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Pescara, 24/07/2024
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Data: 05/12/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il caso banche. Papà Boschi indagato, il pm: non l'ho nascosto. I renziani in trincea. Matteo blinda Maria Elena e lei si sfoga: nel mirino c'è il Pd, la verità verrà fuori

ROMA Il procuratore di Arezzo spiega di essere stato frainteso e il sottosegretario Maria Elena Boschi annuncia di aver definitivamente deciso di portare in tribunale alcuni giornalisti in tribunale proprio alla vigilia dell'audizione del manager silenzioso protagonista delle accuse nei suoi confronti. Più che acquietarsi, la polemica divampa con rinnovato vigore. Con il lunedì e la riapertura degli uffici politici e giudiziari è arrivata la definitiva conferma della nuova indagine a carico di Pier Luigi Boschi a proposito dei prospetti informativi consegnati ai risparmiatori che sottoscrivevano le obbligazioni. Indagine su cui il procuratore di Arezzo Roberto Rossi ha di certo taciuto alla commissione banche i dettagli (se abbia negato la sostanza è, appunto, uno dei temi dello scontro).
Boschi, avendo ben capito che le banche fallite sono già candidate a finire al centro della campagna elettorale, non si tira indietro: «Ho firmato oggi il mandato per l'azione civile di risarcimento danni nei confronti del dottor Ferruccio De Bortoli», ha annunciato sulla sua pagina facebook. L'ex direttore del Corriere, nel suo libro Poteri (quasi) forti aveva scritto che lo stesso sottosegretario aveva fatto pressioni sull'ex numero uno di Unicredit, Federico Ghizzoni, perché salvasse banca Etruria. Il diretto interessato non ha mai chiarito come fossero andate le cose e proprio lui rischia di diventare il protagonista dei prossimi duelli: la commissione banche vuole convocarlo come testimone. La decisione, con ogni probabilità, sarà presa questa mattina.
IL CASO ROSSI
Per ora, ad agitare la polemica è soprattutto il comportamento del procuratore di Arezzo che nel corso dell'audizione della scorsa settimana ha taciuto la nuova indagine a proposito di Pier Luigi Boschi, a lungo nel cda di Banca popolare Etruria e per alcuni mesi vice presidente. Per falso in prospetto e ricorso abusivo al credito sono indagati in 21 ex membri dei vertici di Etruria. I reati sarebbero stati commessi nel 2013, quando furono collocate due emissioni di obbligazioni subordinate.
IL RUOLO DEL CSM
Nessuna omissione alla commissione, ha scritto Rossi in una lettera indirizzata al presidente Casini: «Considero tali addebiti gravemente offensivi: ho risposto puntualmente a tutte le domande senza alcuna reticenza, così come è facilmente riscontrabile dall'ascolto della audizione pubblica», scrive, aggiungendo la trascrizione e specificando che alla domanda sull'esistenza di altri indagati ha risposto sì, «facendo cenno con la testa». Nella parte di audizione secretata, spiegano dalla commissione, Rossi ha dato pochi dettagli, specificando anzi che il comportamento di Pier Luigi Boschi era stato corretto. Ma neppure i più agguerriti tra i commissari pensano che basti questo per far intervenire il Csm: nel corso dell'audizione secretata, il procuratore ha detto genericamente che c'era un'indagine in corso sul prospetto dato agli acquirenti delle obbligazioni e sulle comunicazioni fornite a Consob. Non ha specificato quali e quanti fossero gli indagati, ma nessuno gliel'ha chiesto esplicitamente. Per di più, il magistrato era sì sottoposto all'obbligo di cooperazione tra istituzioni, ma non essendo stato convocato in veste di testimone non aveva gli obblighi che derivano dal parlare con una commissione di inchiesta. Dunque, molto probabilmente oggi, quando si riunirà il comitato di presidenza sull'invio degli atti al Csm, chiesto dal senatore Andrea Augello di Idea, si deciderà di soprassedere in vista di una nuova audizione formale. «La lettera del procuratore Rossi era molto esauriente», ha chiuso già il capitolo il presidente Pierferdinando Casini. Il Pd punta a chiudere il capitolo velocemente: «Basta leggere le carte per rendersi conto che anche sull'audizione del pm di Arezzo si tenta la strada della disinformazione», dice Francesco Bonifazi. Ma Luigi Di Maio insiste: «Quella gente là non ha più credibilità: se vinciamo restituiremo i soldi ai risparmiatori».

