ROMA A Salvini invia due messaggi. Il primo: «Pensi a prendere i voti. Nei sondaggi FI è ben oltre il 17%. Puntiamo ad andare al 25% ma la Lega più del 14% non va. Anzi togliendo il nome Nord ha perso consensi». Il secondo: «Ogni forza politica del centrodestra presenterà il suo programma e il suo simbolo, solo dopo ci sarà un tavolo di confronto e si farà la sintesi». Berlusconi continua a non essere preoccupato dell'unità della coalizione, alza l'asticella, ritiene che si possa raggiungere il 45% ma allo stesso tempo l'obiettivo è quello di tenere a distanza il leader del Carroccio non rispondendo ai suoi diktat. «Senza una firma su un programma comune, l'alleanza non c'è», taglia corto il giovane Matteo. «Il centrodestra sarà a guida moderata, in Italia non è neanche immaginabile quello che sta succedendo in Austria. Si vince al centro», la reazione che filtra da Arcore.
Il ragionamento è sempre lo stesso. Ci sono diverse proposte condivise, dalla flat tax all'immigrazione e al tema della sicurezza, ma questa la linea dell'ex premier no ad idee estremiste, «serve responsabilità, non si governa con politiche di destra». Per questo motivo domani battezzerà l'operazione portata avanti dall'ex ministro Costa, da Lupi, Zanetti, Fitto, Quagliariello, Tosi e Romano che puntano a radicalizzarsi sul territorio e a marcare dappertutto Salvini. Il piano è bilanciare la coalizione, far sì che la cosiddetta quarta gamba veda la luce in contrapposizione politica al partito di via Bellerio.
ALTA TENSIONE
Lo scontro tra i due principali partiti del centrodestra sale di intensità ogni giorno di più. «Che facciamo, vinciamo le elezioni e poi il giorno dopo giriamo i pollici perché non sappiamo cosa fare? La legge Fornero va cancellata in 5 mesi, non in 5 anni, è la prima legge che cancelleremo. Mi ci sono impegnato e mi ci gioco la faccia», rilancia Salvini. «Chiunque voti la Lega avrà la certezza che non andremo mai a sostenere governi con il centrosinistra: noi intima il segretario della Lega - inseriremo anche il vincolo di mandato e voglio un patto contro gli inciuci».
Il nodo da sciogliere è soprattutto l'atteggiamento nei confronti dell'Europa. Berlusconi alla riunione del Ppe di giovedì scorso ha assicurato ad Angela Merkel che impedirà il successo del M5S, ma anche che l'Italia dopo le urne non sarà un fattore destabilizzante per l'intero sistema. In caso di pareggio rimarrà Gentiloni, in caso di vittoria del centrodestra a palazzo Chigi «non andrà chi punta a far saltare le istituzioni europee», la promessa fatta dall'ex presidente del Consiglio alla Cancelliera. «Il prossimo governo sottolinea invece Salvini - deve avere la forza e la voglia di ridiscutere tutti i parametri normativi e vincoli europei e questo dovrà essere scritto nel patto di governo».
Con queste basi anche la partita sulle candidature alle regionali e alle Politiche (in settimana Ghedini e Giacomoni vedranno i coordinatori azzurri) è rinviata all'anno prossimo. Il leader del Carroccio non esclude un incontro «per gli auguri di Natale come è buona educazione» ma al momento i due leader sono divisi su come procedere. «Io posso fare il premier, Berlusconi no», ricorda il segretario della Lega tornando a chiedere «patti chiari fin dall'inizio». «Se il notaio è simbolo di essere seri io sono d'accordo che si faccia» un patto, dice il governatore ligure Toti nel suo intervento alla scuola di formazione politica della Lega.