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Pescara, 24/07/2024
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Data: 28/12/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
La vendetta fredda di Giuliano Diodati fa ballare Pd e Giunta

Un emendamento con sub-emendamento a firma dei consiglieri comunali Pd Piero Giampietro ed Emilio Longhi, approvato con 15 voti a favore e 2 astenuti, ieri ha permesso al Consiglio Comunale di trovare l'accordo rivedendo al ribasso le tariffe della Tari. Una riduzione minima, rispetto al 2017, compresa mediamente tra il 3 e il 4% per le utenze domestiche e tra il 4 e il 5% per le utenze non domestiche, che però - in totale - consentirà di risparmiare circa 100 mila euro: «Sarà - spiega Emilio Loghi, componente della Commissione consiliare Finanze - una diminuzione di pochi centesimi, per un risparmio minimo. Si trattava di rivedere meglio le cifre e ciò ha consentito di abbassare le tariffe». Si sblocca, dunque, l'impasse nell'Assise civica in vista dell'approvazione del bilancio di previsione 2018-2020 che, per esigenze di calendario, dovrà avvenire entro domani e non prima dell'approvazione definitiva della Tari nonché delle successive due delibere sul contenzioso in atto per i lavori del Tribunale e dell'acquisizione di Auditorium Flaiano e Teatro D'Annunzio da parte del Comune per rimpinguare le casse asfittiche dell'Ente manifestazioni pescaresi.
Ma, la di là del calendario dei lavori, a rallentare l'attività del Consiglio Comunale è la querelle tutta politica in seno alla maggioranza che, lo scorso giovedì, ha disertato la seduta mattutina facendola saltare per mancanza di numero legale con soli nove consiglieri presenti. Un gesto, definito una sciatteria dal sindaco Marco Alessandrini, per nulla casuale e spiegato dall'ex assessore comunale al Bilancio Giuliano Diodati. Sacrificato dal primo cittadino, nello scorso rimpasto di giunta, per salvare lo strategico assessore all'Urbanistica Stefano Civitarese, Diodati non ha mai smaltito la delusione esplosa ieri, in visita al Consiglio Comunale, a colloquio con i consiglieri Lola Berardi e Adamo Scurti: «Se la Tari non passa - sbotta a margine della chiacchierata - è perché non hanno i numeri. Non può decidere tutto D'Alfonso».
LA FRONDA
Insomma, l'approvazione del bilancio del Comune di Pescara sta risentendo delle fibrillazioni interne al Partito democratico che a livello locale - con il presidente della Regione Luciano D'Alfonso - così come a livello nazionale - con il segretario Matteo Renzi - vede molti suoi esponenti soffrire la guida autoritaria dei suoi leader. Addirittura, nel suo incontro, Giuliano Diodati ha dato per imminenti le dimissioni dell'assessore regionale Donato Di Matteo, tentato dall'adesione a Liberi e Uguali: «Attualmente sono a casa in convalescenza - commenta sibillino il diretto interessato -, ma mi sto curando per riprendere l'attività in modo forte nel 2018». Ancora pochi giorni, dunque, per capire quanto sarà deflagrante il suo ritorno. Intanto il mal di pancia contro il Governatore, che sembra in procinto di candidarsi al Senato nel sicuro collegio proporzionale, affiora anche nel deputato uscente Pd Antonio Castricone citato anch'egli da Diodati: «Il fatto che decida tutto D'Alfonso - osserva - e che sia il padrone del partito non è una scoperta ma, purtroppo per D'Alfonso il quale ha un ego ipertrofico, ci sono persone che non sono allineate al suo volere e mai lo saranno. Ci sono alcuni che, sulla base di qualche incarico preso, si allineano e ci sono anche altri, che non si allineano in nessun caso». Da qui una provocazione: «Mi auguro - auspica ironico Castricone - che D'Alfonso abbia intenzione di candidarsi in un collegio uninominale, essendo abituato a dare lezioni a tutti. Sicuramente ci aiuterà a vincerne uno, visto che i sondaggi li danno tutti persi».

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