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Data: 14/12/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Minacce ai piloti in sciopero, bufera sulla lettera di Ryanair

ROMA Atteggiamento incostituzionale, arrogante, indegno, spregiudicato. Ryanair stavolta fa arrabbiare davvero tutti: dal garante per gli scioperi a numerosi ministri, dai sindacati agli esponenti dei vari schieramenti politici fino alle associazioni dei consumatori. Con la lettera inviata dal capo del personale, Eddie Wilson, ai piloti e assistenti di volo per convincerli a suon di minacciate sanzioni a non partecipare allo sciopero proclamato per domani 15 dicembre (dalle 13 alle 17), la compagnia ha decisamente travalicato tutti i limiti. A partire da quelli costituzionali, tanto che il Presidente dell'Autorità di garanzia per gli scioperi, Giuseppe Santoro Passarelli, interviene ricordando che la nostra Carta considera «un diritto costituzionale lo sciopero, se esercitato legittimamente» e che «la legge 146 (sugli scioperi, ndr) censura quei comportamenti aziendali che possano determinare l'insorgenza o l'aggravamento del conflitto». Tale legge - sottolinea ancora il Garante - è stata da tempo ritenuta «applicabile ai servizi che la compagnia irlandese svolge in Italia».
Ryanair quindi può anche sostenere di non riconoscere i sindacati, ma la legge è legge, e vale per tutti. E sempre. Per cui no, il tono e le minacce contenute nella lettera (in caso di adesione allo sciopero niente aumenti contrattuali concordati, niente promozioni e trasferimenti, perdita del riposo settimanale per tutto l'equipaggio) proprio non sono consentiti.
Che la compagnia low cost interpretasse in modo abbastanza restrittivo i diritti dei suoi dipendenti, era evidente da tempo. Ma che addirittura arrivasse alle minacce ufficiali nel caso di uno sciopero regolare, nessuno probabilmente - prima dell'altro giorno - ci avrebbe creduto. «È indegno. Non si possono prendere i vantaggi del mercato globale e non rispettare le regole» commenta stizzito il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda. E così il ministro dei Trasporti, Graziano Del Rio: «È una inaccettabile minaccia i lavoratori per un sacrosanto diritto di scioperare e costituzionalmente garantito. Sono cose che non possono e non devono assolutamente avvenire». Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, definisce il fatti «gravissimo» e promette di intervenire per quanto di sua competenza: «A noi compete il controllo dell'applicazione dei contratti e delle leggi riferite al lavoro, ce ne occuperemo».
MURO CONTRO MURO
Ovviamente i sindacati sono un muro compatto. Susanna Camusso (leader Cgil) parla di «forma dintimidazione e ricatto, intollerabile soprattutto sul piano democratico»; la Cisl con la leadar Annamaria Furlan e la categoria (Fit) definisce il comportamento di Ryanair «arrogante, grave, spregiudicato». La Uiltrasporti sbotta: «Ryanair ha superato ogni misura!» e chiede la convocazione di un tavolo al ministero. L'intervento del governo, al di là delle dichiarazioni, è invocato a gran voce anche dai sindacati dei piloti e degli assistenti di volo, Anpac e Anav. Che assicurano: «Ora lo sciopero sarà più massiccio, i piloti sono ancora più motivati. Il modello Ryanair comincia a scricchiolare». Nonostante il fuoco di fila senza sosta, la compagnia per ora non arretra. E anzi polemizza con il governo, accusandolo di «interferenze politiche» e definendo «deplorevoli e inesatti i commenti del ministro Calenda». Ryanair rivendica la politica aziendale di non trattare con i sindacati ma direttamente con i dipendenti e non si fa nessuno scrupolo a rinnovare la minaccia ai piloti di «perdita di benefit economici».

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