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Data: 05/12/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Boschi padre indagato. È lite sul pm di Arezzo M5s-Lega: «Ha taciuto alla commissione». E Rossi si difende: «Ho detto tutto». L'ira di Maria Elena: «Pretesto per attaccare me e il Pd». Querelato de Bortoli

ROMA Un nuovo filone d'indagine sul crack di Banca Etruria riaccende i riflettori sulla famiglia Boschi. Sul padre della sottosegretaria Maria Elena, finito in un nuovo filone di indagine sulla banca aretina assieme a tutti i componenti del cda in carica dal 2011 al 2014. E sulla figlia, ex ministra e ora sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, si abbatte di nuovo la bufera politica con M5s e Lega che fanno asse tornando a chiedere le sue dimissioni. «Qualcuno usa questa vicenda da due anni per attaccare me e il Pd», si difende la sottosegretaria che si lamenta: «Chi ha sbagliato ad Arezzo ha pagato e pagherà. Noi siamo interessati agli atti, non alle strumentalizzazioni». Ma non è solo la famiglia Boschi a finire nel mirino delle polemiche: anche il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, ascoltato dalla commissione d'inchiesta sulle banche lo scorso giovedì è ora accusato di aver omesso la notizia che riguardava questo nuovo filone di indagine che prende spunto dalla trasmissione alla procura da parte di Consob degli atti relativi all'annullamento del prospetto di due emissioni e delle relative sanzioni a carico dell'intero cda. Il nuovo fascicolo aperto dalla procura di Arezzo riguarderebbe infatti la vendita di obbligazioni considerate rischiose ai clienti retail che non avrebbero avuto il profilo per acquisirle. «Tutto quello che avevo da dire l'ho detto in commissione giovedì scorso», si difende il procuratore Rossi. E a riprova della sua tesi invia una lettera al presidente della bicamerale, Pier Ferdinando Casini, in cui riporta la trascrizione della sua audizione. Nella lettera Rossi ricorda di aver risposto sulla posizione di Pierluigi Boschi precisando che non è tra gli ex del cda Etruria rinviati a giudizio, ma di aver annuito quando gli è stato chiesto se lui e altri potrebbero essere indagati. «Come si evince da questa breve ricostruzione, non ho nascosto nulla circa la posizione del consigliere Pierluigi Boschi. Ho anzi chiarito e ribadito che la sua esclusione riguardava il processo per bancarotta attualmente in corso, mentre per gli altri procedimenti, a domanda, ho precisato che non essere imputati non significava non essere indagati. Null'altro mi è stato chiesto in merito» precisa Rossi che a proposito delle domande sul reato di falso in prospetto, ipotizzato nel nuovo fascicolo, chiarisce: «Ho chiesto la secretazione dell'audizione in quanto vi sono in corso indagini preliminari sul punto. Le domande in merito hanno riguardato i fatti oggetto di indagine e non le persone iscritte nel registro degli indagati. Ho chiarito i punti che mi venivano sollecitati riferendomi ovviamente allo stato delle indagini in corso». «Mente» contrattacca uno dei componenti della commissione, il 5 Stelle Carlo Sibilia che chiede quindi la «desecretazione dell'audizione. Lui - spiega - a precisa domanda ha parlato di un solo componente del Cda coinvolto nell'indagine, non di tutto l'organismo». Rossi si dice comunque a disposizione della commissione per altri chiarimenti e il senatore renziano Andrea Marcucci, componente della commissione, conferma che chiederà a Casini di rinconvocarlo. E lo stesso Casini si dichiara disponibile a farlo anche se, precisa, «la lettera di Rossi chiarisce quello che avevo bisogno di chiarire». Boschi intanto annuncia anche il ricorso alle vie giudiziarie. «Ho firmato il mandato per l'azione civile di risarcimento danni nei confronti del dottor Ferruccio de Bortoli. A breve procederò anche nei confronti di altri giornalisti» dice annunciando che per lei la misura è colma: «Non l'ho mai fatto», ma a questo punto è «necessario che sulla verità dei fatti si pronunci un tribunale in nome della legge. Perché la legge è uguale per tutti, davvero».

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