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Data: 27/12/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Tancredi: io ricandidato a Roma? Difficile, ma non lo escludo. Sfumata la Consob, il deputato uscente farà l'imprenditore dell'energia. Ma sosterrebbe D'Ignazio in corsa alla Camera per il centrosinistra. E al Comune lavorerà «al di là degli schieramenti»

TERAMO La possibilità di diventare commissario della Consob è sfumata, la voglia e le possibilità di ricandidarsi al Parlamento sono minime se non nulle. Paolo Tancredi, a 52 anni, si appresta a smettere i panni dell'uomo pubblico per dedicarsi ad altro. Ma in realtà la politica, magari dietro le quinte, l'attuale deputato di Alternativa Popolare continuerà a farla. E qualche dritta sugli scenari del prossimo futuro la dà in questa intervista al Centro. Tancredi, perché non è più stato nominato in Consob?«Per un preciso veto del presidente della Repubblica sui parlamentari, l'indebolimento del mio partito non c'entra. Hanno voluto mettere due funzionari, e mi permetto sommessamente di dire: che ci facciamo con consigli direttivi infarciti di funzionari? Allora eliminiamoli. I board dovrebbero essere composti da gente diversa, gente che dà gli indirizzi».Deluso? «È spiacevole che si sia venuto a sapere il mio nome, se non si sapeva era meglio, ma non è che mi fossi illuso».Si ricandiderà al Parlamento?«Ancora non so rispondere, dipende dalle situazioni che si creano. Di certo ho difficoltà a rientrare nel centrodestra, non me la sento. Ho sostenuto il governo convintamente, non rinnego nulla anche se sono lontano dal Pd. In verità tornare nel centrodestra sarebbe anche possibile, nella cosiddetta "quarta gamba" ho tanti amici che mi chiamano, ma non è che il progetto mi convinca molto. Se poi Beatrice Lorenzin fa il tentativo coraggioso e difficile di una lista in appoggio al Pd, mi sento di sostenerla». Con Giorgio D'Ignazio candidato?«Se se la sente sì. In questo momento non c'è difficoltà a chiedere collegi uninominali a sinistra, il centrosinistra ci sta facendo ponti d'oro. Ma io non potrei, solo il mio cognome evoca antiche battaglie contro la sinistra. Giorgio ha avuto ruoli meno esposti e in questi ultimi anni si è ritagliato una posizione abbastanza autonoma».Potremmo ritrovarci D'Ignazio, una vita nel centrodestra, candidato del centrosinistra nel collegio uninominale contro Giulio Sottanelli, che dopo una vita nel centrosinistra è passato a destra?«È uno scenario possibile. Nel centrodestra potremmo vedere Sottanelli alla Camera e Gatti al Senato, con Chiodi nel listino proporzionale. Ma la concorrenza è forte, in questo momento una candidatura con il centrodestra è vista come un treno che porta in Parlamento».In ogni caso i sondaggi, a Teramo e in Abruzzo, danno avanti i 5 Stelle.«Sì, i dati dei sondaggi soprattutto sulla costa sono terribili. Finora i 5 Stelle non sono riusciti ad attrezzare qualcosa di credibile ma è vero anche che, se trovano il candidato giusto, possono vincere».Parliamo del Comune di Teramo. Tancredi ci sarà?«Sul Comune di Teramo bisogna vedere le proposte in campo, io comunque ci sarò e cercherò di dare una mano alla comunità di persone a cui sono stato vicino in questi anni, al di là degli schieramenti. Credo sia opportuno parlare con tutti».L'attuale frantumazione del centrodestra teramano durerà o è recuperabile?«Ora vedo odi viscerali e poco ragionevoli, ma sarei prudente. Prima vediamo le candidature al Parlamento. Paolo Gatti alla fine la merita, contestabile o no è stato sul territorio, ha vissuto i problemi, si è preso le responsabilità. Paolo ha la difficoltà di essere un candidato un po' divisivo ma poi recupera altrove».Cosa farà Tancredi fuori dalla politica?«Ho due-tre iniziative imprenditoriali da portare avanti, non ho il problema della disoccupazione. Ero già socio di un'azienda che produce energia rinnovabile e di un'azienda che fa servizi per le farmacie, ora sono entrato in una iniziativa imprenditoriale molto importante: ho il 30 per cento di una società, la Dream Power di Rimini, che lavora sul risparmio energetico: luci a led e cogenerazione».La dinastia politica dei Tancredi finisce? «Non è detto, mica finisce la politica, ci saranno altre occasioni. Ora però è vero che sono un po' stufo. Ho fatto il parlamentare con grande impegno, dedizione e voglia - a differenza di altri. Ho dato il massimo e questo mi viene riconosciuto. Mi è piaciuto, è un lavoro bellissimo, non c'è niente di più gratificante e lo rifarei. Ma tutto il resto mi è diventato pesante... dover star sempre a giustificarti perché fai politica e doverlo fare in un Paese fanciullo, viziato, senza memoria».

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