Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/07/2024
Visitatore n. 738.561



Data: 28/12/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Chiederemo al Governo di rinunciare al progetto». Il sindaco restituisce la fascia direttamente a Gentiloni

SULMONA La politica regionale e locale è in subbuglio, tra dimissioni formalizzate, altre annunciate, altre richieste e una battaglia interna ai partiti, a cominciare dal Pd, che rischia di far saltare accordi e rapporti alla vigilia delle elezioni. Il via libera dato dalla Presidenza del consiglio dei ministri alla centrale di spinta di Case Pente di Sulmona, quella che poi dovrebbe servire tutto il progetto Snam, è uno di quegli atti d'imperio che ha derogato ai corretti rapporti istituzionali e ha minato la fiducia dei cittadini e delle stesse istituzioni nei confronti del governo centrale. Perché, insomma, il diniego delle Regioni, per una materia concorrente e un'opera così impattante, raramente è stato superato dal governo con un atto di forza, seppur consentito dalla legge. Spiazzato, dice, è rimasto persino uno navigato come Giovanni Lolli, chiamato all'ultima ora a Roma a presiedere alla riunione che ha poi condannato la Valle Peligna: «Ero a Roseto e sono andato in sostituzione del presidente D'Alfonso che era in consiglio regionale - racconta il vice governatore - ho provato a ribadire la contrarietà dell'Abruzzo al progetto, ma evidentemente l'incidente in Austria ha accelerato l'esigenza di rafforzare l'approvvigionamento del gas, per cui il governo ha ritenuto che questo sia un progetto strategico di interesse nazionale. Noi non siamo d'accordo, io personalmente mi sono battuto sempre contro in passato, proponendo soluzioni alternative come Cupello per la centrale e il passaggio in mare per il tubo. Riteniamo che il metanodotto sulla dorsale appenninica e la centrale a Sulmona non debbano essere realizzati per una serie di validi motivi che sono di carattere ambientale, ma soprattutto di sicurezza in una zona ad altissimo rischio sismico e faremo di tutto per fermare queste opere».
La strategia si muove su un doppio binario: quello del ricorso al Tar del Lazio contro il via libera alla centrale, per il quale l'Avvocatura regionale è già al lavoro, e quello del contrasto al metanodotto che deve ancora passare per la conferenza dei servizi (rimandata due volte nell'ultimo mese). «Cercheremo di far ragionare il governo e di farlo tornare sui suoi passi - continua Lolli - abbiamo dalla nostra buone motivazioni e se non bastano quelle del pericolo sismico, siamo pronti a contrastare la centrale bloccando il metanodotto: il tubo della Snam, infatti, viola gli usi civici e lì non c'è interesse strategico che tenga. Poi voglio vedere e lo vorrà vedere anche la Corte dei Conti, se si costruisce una centrale pagata anche con soldi pubblici, a servizio di un metanodotto che non esiste». Inutile negare, però, che la decisione del governo Gentiloni, a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere, crea più di un problema al governo regionale che agisce sotto la stessa bandiera: «C'è innanzitutto un disagio istituzionale nei confronti di un governo che fin qui ha lavorato molto bene per l'Abruzzo, ma che ora si è macchiato di questo atto - aggiunge Lolli - e poi un disagio politico per le contraddizioni del Pd che è un partito che vuole stare sul territorio, ma che in questo caso il territorio non ha ascoltato. Noi del Pd Abruzzo siamo pronti a scontrarci con i vertici nazionali su questa storia, però ci tengo a ricordare che il centrodestra non può fare la verginella, perché agli atti c'è un parere positivo dato dalla Regione nel 2011 che noi abbiamo tentato di ribaltare».
Ma in questo momento il centrodestra si sente martello, e batte: «Sul tema avevamo denunciato già dall'agosto 2015 il doppiogioco di questa amministrazione regionale capace di opporsi solo a parole, ma fare il contrario - scrivono i consiglieri Febbo e Sospiri -. Esempio lampante l'approvazione, su proposta del Presidente, di una delibera di giunta regionale, per la non costituzione in giudizio contro l'eccezione di incostituzionalità avanzata dal governo centrale alla legge finalizzata a contrastare la realizzazione del metanodotto della Snam Sulmona Foligno. Impossibile che gli esponenti della maggioranza in Regione Abruzzo non sapessero».
La replica della maggioranza: «E' surreale che Febbo e Sospiri si sveglino adesso sulla vicenda del gasdotto Snam a Sulmona, proprio loro che quando il centrodestra governava la Regione con Gianni Chiodi non proferirono verbo sul decreto di compatibilità ambientale dell'opera, emanato in data 27 marzo 2011. E infatti la Regione Abruzzo, all'epoca, non espresse parere. Per il resto facciamo notare ai due distratti consiglieri che questa amministrazione ha presentato tre ricorsi contro decisioni del Governo su questioni di legislazione concorrente: due sono stati vinti e uno è ancora pendente».

Il sindaco restituisce la fascia direttamente a Gentiloni

SULMONA Le dimissioni le ha formalizzate ieri la sindaca di Sulmona Annamaria Casini, un atto conseguente all'annuncio fatto in diretta via Facebook il giorno dopo aver appreso del via libera del Cdm alla centrale di spinta di Case Pente. Il Natale non ha portato consiglio, insomma, nonostante l'invito rivolto da diversi primi cittadini del territorio a rimanere in trincea. La Casini, che ieri ha incontrato i suoi colleghi, anzi, ha annunciato che domani andrà personalmente a Roma a riconsegnare la fascia al presidente del consiglio e con lei ci andranno, per il momento solo ad accompagnarla, anche altri ventidue sindaci del territorio. Non tutti, però, hanno condiviso lo strumento di protesta del sindaco di Sulmona, perché le dimissioni, a meno che non siano un gesto simbolico, destinato cioè a rientrare entro i venti giorni di legge, serviranno solo a lasciare mano libera a quell'apparato burocratico di governo, tramite un eventuale commissario prefettizio, che ha deciso da solo le sorti della Valle.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it