PESCARA Dalle aziende manifatturiere abruzzesi arrivano segnali positivi, ma occorre scomodare i decimali per mettere a fuoco ciò che è accaduto nel primo semestre dell'anno rispetto allo stesso periodo del 2016: produzione +0,7%, fatturato +0,7%, occupazione +0,1%. Numeri comunque incoraggianti, anche se non da ola da stadio, emersi dal rapporto sull'andamento del manifatturiero abruzzese presentato ieri dal presidente regionale di Confindustria, Agostino Ballone (foto a destra) e dal numero uno del Cresa, Roberto Di Vincenzo. Un sodalizio che si rafforza dopo la collaborazione avviata un anno fa dal Centro regionale di studi e di ricerca con il mondo imprenditoriale abruzzese, certificato anche da un'indagine su Industria 4.0 ufficializzata sempre ieri nella sede di Confindustria sotto lo sguardo di un osservatore interessato: il vice presidente della giunta regionale Giovanni Lolli, con delega alle attività produttive.
Lo studio del Cresa sulla congiuntura manifatturiera del primo semestre 2017 ha coinvolto 196 aziende con almeno 10 addetti. Un campione rappresentativo delle 1.206 aziende abruzzesi registrate e delle 1183 attive, distribuite così sul territorio: il 41,4% (490) nella provincia di Teramo, il 32% (379) a Chieti, il 18,3% (217) a Pescara, l'8,3% (97) a L'Aquila. Nel complesso il report dice che i segnali di crescita tendenziale ci sono, sia pure con variazioni modeste. Meglio sul mercato interno rispetto a quello estero. L'export fa infatti registrare un incremento dello 0,3%, a fronte dello 0,9% degli ordini interni. Dal segno più anche la produzione, in aumento dello 0,7%, ma decisamente inferiore alla media nazionale, attestata al 2,2%. Migliora invece l'andamento congiunturale, dove si segnala un incremento della produzione e del fatturato complessivo intorno al 3%.
Bene il settore chimico-farmaceutico (+11,2%) e i mezzi di trasporto, con incrementi inferiori al 2% su base semestrale e dell'1% su base annua. Legno e mobili subiscono invece una flessione tra il -4 e il -5%, così come l'alimentare (-0,9%). Positivi gli altri comparti, sia pure con incrementi modesti. «I dati - commenta Ballone - sono sostanzialmente in linea con quelli nazionali. Quello che serve adesso è una grande assunzione di responsabilità da parte della Pubblica amministrazione, una svolta 4.0». L'economista Pino Mauro invita a un'altra riflessione: «La crisi abruzzese non è connessa solo alla grande crisi finanziaria del 2008. Bisogna risalire a ciò che è accaduto tra il 2001 e il 2007, con l'uscita della regione dall'Obiettivo 1, l'avanzare dei processi tecnologici e dei paesi emergenti, come la Cina, sul mercato. Tutto questo ha fortemente penalizzato le piccole imprese a vantaggio della grande industria. Ecco perché - sottolinea ancora Mauro - lo sviluppo economico passa oggi da un grande progetto per l'innovazione e dalla ripresa del rapporto con il mondo bancario». Ieri è stato presentato anche il risultato del questionario sottoposto alle 196 aziende campione per delineare il quadro della conoscenza di Industria 4.0 (la tendenza all'automazione industriale attraverso le nuove tecnologie). Il risultato non è dei più lusinghieri. E' infatti emerso che 149 imprese (il 76% del totale) non hanno idea di cosa si nasconda dietro la sigla 4.0. Da qui la sollecitazione ai vari livelli istituzionali per fare uscire il tessuto produttivo abruzzese da questa condizione di inconsapevolezza, al fine di segnalare i rischi e le opportunità che la seconda rivoluzione industriale è in grado di offrire.