TERAMO L'etichetta di "traditore" applicata in politica non gli piace. «È un termine che non mi appartiene», spiega Paolo Tancredi, deputato di Alternativa Popolare e leader di uno dei gruppi rimasti fino all'ultimo vicini al sindaco decaduto Maurizio Brucchi. Lui preferisce parlare di «valutazioni» che, sebbene non condivise, non possono mai assumere i connotati di un tradimento. Tancredi insomma assolve politicamente "Futuro in" e Paolo Gatti per aver aderito alle dimissioni in massa che lunedì hanno fatto decadere il sindaco e l'amministrazione cittadina. Di conseguenza non avalla acriticamente i propositi vendicativi del pezzo di ex maggioranza riunito martedì a cena da Brucchi. «Bisogna essere disposti a interloquire», afferma, «senza farsi condizionare da volontà di ripicca». Il suo gruppo, però, c'era all'incontro a Colleminuccio organizzato dal sindaco uscente e lì i toni nei confronti dei gattiani sono stati tutt'altro che concilianti. «Sarei andato anch'io se fossi stato a Teramo. Brucchi voleva salutare i consiglieri», sottolinea, «ma lì c'era anche gente che ha segnato l'inizio dei problemi della coalizione». Il riferimento chiaro è ai dissidenti che, nelle diverse vicende della maggioranza, si sono messi di traverso ostacolando l'amministrazione. Tra questi anche ll'ex vicesindaco Alfonso Di Sabatino Martina che, dopo l'iniziale esclusione dalla giunta del suo gruppo, ha tenuto sulla corda a lungo gli alleati. «Dodo, però, ha sempre avuto un contegno», precisa Tancredi, «e una cifra politica diversi dagli altri». Della crisi e del "tradimento" che ha affossato Brucchi si è parlato comunque troppo secondo il deputato. «Se c'è un vantaggio che deriva dalla caduta dell'amministrazione», osserva, «è che si può ragionare a mente sgombra. Guardiamo al futuro: spero che si metta un punto e si ricominci daccapo con chi ha reale interesse per il bene della città». Tancredi si dice rattristato dallo sfaldamento del gruppo «che ha segnato una stagione di successi elettorali e di buone amministrazioni» ed auspica che la nuova classe dirigente «metta in campo proposte adeguate per il momento non bello che sta attraversando la città». Per lui e il suo partito tutte le strade sono percorribili. «Non rientreremo nel centrodestra nazionale», chiarisce il deputato di Ap, «ma a livello locale non escludo nulla». Il dialogo è possibile anche con gli avversarsi teramani. «Parlerò con tutti, a cominciare dal Pd», precisa, «senza alcuna remora». Nessuna preclusione neppure nei confronti dei gattiani. «L'autore dell'ultimo atto della crisi», conclude, «non può essere l'unico colpevole».Non la pensano esattamente alla stessa maniera gli ex consiglieri e assessori che si sono ritrovati martedì nella casa di campagna di Brucchi. Nessuno, a quanto pare, pensava davvero che "Futuro in" sarebbe andato fino in fondo aderendo all'iniziativa dell'opposizione per far cadere l'amministrazione. Questo esito, secondo i fedelissimi del sindaco uscente, non sarebbe stato giustificato da una situazione certo difficile ma non compromessa. I 18 di Colleminuccio, comunque, sarebbero pronti a proseguire insieme il percorso verso le elezioni primaverili muovendosi nel segno della continuità con i risultati ottenuti dall'amministrazione decaduta. Da quel gruppo potrebbe uscire il candidato sindaco chiamato a raccogliere l'eredità di Brucchi che non può riproporsi per un terzo mandato. Anche i brucchiani sono pronti ad aprirsi al dialogo con altre forze del territorio, ad esclusione ovviamente dei "traditori". La loro presenza in campo, però, non sarà una mera ripicca o di semplice contrasto agli ex alleati di "Futuro in": l'ambizione è di riproporsi con un progetto che riallacci il filo spezzato dalle dimissioni in blocco di lunedì scorso.