ROMA Nell'ultima audizione attesa, Federico Ghizzoni dà la sua versione del colloquio con Maria Elena Boschi, per favorire il salvataggio di Banca Etruria da parte di Unicredit, svelato da Ferruccio de Bortoli. Ghizzoni rivela un particolare finora inedito: anche Marco Carrai, imprenditore fiorentino vicino al segretario dem, sarebbe sceso in campo a sostegno della causa. «Il 12 dicembre 2014 Boschi mi chiese se era pensabile per Unicredit un intervento su Banca dell'Etruria», ha detto l'ex ad ieri davanti ai membri della Commissione d'inchiesta sulle banche, leggendo una ricostruzione scritta che va oltre la richiesta di Renzi al governatore su Etruria sulla quale Ignazio Visco non rispose. Dice Ghizzoni: «Per l'acquisizione non ero in grado di dare una risposta positiva o negativa, ma dissi che avevamo già avuto contatti con l'istituto e che avremmo dato loro una risposta». Quindi precisa: «Il colloquio fu cordiale, non avvertii pressioni da parte del ministro». Di fronte a domande specifiche, il banchiere piacentino, attuale presidente di Rothschild Italia, si è esercitato in una disquisizione semantica: pressione sarebbe stata se mi avessero detto: «Acquisite Banca Etruria». Richiesta che, in questi termini, non è avvenuta. «Le pressioni uno le può sentire o non sentire. L'incontro non ha leso la nostra capacità di decidere in maniera indipendente. Non mi fu seccamente chiesto di acquistare Etruria». Nessuna pressione quindi, che sembra essere diventata la discriminante politica.
Il banchiere fa riferimento al secondo incontro con l'ex ministra delle Riforme: il primo avvenne il 5 novembre in occasione dei 15 anni di Unicredit e ci fu colloquio informale alla presenza di altri manager Unicredit. «Da parte sua - prosegue il banchiere nel suo racconto - non c'era tanto la preoccupazione sulla situazione delle banche toscane, ma cosa questo avrebbe comportato in termini negativi di impatto sul territorio, su famiglie e piccole imprese».
In ogni caso, aggiunge Ghizzoni, il 29 gennaio 2015 Unicredit diede la risposta definitiva ai vertici di Etruria. «Comunicammo che non eravamo disponibili ad andare avanti e da quel momento anche con Banca Etruria non ci furono più contatti». L'11 febbraio Etruria fu commissariata. «Poi ci furono un paio di contatti con il capo della Vigilanza di Bankitalia, Barbagallo, assolutamente ovvi e dovuti. Il 24 febbraio in una call mi veniva chiesto se alla luce del commissariamento eravamo disposti a riaprire il caso. Confermai a Barbagallo che non ci interessava l'investimento in Etruria».
Risulta al Messaggero che Ghizzoni fornì un'informativa sul caso-Etruria al cda di Unicredit del 20 gennaio 2015. Qualche consigliere dell'epoca riferisce che il banchiere non fece cenno ai colloqui con la Boschi bensì all'intervento di Bankitalia che, secondo lui, avrebbe sondato anche la disponibilità di Intesa Sanpaolo. Disponibilità che anche in quel caso non c'era e che la banca milanese manifestò a Mediobanca, ingaggiata come advisor da Arezzo l'1 settembre 2014. D'altro canto, al di là di tutto era giustificata l'indisponibilità di Intesa visto che in Toscana controlla al 100% Cassa di Firenze e con Etruria sarebbero scattati i limiti Antitrust.
Dalle ricostruzioni emerge che le manovre del Pd su Etruria si sarebbero tessute all'insaputa di Pier Carlo Padoan che lunedì 18, durante la sua audizione ha precisato: «Non ho mai autorizzato altri ministri a occuparsi di banche». Il titolare del Mef era consapevole della posizione delle grandi banche perché la Vigilanza europea, partita il 4 novembre 2014, non aveva ancora definito i ratios patrimoniali diffusi all'interno del primo Srep a fine febbraio 2015: nessun istituto si sarebbe avventurato in un'operazione al buio senza conoscere gli eventuali impatti patrimoniali.
GLI EFFETTI SUL BONUS
«Il 3 dicembre - ha ricostruito Ghizzoni - ci fu un incontro con i vertici di Etruria e mi fu illustrato il processo di ristrutturazione in corso e l'idea di separare la good bank dalla bad bank e di ridurre personale e filiali». Il racconto prosegue: «Il 13 gennaio mi arrivò una mail di Carrai in cui mi si sollecitava una risposta. E gli replicai che avrei dato una risposta alla banca». Domanda: l'atteggiamento del governo è stato influenzato dalla posizione di Unicredit? «No» risponde Ghizzoni ma, incalzato da Andrea Augello che ricorda come in quel periodo si discutevano gli emendamenti sui crediti differiti (Dta) che a Unicredit fruttavano un bonus fiscale di 200 milioni, stoppati due volte dal governo Renzi e varato da Paolo Gentiloni, Ghizzoni ammette: «Ho telefonato due volte al ministero del Tesoro». Augello: «C'è stato un calcione del governo quindi». Ghizzoni ha allargato le braccia.
«Ringrazio Ghizzoni per aver confermato la richiesta dell'allora ministra Boschi di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria», ha commentato più tardi de Bortoli. Mentre le opposizioni attaccano: «Abbiamo chiesto l'audizione di Marco Carrai: deve chiarire a nome di chi scrisse una mail a Ghizzoni per sollecitare una risposta», incalza Paolo Tosato (Lega). «La ministra Boschi ha sempre dichiarato il suo disinteresse rispetto a Etruria e questo non è vero perché dalle testimonianze è venuto fuori il contrario», ribatte Renato Brunetta.