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Pescara, 24/07/2024
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Data: 11/12/2017
Testata giornalistica: Il Centro
L'ex prefetto Provolo oggi davanti ai pm. Lui ha già detto: sogno ancora i 29 morti. Gli indagati sono 23

PESCARA «Li continuo a sognare ogni giorno. Penso sempre a quello che è accaduto. Mi sento male. Mi dispiace. Ma solo i familiari delle vittime hanno ragione». Così ha detto l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo. E così forse ripeterà oggi in procura a Pescara. Cominciano alle 9 gli interrogatori dei 23 indagati per la tragedia di Rigopiano, dove, il 18 gennaio del 2017, persero la vita 29 persone, e altre nove rimasero ferite, per la valanga che travolse e distrusse l'hotel. Per l'accusa e le difese è il passaggio più importante dell'inchiesta per omicidio e lesioni colpose plurimi, crollo colposo, abuso edilizio, falso, abuso d'ufficio, morte e lesioni come conseguenza di altro delitto, rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro. Gli indagati saranno interrogati dal procuratore capo, Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia. E non è escluso che già dai primi interrogatori si generi una sorta di scaricabarile collettivo tra i rappresentanti della varie istituzioni coinvolte nell'inchiesta: prefettura e Provincia di Pescara, Regione e Comune di Farindola oltre che la proprietà dell'albergo. Si parte con la Prefettura, dalla dirigente Ida De Cesaris, che per prima sarà sentita alle 9. Quindi, alle 11, toccherà all'ex capo di gabinetto, Leonardo Bianco, mentre nel primo pomeriggio, sarà il turno dell'ex prefetto Provolo.Il secondo round di interrogatori è fissato per mercoledì 13, ed è dedicato alla Provincia quindi al presidente Antonio Di Marco ed a Mauro Di Blasio, Tino Chiappino e il comandante della polizia provinciale, Giulio Honorati. Il giorno dopo, giovedì 14, sarà il turno del Comune di Farindola con il sindaco Ilario Lacchetta, il tecnico comunale, Enrico Colangeli, l'ex sindaco Massimiliano Giancaterino e il geologo Luciano Sbaraglia. Il 19 dicembre toccherà ai dirigenti regionali Pierluigi Caputi, Sabatino Belmaggio, Emidio Primavera, Carlo Giovani e Vittorio Di Biase. Lo stesso giorno sarà interrogato anche l'ex sindaco di Farindola, Antonio De Vico. Il 20 dicembre, secondo il calendario stilato dalla procura, sfileranno davanti ai pm i gestori del resort, Bruno Di Tommaso e Paolo Del Rosso, con il consulente della Training & Consulting, Andrea Marrone e il tecnico Giuseppe Gatto. A questi si aggiunge l'altro dirigente regionale, Antonio Sorgi. Infine, il 23 dicembre, chiuderà la lunga lista il dirigente provinciale Paolo D'Incecco, che tra gli indagati è il più intercettato durante le telefonate che hanno preceduto e seguito la tragedia, essendo coinvolto in un altro procedimento penale in cui già lo tenevano sotto controllo. Sono tre i livelli dell'inchiesta. Il primo, che coinvolge il Comune di Farindola, si riferisce ai permessi rilasciati per ampliare il resort e realizzare il centro di benessere, ritardando, nel contempo, l'approvazione del nuovo Prg che, in base a una perizia geomorfologica del geologo Angelo Iezzi, avrebbe certamente posto un veto, per via del canalone di valanga che incombeva alle spalle del resort. Poi c'è il livello regionale che riguarda la carta del pericolo valanghe (Clpv) non fatta, e appaltata solo due mesi fa. Infine c'è il livello contingente: la lunga serie di errori, omissioni e ritardi subito prima e dopo la valanga, con la prefettura accusata di aver sottovalutato il pericolo, il rischio e l'emergenza. Il Centro di coordinamento soccorsi (Ccs) venne attivato con grave ritardo. Così sostiene la procura.«Io ho attivato tutto. Il prefetto deve affidarsi a ciò che gli viene detto dal territorio», ha detto e forse ripeterà Provolo. Ma la procura afferma che è stato attivato il 18 quando era ormai troppo tardi. «No, già dal 16 avevamo svolto le riunioni operative del Comitato Viabilità. Che potevo fare prima? Chiudere l'hotel? Non era un mio compito», ha già detto l'ex prefetto. E sulla telefonata che ha indignato tutti, quella dell'allarme in prefettura scambiato per una bufala dalla centralinista, Provolo ha detto, e forse dirà oggi: «Quella signora è stata punita per aver risposto in quel modo».

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