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Data: 21/12/2017
Testata giornalistica: Il Centro
La città ora chiama Papa Francesco. L'invito nel giorno della riapertura della basilica restaurata

L'AQUILA La grande attesa è finita. Le porte della basilica di Santa Maria di Collemaggio, gravemente danneggiata dal sisma che il 6 aprile del 2009 devastò L'Aquila, si sono riaperte (nella fotocronaca di Claudio Lattanzio). Il luogo del primo Giubileo della storia è tornato ad essere da ieri patrimonio della città e della cristianità. La "casa" che è tornata ad accogliere le spoglie di Pietro da Morrone, che proprio qui fu incoronato papa il 29 agosto del 1294 con il nome di Celestino V, e che ora aspetta la visita di Papa Francesco. Una giornata di festa e di grande commozione per i tanti che ieri, sfidando il gran freddo, hanno voluto esserci. «Una giornata che segna per la città la fine del tempo della resistenza e l'inizio della rinascita», è stato il commento del sindaco Pierluigi Biondi, per il quale la basilica di Collemaggio «va considerata patrimonio del mondo intero. La nostra è una città in cui ormai i dolori, le lacrime, la sofferenza, fanno parte della nostra esistenza: oggi, però, è il giorno della gioia, della passione, della fiducia. La riapertura della basilica è un momento di rinascita spirituale. Da qui è partito il messaggio rivoluzionario di riscatto degli umili, dei poveri, che dobbiamo rilanciare nella sua forza e unicità». E da qui la richiesta di sostegno, rivolta al ministro Dario Franceschini (seduto in prima fila) per far diventare la Perdonanza patrimonio immateriale dell'Umanità. Invito ascoltato anche dall'europarlamentare David Sassoli, vicepresidente del parlamento europeo.«Un impegno svolto con grande passione e competenza». Così Claudio Granata, manager dell'Eni, ha descritto l'intervento di recupero della basilica. Operazione finanziata proprio dall'Eni, con un investimento di 14 milioni di euro che comprende anche la riqualificazione del parco del Sole che sarà completata a maggio. «Parleremo con l'amministrazione comunale, vedremo se ci sono altre esigenze e opere importanti da poter realizzare. Noi siamo qui, ormai siamo aquilani a tutti gli effetti». Granata ha poi ricordato che Eni ha «impiegato nel restauro il proprio know how nei progetti complessi e le tecnologie più avanzate», aggiungendo «che il lavoro è stato completato nei tempi previsti grazie a un modello unico di collaborazione tra Università italiane, Soprintendenza, Comune ed Eni». «Questa chiesa è il segno distintivo dell'aquilanità intesa come comunità ecclesiale e civile, ma ha anche una valenza universale. Qui», ha detto l'arcivescovo Giuseppe Petrocchi, definendo la riapertura della basilica un evento, «è stata celebrata la prima Perdonanza, straordinaria idea spirituale e sociale che ha avuto Celestino V, un uomo umile, ma un gigante. Ed è qui che la città, all'unisono, chiama Papa Francesco». Ma monsignor Petrocchi ha anche ricordato agli amministratori e ai politici presenti che altre chiese aspettano di essere ricostruite. A cominciare dal Duomo. «Mi auguro», ha aggiunto, ricorrendo alla parola "profezia" «che questo momento di gioia acceleri anche quell'altra procedura. Oggi è un giorno di festa corale per il ritorno nella basilica di Celestino V», ha concluso rivolgendo a tutti «un abbraccio formato famiglia».Un restauro attento e complesso eseguito rispettando la sacralità e il significato storico della basilica. Su questo si è soffermata la soprintendente (Archeologia, belle arti e paesaggio) Alessandra Vittorini, che ha definito «straordinario» il lavoro fatto, mentre il ministro Dario Franceschini ha parlato della riapertura della basilica come «di una storia importante e positiva a cui tutto il Paese deve guardare con attenzione. Qui c'è il frutto di un lavoro condiviso, di una collaborazione pubblico-privato che ha visto in campo le eccellenze delle nostre strutture». Poi l'invito a tutti, senza distinzione di casacca e bandiera politica, «a non dimenticare, neppure per un minuto, L'Aquila e gli altri centri colpiti dal terremoto». Applausi per tutti, quasi a voler sottolineare l'impegno unitario messo in campo. Una cerimonia chiusa con la liturgia della benedizione, presieduta dall'arcivescovo Petrocchi con monsignor Giuseppe Molinari, monsignor Orlando Antonini e i canonici del capitolo metropolitano. E infine, il momento più atteso: l'arrivo delle spoglie di Celestino V affidate ai vigili del fuoco - che le hanno deposte ai piedi dell'altare - e scortate dalla polizia municipale. Un momento carico di emozione (qualcuno non è riuscito a trattenere le lacrime), rotto da un lunghissimo applauso. Da oggi la basilica sarà aperta tutti i giorni ed è qui che il 24 dicembre verrà celebrata da monsignor Petrocchi la messa di mezzanotte.

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