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Data: 06/12/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il macchinista metro che trascinò la donna reintegrato dall'Atac

ROMA «Daje!» è l'hashtag di giubilo, via Twitter, dei macchinisti della metro romana, ben felici di poter riaccogliere tra i propri ranghi il conducente che il 12 luglio scorso consumava uno spuntino mentre il treno che avrebbe dovuto guidare con la massima attenzione trascinava per centinaia di metri una passeggera rimasta impigliata al portellone esterno. La passeggera in questione, Natalya Garcovich, 43 anni, bielorussa, ha ancora il corpo segnato da quell'incidente e dopo un calvario di cinque mesi tra operazioni e riabilitazione non sa se potrà mai sbarazzarsi della sedia a rotelle con cui è costretta a spostarsi.
Nessuno dall'Atac l'ha avvisata ieri, quando una nota della partecipata dei trasporti di Roma ha fatto sapere che il macchinista non verrà licenziato e quindi tornerà a pieno servizio (e pieno stipendio). La sospensione, ha scritto l'azienda del Campidoglio, è stata revocata. Gianluca T., abituato a guidare i treni della metro B, tornerà in cabina di guida, ma per il momento non sfreccerà sui binari della linea blu con altri passeggeri a bordo. Si occuperà delle manovre dei treni in deposito. Il minimo, considerando che dopo l'incidente al macchinista era stato sospeso il certificato di «abilitazione alla condotta» e di conseguenza non potrà mettersi alla guida dei convogli di linea fino a quando non verrà sottoposto a un nuovo controllo di idoneità.
IL VIDEO CHOC
Dai filmati della videosorveglianza si è visto a occhio nudo che il macchinista, mentre il treno lasciava la stazione Termini e agganciava con la porta esterna una passeggera, fosse impegnato a rifocillarsi (l'unico dubbio che resta è se sgranocchiasse un panino o una macedonia), eppure l'inchiesta interna della municipalizzata romana si è conclusa, dopo cinque mesi, con la scelta del «reintegro» sul posto di lavoro. Da quello che trapela dal quartier generale di via Prenestina, pare che gli ispettori aziendali abbiano sì riscontrato alcune «responsabilità a carico del dipendente», ma nulla di così grave - sempre secondo l'indagine dell'Atac - che potesse portare all'«interruzione del rapporto di lavoro», insomma al licenziamento.
Pensare che lo stesso macchinista, secondo alcuni controlli interni, sarebbe stato beccato a esercitare un doppio lavoro, in una ditta di movimentazione di Acilia, periferia Sud di Roma. Magazziniere di giorno, quindi, e macchinista di sera (ecco perché, forse, chiedeva spesso i turni di notte ai superiori...), senza ovviamente far sapere all'Atac dell'altro impiego, come invece prescrive il regolamento interno dei dipendenti.
Colpo di spugna, quindi? Atac ieri ha comunicato che «valuterà eventuali ulteriori provvedimenti in funzione delle conclusioni dell'inchiesta aperta dalla magistratura». Si aspettano risvolti giudiziari quindi, una eventuale condanna. I filmati interni, pur chiarissimi, non sono bastati. Per la gioia dei tanti macchinisti impegnati in questi mesi in un uno scontro clandestino contro la giunta M5S e il concordato preventivo chiesto al tribunale fallimentare. La decisione di ieri, dicono in tanti, forse servirà a rasserenare il clima.

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