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Data: 05/12/2017
Testata giornalistica: Il Centro
I gattiani: siamo dispiaciuti ma bisogna tornare al voto. Il vertice regionale di Forza Italia: «Grave e inopportuno atto di irresponsabilità»

TERAMO L'atto di morte del "modello Teramo" è certificato da "Futuro in". I sei consiglieri della lista civica che fa capo a Paolo Gatti affidano a un documento le ragioni della scelta di dimettersi insieme all'opposizione. «Riteniamo di aver fatto tutto quanto possibile in questi tre anni e mezzo per preservare l'amministrazione, assicurando il nostro pieno sostegno e tollerando ogni genere di atteggiamento da parte di taluni singoli che hanno chiaramente posposto gli interessi della città a quelle che parevano essere convenienze politiche personali», affermano, «avremmo anche continuato a farlo, se ciò fosse bastato per governare in modo sereno, operoso, incisivo».Non c'erano più le condizioni, però, per andare avanti. «Ci dispiace infinitamente per questo epilogo anche e soprattutto per i percorsi umani condivisi», fanno sapere i gattiani, «ma riteniamo con convinzione che la restituzione del potere di scelta nelle mani dei cittadini in primavera rappresenti l'atto più decoroso che potessimo compiere». "Futuro in" sottolinea che «l'eccesso di litigiosità motivato esclusivamente da personalismi ha accompagnato questo mandato fin dall'inizio, con le ben note polemiche di taluni consiglieri già in esito al varo della giunta nel giugno 2014».Nei due anni successivi la maggioranza ha perso l'appoggio di Fdi-An e di "Al centro per Teramo". «La nostra lista ha visto immolare alle varie crisi gli assessori Di Stefano e Romanelli prima e successivamente anche Francesca Lucantoni e Antonini», ricorda "Futuro in", «ma da aprile, a motivo anche delle posizioni assunte da tre consiglieri indipendenti, non vi sono più stati i numeri sufficienti a determinare una maggioranza politica e numerica, nonostante la nostra convinzione di voler evitare un commissariamento che sarebbe durato oltre 500 giorni». Il consiglio sul bilancio saltato il 2 novembre per l'assenza dei dissidenti ha reso palese l'impossibilità di governare inducendo i gattiani «a rinunciare alle nostre posizioni (tre assessorati ed oggi anche la presidenza del consiglio comunale) e a chiedere lucidamente e rispettosamente al sindaco di porre fine ad uno stillicidio non più comprensibile ai cittadini e privo di ogni prospettiva politica e amministrativa».Il connubio tra "Futuro in" e l'opposizione lascia comunque amareggiato Nazario Pagano, coordinatore regionale di Forza Italia, partito di riferimento sia per Brucchi che per Gatti. «Lo ritengo un atto di irresponsabilità», afferma, «grave e inopportuno nella forma e nella sostanza». Pagano ricorda il suo tentativo di mediazione tra Brucchi e Gatti. «Ma i consiglieri hanno ritenuto di andare avanti per la loro strada», osserva, «non vorrei che i personalismi abbiano preso il sopravvento sul bene pubblico». Una «riflessione nelle sedi opportune che forse andava fatta già prima» è sollecitata dal deputato di Forza Italia Fabrizio Di Stefano. «È una sconfitta per tutta la classe politica del centrodestra e per il partito», spiega, «si è perso forse quel senso di responsabilità verso i nostri elettori che avrebbe dovuto indurre i rappresentanti teramani a comportarsi diversamente».Per il coordinatore regionale di "Noi con Salvini" Giuseppe Bellachioma «si è consumato il suicidio assistito dell'amministrazione cittadina: nel momento in cui i sondaggi e i risultati premiano l'unità del centrodestra». Siriano Cordoni, coordinatore comunale di Abruzzo civico, prende atto che «si era esaurita da tempo la fiducia e la spinta che per otto anni ha sostenuto l'azione amministrativa di Brucchi e la firma delle dimissioni non è altro che l'inevitabile conseguenza di questa situazione». Il fallimento del "modello Teramo" è evidenziato dal consigliere regionale del Pd Camillo D'Alessandro. «La fine anticipata dell'amministrazione anche ad opera dei suoi stessi fautori», tiene a precisare, «non salva nessuno di coloro i quali sono stati attori di un lungo periodo del centrodestra a Teramo». A detta del commissario comunale del Pd Sandro Mariani la caduta del'amministrazione segna il "giorno zero" per far ripartire la città. «Siamo soddisfatti di aver evidenziato e decretato la fine di una situazione penosa e umiliante per Teramo», chiarisce, «il nostro ruolo di opposizione chiara e fuori da ogni pasticcio ce l'ha imposto, ma non è stata una giornata felice». Gianguido D'Alberto, capogruppo di "Insieme possiamo", chiama in causa i gattiani. «Chi ha gestito il potere forse anche più di Brucchi ha segnato l'epilogo di un sistema che ha portato allo stallo amministrativo», afferma, «è stata l'inevitabile fine di un'agonia troppo lunga pagata dalla città e che si sarebbe aggravata ogni giorno di più». Per il grillino Fabio Berardini «si chiude la peggior consiliatura della città: troppi sono stati i fallimenti, gli errori, i ricatti politici e le becere spartizioni di poltrone».

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