Era un personaggio sdrammatizzante. Uno che non alzava mai la voce. Il classico tipo, e perciò stimato da tutti in maniera bipartisan, caratterialmente e politicamente privo della sindrome, molto in uso in politica, dell'ho ragione io. Però era anche uno, Altero Matteoli, morto ieri sulla via Aurelia, in un incidente stradale drammaticamente annunciato da Renato Brunetta durante i lavori della Commissione di inchiesta sulle banche, che quando doveva dire le cose le diceva, apertamente e senza infingimenti. Lo sanno bene Berlusconi e Fini che sono stati i leader che più gli hanno chiesto aiuto e ricevuto lealtà ma non cortigiana da parte di questo classico politico della Prima Repubblica transitato nella Seconda attraverso il Msi diventato Alleanza Nazionale. E' stato uno dei cosiddetti colonnelli di Fini, ma il suo tratto gentile e post-ideologico non aveva nulla di militaresco. Lo chiamavano «il ragioniere», che era anche il suo titolo di studio, i colleghi di partito e di corrente liberal (Nuova Alleanza, con Adolfo Urso). Mai una polemica, uno scandalo (anche se per il Mose di Venezia ha ricevuto una condanna in primo grado). L'unico errore lo commise facendosi pizzicare dai cronisti mentre chiacchierava in un bar, La Caffetteria, con Gasparri e La Russa sugli errori politici e sul nuovo presunto amore di Fini per una collega che aveva fatto perdere al leader freddezza e lucidità politica: «Dobbiamo scuoterlo, non può affrontare la campagna elettorale in queste condizioni». Il leader di An quando lesse queste cose, esplose e ordinò: «Adesso date le vostre dimissioni!». Ma Matteoli è sempre rimasto in cima ad An. Grazie alle sue capacità e alla sua duttilità. In più, era una persona simpatica.
IL MEDIATORE
È stato ministro dell'Ambiente, sia nel primo governo Berlusconi che nel secondo: dal 2001 al 2006. Poi è diventato titolare dei Trasporti dal 2008 al 2011, nonché sindaco di Orbetello. Adesso presiedeva la Commissione lavori pubblici. E ancora l'altro giorno, dopo un tavolo di consultazioni con gli alleati leghisti sulle prossime elezioni amministrative abbinate alle politiche di primavera, Altero aveva avvertito il leader azzurro: «La Lega è un osso duro. Negozia su tutto, anche su più piccolo candidato comune nel più piccolo dei paesini italiani». Insomma, sapeva che anche a livello politico nazionale, l'interazione con Salvini non sarebbe stata facile per il partito berlusconiano nella divisione dei collegi uninominali per il 2018.
IL CORDOGLIO
Lui era nato a Cecina nel settembre 1940. Da deputato Msi, sarebbe diventato dal 94 capogruppo a Palazzo Madama. Nel novembre 2013 era entrato in Forza Italia. Silvio Berlusconi ha sempre avuto in lui una fiducia profonda: «Quando devo mettere d'accordo qualcuno, mi rivolgo ad Altero. Perché è persona sapiente e perbene». Proprio per le sue doti di saggezza, al momento di decidere le candidature, «il mago delle liste» (cioè lui) è sempre stato uno dei big più consultati dal leader. E ora Berlusconi lo piange così: «Perdo un amico e un consigliere fidato. Matteoli seppe portare nel Popolo della Libertà il meglio della storia e delle idee della destra italiana». La commozione di Silvio ma anche quella di D'Alema, di Salvini, dei grillini perfino, molti dei quali vedendolo all'opera alla guida della commissione trasporti in Senato hanno imparato a rispettarne la serietà e la sapienza mai faziosa. «Un avversario che conosceva il senso e la dignità delle istituzioni», sono le parole di Matteo Renzi. E via così.
Divorziato, poi si è risposato con Ginevra, giornalista e sua collaboratrice, a cui non ha mai smesso di regalare rose. Con Fini invece non si è lasciato molto bene. Sulla vicenda di Montecarlo ha pronunciato parole nettissime: «Gianfranco si è fatto soggiogare da Elisabetta Tulliani, è tutta colpa sua». Non è stato mai un nostalgico, e la svolta della destra a Fiuggi l'ha vissuta da protagonista convinto. E spesso l'ha raccontata con un filo di commozione: «Le lacrime, l'entusiasmo, la passione. Ammainammo la bandiera del Msi, alzammo quella di An e piangevamo tutti». Il suo orgoglio, passando dalla politica alle politiche, è stato tra l'altro quello di avere firmato «la legge quadro sull'ambiente, che non esisteva prima e che, malgrado i ministri successivi abbiano tentato di demolirla, sostanzialmente è rimasta in vigore».
IL METAL DETECTOR
Quanto agli incidenti stradali, quello di ieri non è stato il primo. Ne ebbe un altro anni fa, sempre sull'Aurelia. E la gamba che stava per perdere gli fu salvata in ospedale, dove gli vennero messi ferri e chiodi nelle ossa. E da allora, ogni volta che Matteoli passava sotto il metal detector degli aeroporti, quell'aggeggio suonava. E lui, con il suo mezzo sorriso: «Che devo fare, tagliarmi la gamba?». Un personaggio così è quello che da ieri non c'è più.