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Data: 21/12/2017
Testata giornalistica: Prima da Noi
Trasporti, studenti dell’alberghiero per mesi ‘scaricati’ dal bus in zone pericolose. Dopo le denunce della Filt Cgil la ditta Cerella ha trovato un rimedio

ABRUZZO. «Il trasporto pubblico abruzzese tra irregolarità documentali, autobus inefficienti e scarsa sicurezza».

Ancora una volta, è la Filt Cgil con il suo organo di rappresentanza sindacale Paolo Sallese, che sabato scorso insieme ad altri esponenti ha annunciato la nascita in città del comitato dei trasporti, a rivendicare il suo impegno in favore della sicurezza. Per fortuna qualche risultato è arrivato.

Come nel caso della linea degli studenti diretti all’istituto alberghiero di Villa S. Maria, durante il cui svolgimento, proprio l’esponente sindacale è stato costretto più volte a subire dai pendolari pesanti insulti.

Gli studenti, non per scelta dell’autista, venivano fino a qualche settimana fa scaricati per strada in condizioni di costante pericolo, e per raggiungere la scuola erano costretti a fare centinaia di metri a piedi nel mezzo di un flusso di circolazione stradale sostenuto nelle ore di punta nonché in qualsiasi condizioni meteo.


Insomma, l’unica possibilità per l’autista era di scegliere tra due fermate entrambi irregolari e prive dei requisiti di sicurezza.

«Il servizio di trasporto a carico della ditta Autoservizi Cerella, e probabilmente anche a carico di altre ditte che effettuano il trasporto di pendolari da e per Villa S. Maria, non avviene secondo quando prescritto dagli organi competenti ministeriali e regionali nei documenti di circolazione e di concessione, e l’utilizzo improprio di mezzi inidonei non permette il transito all’interno del comune, quindi lo scarico davanti l’istituto», spiega il sindacato.

A nulla sono serviti i numerosi interventi del rappresentante sindacale e le richieste dirette al responsabile aziendale della gestione trasporti, tanto che il lavoratore e sindacalista si è visto costretto a denunciare alle Autorità Regionali e Ministeriali, al Prefetto, al Sindaco del comune di Villa S. Maria ed alle segreterie sindacali regionali, il problema della violazione di legge che costantemente da anni veniva perpetrata, che esponeva a rischio il personale alla guida dei mezzi e l’utenza pendolare, che quindi pagava il corrispettivo necessario all’acquisto del titolo di viaggio per raggiungere la destinazione scolastica, senza che ciò potesse essere pienamente garantito.

Da qualche settimana finalmente l’azienda Cerella, in seguito alla denuncia dell’organo sindacale, ha ripristinato il corretto utilizzo dei mezzi secondo le indicazioni e le prescrizioni di legge, e questo assicura finalmente la salita e discesa dei ragazzi davanti la scuola. «Ora si attendono i risultati ispettivi da parte degli organi competenti, e nello specifico della Direzione Regionali dei Trasporti e della Motorizzazione Civile di Chieti, ai quali è stato chiesto una corretta e puntuale verifica», dicono dalla Filt.


«Ma ci si aspetta anche da parte del Presidente e del suo CDA, una corretta ed attenta supervisione che tenda ad individuare come mai chi ha la responsabilità di garantire una corretta gestione del trasporto anche in ordine alle sue responsabilità di garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro, di fatto poi permette il verificarsi di situazioni pregiudizievoli e contrarie, atteso che non è la prima volta che situazioni simili hanno a verificarsi, avendo già un più occasioni trovato conferma le denunce da parte del sindacato, sia rispetto ai requisiti di sicurezza che a violazioni di tipo documentale ed amministrativo».

Per il sindacato la carenza di sicurezza delle fermate degli autobus è un problema troppo diffuso e troppo trascurato da tutti, imprese di trasporto, Sindaci, Regione, e nella maggior parte dei casi non rispondono a precise indicazioni previste sia dal Codice della Strada che dalle Autorizzazioni Regionali.

Ciò oltre a costituire un illecito è un evidente pericolo, rispetto al quale le aziende non possono avanzare la pretesa di prestazione, che può il lavoratore rifiutare, così come previsto anche recentemente dai giudici di Cassazione nella sentenza n. 836/2016 e sancito dall'art. 1460 Cod. Civ.

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