ROMA C'è attesa per il rinnovo del contratto del pubblico impiego. Il primo aumento in busta paga dovrebbe portare con sé un piccolo tesoretto di arretrati fino a 545 euro che andranno a ingrossare i primi stipendi del 2018. Si darà poi più spazio ai premi e agli incentivi i e potrebbero allargarsi i confini della mobilità con trasferimenti nelle amministrazioni pubbliche di tutt'Italia. Ieri è partita la maratona finale per la firma del primo contratto degli statali dopo quasi dieci anni di blocco. Nella sede dell'Aran, c'erano diverse sigle sindacali, tra cui Cgil, Cisl e Uil, oltre che Sergio Gasparrini, presidente di Aran. La ministra Marianna Madia è passata per pochi minuti ad augurare buon lavoro alle parti, segno che il momento è cruciale. Nella riunione pomeridiana è stata esaminata la bozza di contratto predisposta dall'Aran e che in questo caso riguarda le funzioni centrali, ossia ministeri ed enti centrali con circa 247 mila dipendenti. Si riprende oggi per tutto il giorno con l'obiettivo di chiudere le trattative domani.
I DETTAGLI
Dalla bozza di contratto emergono nuovi dettagli. Innanzitutto, l'allargamento della mobilità che da regionale potrebbe diventare nazionale: i dipendenti in eccedenza quindi potrebbero essere trasferiti nei diversi uffici da Nord a Sud a seconda delle necessità. Si dà poi più spazio ai premi e alle indennità di turno con la modifica della ripartizione del salario accessorio. Oltre la metà dei fondi a disposizione potrebbe andare a rinforzare le due voci stipendiali. L'obiettivo è impedire che ogni amministrazione faccia quello che voglia del salario accessorio, magari caricando tutta la quota variabile su una voce soltanto. Come chiarito ormai da tempo, un complicato meccanismo assicurerà un aumento medio di 85 euro mensili lordi (quasi 50 euro netti). La prospettiva è quella di un ritocco in busta paga sostanzialmente uguale per tutti, fatta eccezione per i redditi più bassi che potrebbero godere di un extra' da circa 20 euro per rimpolpare gli stipendi meno forti. Un bonus che potrebbe compensare la perdita, per alcuni statali, del bonus Renzi da 80 euro, che potrebbe saltare a causa del meccanismo delle soglie massime di reddito annuali. Governo e sindacati sono d'accordo sul chiudere presto le trattative, in quanto da una parte l'esecutivo si punta a portare gli aumenti in busta paga in tempo utile per le prossime elezioni politiche di inizio marzo, mentre per le sigle si avvicina il voto delle rappresentanze sindacali. La prima tranche di aumenti sarà molto consistente, vale quasi 600 euro lordi. Sulla carta il rinnovo è partito dal 2016 comprendo il triennio fino al 2018. I dipendenti pubblici negli ultimi 24 mesi quindi hanno maturato gli aumenti che saranno erogati dopo la firma del contratto. La dote media si aggirerebbe appunto intorno a quella cifra, anche se rimane ancora un'ipotesi visto che delle risorse si parlerà solo nell'ultima parte della trattativa. La direzione intrapresa ieri, ha detto Gasparrini uscendo dalla riunione, è quella giusta, ma rimangono delle distanze sull'orario di lavoro. Si perché il Governo propone di affrontare ora, con il rinnovo contrattuale, l'articolazione dell'orario, decidendo in che modo distribuire le 36 ore settimanali, se prevedere delle flessibilità, turni, orari di reperibilità. Una materia, però, che i sindacati chiedono di riservare alla contrattazione integrativa come avviene già ora e su cui si continuerà a discutere nelle prossime ore.