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Data: 29/12/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Camere sciolte, si vota il 4 marzo. Mattarella firma il decreto che fa scendere il sipario, resta incompiuta la legge sullo ius soli. Il nuovo parlamento riunito il 23 marzo, forse l'esecutivo ad aprile

ROMA Cala il sipario sulla legislatura numero diciassette. Dopo aver ricevuto al Quirinale il premier Gentiloni e i presidenti di Camera e Senato, Sergio Mattarella ha sciolto le Camere. È l'atto finale che porta alle elezioni: gli italiani saranno chiamati alle urne domenica 4 marzo, poi le nuove Camere si riuniranno il 23 dello stesso mese per eleggere i presidenti. Da ieri l'Italia è in campagna elettorale. Da qui al voto resta a Palazzo Chigi Gentiloni: il suo governo non si è dimesso, i poteri non sono limitati all'ordinaria amministrazione. Insomma, le Camere chiudono i battenti, ma il governo non va in vacanza. «L'Italia non si mette in pausa, Il governo non tira i remi in barca, continuerà a governare», ha spiegato il premier nella conferenza stampa di fine anno che ha preceduto di qualche ora l'epilogo della legislatura. Dietro la scelta di Gentiloni, condivisa con Mattarella, la quasi certezza che le elezioni non avranno un vincitore e che servirà tempo per formare un nuovo governo. Anche Gentiloni lo ha dato per scontato: il premier non ha voluto dire se gli italiani lo ritroveranno a Palazzo Chigi come premier di un governo di larghe intese, ma ha sostenuto che anche senza un vincitore la situazione «potrà essere gestita» con «senso della misura e senso della responsabilità», come del resto è successo in Germania, Gran Bretagna e Spagna. «Spero che il Pd abbia un buon risultato e possa essere la forza centrale del prossimo governo», ha detto ancora il presidente del consiglio, che ha insistito nel presentare il suo partito come l'espressione della «sinistra di governo». Una sinistra per la quale, stando alle sue parole, non dovrebbe essere impossibile dialogare con la sinistra-sinistra di Bersani. Il bilancio che Gentiloni traccia di questo ultimo anno ha varie luci («oggi l'Italia è fuori dalla più grave crisi dal dopoguerra», ha detto) e una sola ombra: quella di aver lasciato «incompiuto» il capitolo delle leggi sui diritti, arenatasi sullo ius soli per un solo motivo: «Non avevamo i voti». Ma complessivamente il voto che si assegna è positivo: «Il mio governo non ha tirato a campare». Qualche distinguo da Renzi, il premier lo ha fatto : su Visco e Bankitalia («il Pd aveva preso una posizione, io ho deciso diversamente») e anche sulla commissione banche («ho accolto con sollievo la conclusione delle sue audizioni, perché non sono state utilissime»). Ma ha difeso Maria Elena Boschi e ha detto di aver insistito perché «restasse al suo posto». Ora comincia la campagna elettorale; anche Gentiloni vi prenderà parte («i governi non sono super partes») e punterà a far percepire il Pd come «forza tranquilla di governo» per cercare di recuperare i voti degli scontenti e dei disillusi. Partito un anno fa in sordina, Gentiloni ora miete consensi. Anche Berlusconi ne fa l'elogio («è una persona gentile e moderata») e evita di attaccare il Pd: la sua campagna elettorale è tutta contro i cinque stelle , «che sono un vero pericolo per la democrazia» ha sostenuto il leader di Forza Italia. Un fair play, quello di Berlusconi verso il Pd, non ricambiato da Matteo Renzi: per il segretario del Nazareno le promesse elettorali di Berlusconi (pensioni minime a 1000 euro, reddito di dignità, riduzione delle tasse) costerebbero 157 miliardi, quelle dei cinque stelle «solo» 84: insomma «un disastro» o, in alternativa «una presa in giro degli italiani». Di Maio scrolla le spalle: «Renzi dà i numeri. Comunque noi possiamo arrivare al 40 per cento e governare da soli».

Il nuovo parlamento riunito il 23 marzo, forse l'esecutivo ad aprile

Lo scioglimento anticipato delle Camere da parte del presidente della Repubblica avvia la macchina elettorale. Ecco la scansione dei tempi e degli adempimenti da qui alla prima riunione delle nuove Camere, fissata al 23 marzo . Le elezioni politiche si terranno il prossimo 4 marzo. La scadenza naturale della XVII legislatura sarebbe caduta il 14 marzo.
LO SCIOGLIMENTO DELLE CAMERE Avviene con un decreto del presidente della Repubblica. In base all'articolo 88 della Costituzione, il decreto viene emanato dal Capo dello Stato dopo aver sentito i presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini. Il decreto è stato controfirmato dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. L'indizione delle elezioni per il 4 marzo è stata decisa dal Governo con un decreto approvato ieri dal Consiglio dei ministri.
I SIMBOLI Vanno depositati dai partiti al Viminale tra la mattina del quarantaquattresimo e le 16 del quarantaduesimo giorno prima del voto.
LE LISTE DI CANDIDATI Vanno presentate tra la mattina del 35/mo e le 20 del 34/mo giorno prima del voto: dunque a fine gennaio.
I SONDAGGI Ne è vietata la diffusione nei 15 giorni che precedono il voto. Dalla data di convocazione dei comizi elettorali la legge vieta a tutte le pubbliche amministrazioni di svolgere attività di comunicazione, compresa quella relativa all'attività istituzionale dell'ente. Non rientrano, invece, nel divieto le attività di comunicazione istituzionale se effettuate in forma impersonale ed indispensabili per poter assolvere con efficacia le funzioni proprie delle amministrazioni pubbliche.
I COMIZI E LE RIUNIONI DI PROPAGANDA ELETTORALE Si possono tenere dal trentesimo giorno antecedente la data delle elezioni; sono invece vietati nel giorno precedente e in quelli stabiliti per la consultazione elettorale.
LE NUOVE CAMERE Sono convocate per il 23 marzo le Camere per la prima seduta dopo lo elezioni del 4 marzo. La seduta servirà a eleggere i rispettivi presidenti. Fino ad allora i componenti delle Camere restano in carica per l'ordinaria amministrazione, ma la loro attività d'Aula e di commissione resta sostanzialmente congelata. Le Camere sciolte si riuniscono solo per convertire decreti emanati dal governo in questo periodo, per la ratifica di trattati internazionali se il governo dichiara che dalla mancata ratifica di tali atti si venga meno ad obblighi internazionali e per la proroga delle missioni internazionali.
IL NUOVO GOVERNO Solo dopo l'elezione dei presidenti delle Camere e la costituzione dei gruppi parlamentari (che avverrà tra due e tre giorni dalla prima seduta) sarà possibile per il presidente della Repubblica avviare le consultazioni per la formazione del nuovo governo che prima di aprile inoltrato, se ci saranno i numeri per una maggioranza, difficilmente potrà vedere la luce.

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