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Pescara, 24/07/2024
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Data: 06/12/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Il centrodestra va diviso in tre verso le prossime comunali. La fine del "modello Teramo" mette l'uno contro l'altro i leader un tempo alleati: Brucchi e Tancredi pronti a contrastare l'asse Gatti-Chiodi. Ed è possibile un'alleanza tra Di Dalmazio, Morra e Di Stefano. Il sindaco riunisce i fedelissimi. Cena nella casa di campagna per riflettere sull'epilogo e preparare la rivincita

TERAMO Per la fine di una storia politica e amministrativa ce n'è un'altra, tutta da scrivere, che si annuncia incerta e ricca di colpi di scena. Agli echi ancora forti delle dimissioni, presentate da ex della maggioranza e opposizione, che hanno segnato la fine anticipata della consiliatura e la conseguente defenestrazione del sindaco Maurizio Brucchi si sovrappongono i primi clamori di una campagna elettorale lunga e senza esclusione di colpi. Dalle ceneri del "modello Teramo", che dall'esordio di Gianni Chiodi come candidato sindaco sconfitto nel '99 ha segnato un ventennio della politica cittadina e regionale, non rinascerà l'Araba Fenice di un centrodestra compatto all'appuntamento con le urne.I rapporti tra i leader della granitica coalizione che dal Comune ha dato la scalata alla Regione, arrivando ad avere il presidente e quattro assessori, sono al momento irrimediabilmente compromessi. Brucchi ha apertamente accusato di tradimento in particolare Paolo Gatti e Mauro Di Dalmazio i cui consiglieri lunedì si sono presentati insieme all'opposizione dal vicesegretario comunale per rassegnare le dimissioni. Per il consigliere regionale di Forza Italia e ispiratore di "Futuro in", però, non c'era altra soluzione possibile alla crisi numerica della maggioranza. «Hanno avuto coraggio gli ex consiglieri e assessori di Futuro in a dire, a fare e lasciare le loro posizioni», afferma Gatti in un post su Fb, «sono stati leali con i cittadini, perché la lealtà è dire la verità: non si governa senza maggioranza». Dimettersi, dunque, è stato «coraggioso e nobile» secondo lui. «Un atto di responsabilità verso la città», lo definisce Gatti, «che non poteva permettersi un altro anno e mezzo di crisi permanente: tutto il resto è ipocrisia». I conti, però, tra gli ex alleati si faranno al momento di mettere in fila i voti, e il "modello Teramo", come l'impero costruito da Alessandro Magno, lascia una pletora di eredi litigiosi e pronti a contendersi il trono. Brucchi ha già fatto sapere che non intende togliere il disturbo senza colpo ferire. Non potrà ricandidarsi a sindaco ma dietro il suo annuncio di non voler abbandonare la città c'è l'intento bellicoso di schierarsi alle prossime elezioni con i suoi fedelissimi, a cominciare da Alternativa Popolare di Paolo Tancredi, di certo non al fianco dei gattiani. Questi ultimi, che appaiono sempre più legati all'ex governatore Gianni Chiodi, avrebbero già pronto il "doppio santino": su un lato per il Comune, con una candidata a sindaco di solida immagine anche se alla prima esperienza politica, e sull'altro per il parlamento, con la foto di Gatti. Nella galassia post big bang del centrodestra ci sono anche "Al centro per Teramo" di Mauro Di Dalmazio, Fdi-An di Giandonato Morra e "Direzione Italia" di Rudy Di Stefano: tre forze che hanno avviato prove di dialogo e faranno valere il loro peso nel confronto con le urne.Sul fronte del civismo di matrice di centrosinistra è in campo Gianguido D'Alberto con "Insieme possiamo" per il quale si prospetta un'interlocuzione non facile con il Pd, il suo ex partito. Pronti a dare battaglia saranno anche il Movimento 5 stelle e Abruzzo civico di Gianluca Pomante, ma nel panorama politico frastagliato che emerge dalla caduta dell'amministrazione Brucchi non mancherà neppure qualche outsider pronto ad approfittare del clima d'incertezza. Si rischia, insomma, il record di candidati e liste, ma soprattutto che non basterà il primo turno a decretare il vincitore.



Il sindaco riunisce i fedelissimi. Cena nella casa di campagna per riflettere sull'epilogo e preparare la rivincita

TERAMO Fino a quando non arriverà il decreto di nomina del commissario prefettizio Maurizio Brucchi resterà formalmente sindaco. Questione di giorni, comunque, e poi il primo cittadino diventerà ex a tutti gli effetti. Nel frattempo potrà firmare solo provvedimenti urgenti di ordinaria amministrazione e dunque anche ieri mattina il sindaco uscente si è presentato nella sede comunale di via Carducci per verificare se ci fossero eventuali adempimenti in scadenza. Più che altro, però, ne ha approfittato per fare un giro degli uffici e salutare i dipendenti tra strette di mano, abbracci e qualche momento di commozione. Il suo ultimo atto ufficiale sarà il passaggio delle consegne al commissario che, probabilmente tra la fine di questa settimana e l'inizio della prossima, prenderà il suo posto alla guida dell'amministrazione comunale. Da quel momento Brucchi uscirà definitivamente di scena dal Comune, ma non dalla politica cittadina. Il segnale della volontà sua e dei fedelissimi di non dichiararsi irrimediabilmente sconfitti è arrivato già nella serata di ieri. Il sindaco messo fuori dalla porta del suo ufficio dalle dimissioni in blocco dei 18 consiglieri di opposizione, "Futuro in" e "Al centro per Teramo" ha riunito gli alleati, presenti e probabilmente anche delle prossime elezioni, nella sua casa di campagna a Colleminuccio. C'erano gli assessori rimasti in carica dopo l'abbandono da parte dei rappresentanti in giunta della lista civica che fa riferimento a Paolo Gatti, i sopravvissuti della maggioranza consiliare e il suo staff, a partire dal segretario Vinicio Ciarroni che l'ha seguito passo per passo negli otto anni e mezzo di mandato da sindaco. A loro Brucchi ha offerto la cena, preparata da lui, a base di pasta con panocchie e ceci e salmone al forno con patate. L'invito è stato motivato con l'intenzione di vedere insieme in tv la partita di Champions della Juventus, ma inevitabilmente i discorsi sono tornati sulle concitate vicende degli ultimi giorni culminate con lo scioglimento del consiglio e la caduta dell'amministrazione. La cena, dunque, ha fornito lo spunto non solo per un momento conviviale e di relax dopo le tensioni recenti, ma anche per una riflessione sul triste epilogo dell'esperienza amministrativa e sui prossimi passi di un gruppo che si sente tradito ma non battuto.



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