ABRUZZO. Numero degli amministratori che supera il numero dei dipendenti, indispensabilità non chiare di mantenere in piedi partecipate con bilanci «delicati», piani «poco incisivi» sulla riduzione dei costi.
La Corte dei Conti, sezione Controllo, a novembre scorso ha passato nuovamente al setaccio la situazione delle partecipate degli enti pubblici abruzzesi (e di tutta Italia). Seppur con qualche problema evidente, in generale la situazione non sembra proprio disastrosa.
Dai dati dell’11 settembre 2017, emerge che su 310 enti in Abruzzo, 280 hanno inviato regolarmente i piani di razionalizzazione nel 2015-2016, altri 22 nel 2017. Ne mancano all’appello 8. Per quanto riguarda, invece, le relazioni sui risultati conseguiti, in 242 le hanno inviate nel 2016, 61 nel 2017 e ne mancano all’appello ancora 6.
LE PARTECIPATE DELLA REGIONE
Le partecipate della Regione sono 17 partecipazioni dirette e 53 partecipazioni indirette e, secondo la Corte dei Conti, non sempre la valutazione di indispensabilità della partecipazione per finalità istituzionali «è stata sufficientemente suffragata da adeguati supporti motivazionali».
Insomma non è sempre ben chiaro il perchè la Regione ci voglia mettere soldi (e amministratori).
I giudici fanno espressamente riferimento alla Saga e alle sue «situazioni economico-patrimoniali delicate». Anche in questo caso la Corte evidenzia come la Regione partecipi alla Saga e abbia acquistato praticamente tutte le quote (99,7%) ma poteva non farlo visto che la gestione di un aeroporto non rientra strettamente nelle finalità istituzionali. Se poi si considera che in meno di 10 la gestione è stata sempre in perdita e se non fosse stato per gli oltre 30mln di euro della Regione la Saga sarebbe fallita da molto tempo.
Per il Consorzio per il Polo Universitario di Sulmona e del Centro Abruzzo e il Consorzio di Ricerca per l’Innovazione Tecnologica, la Qualità e la Sicurezza degli alimenti viene invece evidenziato che «il numero degli amministratori è risultato superiore a quello dei dipendenti senza che di tali partecipazioni ne sia stata disposta l’eliminazione».
Nel primo caso, infatti, annotano i giudici con visura camerale alla mano «il cda è composto dal Presidente e da nove Consiglieri, mentre non ha nessun dipendente». Il secondo «risulta dotato di un solo addetto a fronte di cinque amministratore».
Regione promossa per aver sufficientemente e specificatamente indicato i principali interventi realizzati in coerenza con il piano di razionalizzazione (fusioni e dismissioni nonché valorizzazione delle società, anche se « il piano e la relazione tecnica risultino poco incisivi quanto all’indicazione delle misure tese alla riduzione dei costi di gestione».
Il Giudice del controllo ha giudicato la Relazione sui risultati conseguiti dalla Regione «sufficientemente dettagliata ed ha preso atto dello sforzo di mappatura e inquadramento di ciascuna società e di quanto realizzato in rapporto e coerenza con le previsioni specifiche del Piano di razionalizzazione».
I COMUNI
Meno positivo, invece, il giudizio sui Comuni: la Corte dei Conti ha infatti registrato una generale difficoltà delle amministrazioni comunali «nel concepire i piani di razionalizzazione come veri e propri piani operativi, implicanti una completa ricognizione delle partecipazioni, una effettiva individuazione dei costi di funzionamento delle società partecipate, una esaustiva motivazione delle scelte enunciate, una puntuale definizione dei tempi di attuazione delle stesse e una ragionevole previsione dei costi e dei risparmi attesi».
In questo caso i giudici indicano il caso del Comune di Montesilvano: quando l’ente ha scelto di mantenere la propria partecipazione «ha addotto motivazioni carenti, spesso limitate all’enunciazione delle attività che costituiscono l’oggetto sociale del soggetto partecipato, o generiche argomentazioni circa l’indispensabilità della partecipazione rispetto alle finalità istituzionali dell’Ente».
Per i Comuni di L’Aquila e Teramo, scrivono i giudici, «si è ritenuto sufficientemente motivata la indispensabilità della partecipazione per il perseguimento delle finalità istituzionali dell’ente, con riguardo alle società operanti nel settore dei servizi pubblici, mentre è apparsa carente la motivazione circa il mantenimento di società di carattere strumentale».
In relazione al criterio del rapporto numerico tra amministratori e dipendenti, qualche appunto è stato mosso al piano di razionalizzazione del Comune dell’Aquila: «registra un’eccessiva presenza di figure dirigenziali». Quanto al Comune di Teramo è stata, invece, censurata la gestione della farmacia comunale: «presenta un numero di amministratori superiore ai dipendenti, senza che siano state contemplate misure di revisione della composizione numerica dell’organo di amministrazione o disposta la dismissione della società».
LE CAMERE DI COMMERCIO
Il Giudice del controllo ha rilevato inoltre «evidenti lacune» nei piani operativi di razionalizzazione delle Camere di commercio dell’Aquila, Teramo, Chieti e Pescara.
Assai critico il giudizio sull’indispensabilità di alcune partecipazioni nonché le scelte delle varie Camere di commercio – «in difformità tra loro» – di mantenere o dismettere la partecipazione nei medesimi soggetti societari: «sono state ritenute sostanzialmente incoerenti anche in ragione della sostanziale omogeneità delle relative finalità istituzionali».
Problemi anche per le Università degli Studi di Teramo e di Chieti-Pescara: «sono state ritenute insufficienti le motivazioni addotte circa l’indispensabilità delle partecipazioni e l’esclusione dal processo di razionalizzazione delle cosiddette società spin off».