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Data: 29/12/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il bilancio del premier: ora l'Italia è ripartita, non tiro i remi in barca

ROMA Rivendica i risultati in una legislatura che definisce «fruttuosa» perché anche nell'ultimo anno «non abbiamo tirato a campare». «Il mio governo ha fatto pochi annunci ma ha preso molte decisioni»: l'ultima, ieri in Cdm, l'ok alla missione militare in Niger. E «l'Italia è un gigante dell'export anche se nun ce se crede». Un paio d'ore di conferenza stampa precedute da un preambolo di mezzora nel quale Paolo Gentiloni tira le fila dell'anno di governo e della legislatura che si chiuderà poche ore dopo.
Parla a braccio il presidente del Consiglio e non si scompone nemmeno il ciuffo brizzolato mentre - nell'auletta dei gruppi di Montecitorio - mette in fila gli argomenti sui quali ruoteranno le risposte alle domande che seguono. Prima di tutto ricorda come un anno fa fosse «importante evitare interruzioni brusche della legislatura in un momento in cui l'economia italiana stava leccandosi le ferite».
LA RIPRESA
Ora che «l'Italia si è rimessa in moto dopo la più grave crisi del dopoguerra» e che «non siamo più il fanalino di coda dell'Europa», tantomeno l'unico paese con problemi di stabilità, si può andare al voto anche se i «tempi» li decide il Capo dello Stato. Nonostante la fase «travagliata» seguita alla sconfitta referendaria, Gentiloni rivendica di aver fatto molte cose per accompagnare la ripresa del Paese «merito delle famiglie e delle imprese». Un lavoro di completamento di riforme messe in campo da Matteo Renzi al quale Gentiloni riconosce di aver «messo in campo un dinamismo e una capacità di riforme straordinario, lasciando in eredità anche pacchetti di decreti attuativi molto rilevanti». A lui un anno fa - e proprio grazie all'indicazione di Renzi - è inaspettatamente toccato salire sull'ottovolante di Palazzo Chigi e toccherà sempre a Gentiloni garantire al Paese un governo sino alle elezioni e forse anche oltre. Sul rischio di un possibile stallo non si sbilancia.
I VOLI
Comunque sia lo scioglimento delle Camere e il possibile periodo di incertezza, il Paese lo affronterà con un governo perchè «l'Italia non si mette in pausa» e «sarà Mattarella a dettare tempi e modi della fine della legislatura, ma il governo non tira i remi in barca e governerà». E così il presidente che in un anno ha governato completando le riforme avviate dal suo predecessore, ribadisce il suo impegno di assoluta ordinaria amministrazione. Niente voli pindarici o programmi per la nuova legislatura, ma la solidità di un esponente di una forza tranquilla della sinistra e «avere questa credibilità è un patrimonio per il Pd». Nessun passo in avanti rispetto ad ipotesi di larghe intese post-voto. «Qualunque cosa dico sarebbe usata contro di me», ironizza salvo poi spiegare - rivolgendosi a Carlo Verna presidente dell'Ordine di giornalisti che gli siede accanto - che «le incognite di instabilità politica vanno affrontate con senso del dovere e senso della misura». Agli scissionisti del Pd non chiude la porta. Ricorda come sino a pochi mesi fa Mdp componeva la maggioranza di governo e, in attesa delle percentuali che riusciranno a mettere insieme, lancia un avvertimento che sa di voto utile perchè sottolinea l'importanza del Pd come «forza di una sinistra di governo» dalla quale «bisogna partire». Pd «forza tranquilla» senza la quale «è difficile qualsiasi discorso sulle alleanze». L'unico rammarico resta la mancata approvazione dello ius soli. Un provvedimento sul quale non è mancata la volontà, ma i numeri. Un neo che per il premier non cancella la «grande stagione dei diritti» che c'è stata in questa legislatura che ha approvato le unioni civili come il bio-testamento. L'invito rinnovato al presidente della Puglia a ritirare il ricorso sull'Ilva Gentiloni lo accompagna con dosi di ottimismo non solo sull'acciaieria pugliese ma anche su Alitalia che resta un problema da risolvere per l'esecutivo. Non sono più un problema le banche aiutate dal governo non per difendere «i mariuoli» ma i risparmiatori. «Ho insistito perché Boschi restasse al governo», ribadisce il premier che sulla Commissione banche dice di essere pronto a «rispettare l'esito dei lavori» ma che «con sollievo ho registrato la conclusione delle audizioni» «anche perché non sono state utilissime». Differenze rispetto a Renzi anche sulla conferma di Visco: «Il pd ha preso un'iniziativa parlamentare, io ho preso una decisione difforme. Ma la politica è fatta anche di compromessi».

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