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Data: 21/12/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Procura, il rettore D'Amico sceglie la strada del silenzio

Ha scelto la strada del silenzio con la Procura il rettore Luciano D'Amico, che aveva tempo fino a ieri per rilasciare dichiarazioni o chiedere di farsi interrogare dal pubblico ministero Davide Rosati dopo l'avviso di conclusione delle indagini dell'inchiesta sul doppio incarico all'Università e alla direzione dell'Arpa, prima, e della società Tua, dopo. Era stato lui stesso a dire, infatti, che si sarebbe presentato di fronte al magistrato dopo aver prima preso visione ed estratto copia di tutti gli atti del fascicolo, ma non lo ha fatto. Evidentemente avrà avuto un buon motivo. Adesso, quindi, bisognerà attendere il passo successivo della Procura, la richiesta di rinvio a giudizio che a questo punto non tarderà ad arrivare. E tutto si deciderà difronte al giudice per le udienze preliminari. Se si dovesse arrivare a processo, sarà in quella sede che il rettore non potrà non rispondere. Le accuse a suo carico sono di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, peculato (per i dieci tablet consegnati a titolo di riconoscimento al personale tecnico di Ficarra e Picone il 25 novembre del 2013) e un'altra accusa di peculato in concorso con Mauro Mattioli, quest'ultimo all'epoca direttore generale della fondazione dell'Ateneo. Nell'inchiesta è indagato per abuso d'ufficio anche Stefano Traini, preside della facoltà di Scienze della comunicazione, per aver procurato intenzionalmente a D'amico, docente a tempo pieno, nonché rettore dell'ateneo, un ingiusto vantaggio patrimoniale.

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