ROMA Continua a scendere il numero dei pensionati, arrivati a sfiorare quota 16,1 milioni nel 2016; sale, invece, il reddito medio da loro percepito, a 17.580 euro lordi annui, 257 in più rispetto al 2015.Sono invece oltre 12 milioni le famiglie in cui c'è almeno un pensionato e per circa 3,2 milioni di questi nuclei l'unica fonte monetaria di reddito è proprio l'assegno pensionistico. È la fotografia scattata dall'Istat sulle condizioni di vita dei pensionati, che - conferma - restano un'importante rete di protezione sociale. Al contempo, rimangono marcate le differenze di genere a svantaggio delle donne sempre con il primato degli assegni più bassi, anche se il divario tende a ridursi. E si allargano le differenze territoriali, con il nord-est che vanta gli importi medi più alti e il sud i più magri. I dati dell'Istituto di statistica dicono infatti che le donne sono più della metà (il 52,7%) dei pensionati e ricevono in media importi annui di circa 6 mila euro inferiori a quelli degli uomini. Ancora, tra le donne 16 anziane su 100 non ricevono alcuna forma di pensione (tra gli uomini solo 3 su 100). Nel complesso, negli ultimi anni il numero dei pensionati è andato diminuendo, anche per effetto dell'ultima riforma previdenziale che ha portato una stretta sui requisiti e aumentato l'età per l'uscita dal lavoro: nel 2016 i pensionati sono scesi a 16,1 milioni, ossia 115 mila in meno rispetto al 2015 e 715 mila in meno rispetto al 2008 (quando sfioravano i 16,8 milioni). Ma è proprio tra le famiglie con pensionati che il rischio povertà, confermano ancora i dati dell'Istat, risulta più basso. Il reddito netto medio stimato al 2015 per questi nuclei è pari infatti a 29.230 euro annui, circa 1.400 euro in meno di quello delle famiglie senza pensionati (30.650 euro). La metà non supera la soglia dei 23.280 euro, valore che scende a 19.755 euro nel Mezzogiorno e sale intorno ai 25 mila euro nel Centro e ai 25,5 mila euro nel Nord. Eppure, sottolinea lo stesso Istituto, in molti casi il reddito pensionistico sembra proteggere da situazioni di forte disagio economico. Nel 2015, ad esempio, l'incidenza delle famiglie a rischio povertà tra quelle con pensionati (16,5%) risulta «sensibilmente» inferiore a quello delle altre famiglie (24,2%): circa 8 punti percentuali più basso. Il rischio ovviamente sale tra i pensionati che vivono soli (21,8%) ed è ancor più elevato nelle famiglie in cui il reddito dell'anziano sostenta altri componenti adulti che non hanno redditi da lavoro (34,9%). Nel 2016, infine, i pensionati che continuano a lavorare segnano ancora un calo, risultando pari a 436 mila (-15,5% sul 2011); sono uomini in tre casi su quattro; la stragrande maggioranza (86%) svolge un lavoro autonomo, per i due terzi risiede nelle regioni settentrionali e più della metà ha al massimo la licenza media. Dal punto di vista anagrafico, circa il 76% dei pensionati occupati ha almeno 65 anni, mentre il 37% è over-70 (contro il 25% nel 2011).