Matteo blinda Maria Elena e lei si sfoga: nel mirino c'è il Pd, la verità verrà fuori

ROMA «Noi ci occupiamo dei risparmiatori, il M5S di attaccare il Pd». Matteo Renzi rimanda al lungo post scritto da Maria Elena Boschi su Facebook, ma non può fare a meno di dare ragione a Francesco Bonifazi sulla «campagna di disinformazione in atto». «Il tempo è galantuomo», ripete il segretario del Pd convinto che altre verità verranno fuori dal lavoro della Commissione banche presieduta da Pier Ferdinando Casini.
IL NULLA
La linea del partito resta intatta e le polemiche relative alle dichiarazioni del procuratore di Arezzo non la spostano di una virgola. «Noi abbiamo commissariato quella banca - scrive la Boschi - e mandato a casa quel cda». Se ci saranno reati, anche relativi al mio padre, i magistrati faranno la loro parte, sostiene la sottosegretaria. Ma il fatto che Roberto Rossi, procuratore di Arezzo, abbia escluso il coinvolgimento di papà Boschi dall'accusa di bancarotta, è un fatto e proprio perché non si vuol nascondere nulla, al Nazareno fanno notare la richiesta avanzata dal senatore del Pd Marcucci di una nuova audizione dello stesso Rossi, anche se il senatore Andrea Augello, componente e vero e proprio animatore della Commissione Banche, non la ritiene necessaria. «Mai negato» che papà Boschi fosse indagato, è la difesa del procuratore Rossi che scrive al presidente Casini allegando una copia del verbale della sua audizione dal quale si comprende come la maggior parte dei commissari se la siano dormita quando Rossi gli dice - riferendosi al cda di Etruria, che «dire non è imputato non significa che non è indagato». Una figura un po' magra che costringe il grillino Sibilia a sostenere di aver incalzato il procuratore anche se agli atti - almeno della parte non secretata - non risulta tutto ciò.
Un frullatore di polemiche», «una campagna denigratoria montata ad arte» che per i dem, serve «a nascondere dietro Banca Etruria il crac di banche ben più importanti». La Boschi lo dice esplicitamente nel suo post dove annuncia anche di aver avviato citazione in sede civile, dopo sei mesi, nei confronti dell'ex direttore del Corriere Ferruccio De Bortoli perchè «noi siamo interessati agli atti, non alle strumentalizzazioni». Senza mostrare particolare imbarazzo o timore, la Boschi tira in ballo l'ex ad di Unicredit Ghizzoni al quale - sostiene De Bortoli nel suo libro - la sottosegretaria avrebbe a suo tempo chiesto un interessamento per salvare Banca Etruria. «Mi aspettavo l'annunciata querela per diffamazione - la replica dell'ex direttore - che però non è arrivata». La vicenda sarà comunque discussa in n tribunale. E ora non è detto però che la stessa Commissione non decida di convocare sia la Boschi che l'ex ad.
Nessun timore di confronti. Nemmeno con il grillino Di Maio che la Boschi continua ad invitare ad un dibattito pubblico proprio sulla crisi delle banche. «Nessun conflitto d'interessi», scrive la Boschi nel suo post quando ricorda il commissariamento della banca decretato dall'allora governo Renzi e al tempo stesso sottolinea come il padre non sia stato nemmeno rinviato a giudizio. Restano invece per il dem, le affermazioni del procuratore sul non coinvolgimento di Boschi-padre nella reato di bancarotta che solo pochi giorni fa avevano entusiasmato coloro che credono ad una montatura «per colpire il Pd attraverso Maria Elena Boschi». Accuse che non solo sono cadute ma che hanno aperto uno squarcio sulle responsabilità della Banca d'Italia e della Consob i cui vertici verranno auditi la prossima settimana.
IL CONTO
Un «gigantesco alibi», una «costruzione mediatica», ha definito Renzi solo pochi giorni fa «la polvere» alzata su Etruria per nascondere le vere responsabilità di banchieri, imprenditori e enti che sarebbero preposti al controllo. Bene quindi il lavoro della Commissione d'inchiesta anche se le strumentalizzazioni al Nazareno le hanno messe in conto e sanno che proseguiranno per tutta la campagna elettorale. Ma «il Pd ne uscirà a testa alta», continua a sostenere il suo segretario che sostiene di volere «la verità per i risparmiatori» mentre leghisti e grillini si preoccupano solo di alzare i toni «per colpire il Pd».

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