandato datomi dai cittadini che ringrazio tutti per avermi supportato ed anche per avermi criticato. La cosa più difficile è stato spiegare a mio figlio Filippo perché il suo papà non è più sindaco». È quanto apparso sulla pagina Facebook di Brucchi nel pomeriggio. Il primo cittadino ha annunciato una conferenza stampa, che dovrebbe tenersi domani, ma ieri sera è stato protagonista di una trasmissione in diretta sull'emittente locale SuperJ perché aveva già preso con il direttore Walter Cori l'impegno di andarci. E in tv Brucchi ha cominciato a togliersi i sassolini dalle scarpe, dicendo: «Non mi va che le stesse persone che in tante riunioni mi hanno fatto richieste precise oggi dicano: noi non c'entriamo. Ognuno si prenda la propria parte di responsabilità, non accetterò mai che qualcuno cerchi di rifarsi una verginità alle mie spalle. Le ipocrisie non vanno bene. Io mi sento tradito, sono amareggiato». Nel dettaglio: l'ormai ex sindaco ha picchiato duro su Mauro Di Dalmazio («Si è defilato fin dalla prima riunione dopo le elezioni, si è tirato fuori dal gioco senza un vero motivo, o meglio il motivo erano i problemi interni alla sua lista»), su Gianni Chiodi («In tre anni e mezzo si è sentito due volte e solo per criticare») e ovviamente su Paolo Gatti («Lui nel bene o nel male c'è stato, poi quello che è accaduto oggi è gravissimo perché così si frantuma il centrodestra e lasciamo solo macerie. Questa guerra in Forza Italia gioverà solo ai grillini»). I SOCIAL. Il dibattito sui social ieri è stato subito incandescente, con parole fuori posto e toni eccessivi da parte di qualche sostenitore del sindaco. È l'antipasto del "tutti contro tutti" che attende Teramo di qui alle prossime elezioni. Gli ultimi tre anni non sono stati un bel vedere, ma da oggi potrebbe essere anche peggio.

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