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Pescara, 24/07/2024
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Data: 29/12/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Lavoro, è crisi senza via d'uscita in quattro anni persi 16 mila posti nella provincia dell'Aquila. Crolla l'incidenza sull'export regionale e aumenta il divario con l'area costiera

E' crisi nera del lavoro nella provincia dell'Aquila, nonostante i piccoli segnali di ripresa legati agli investimenti degli ultimi due anni. Dal 2012, infatti, la crisi sembra inarrestabile: nel 2012 la provincia aquilana contava 124 mila occupati in tutti i settori produttivi che sono diventati, al 31 dicembre 2014, 107 mila. Un piccolo segnale di ripresa è arrivato alla fine del 2016 che ha visto aumentare gli occupati a 108 mila, ma «i dati vanno letti bene - precisa Trasatti - Il dato reale è che in 4 anni si sono persi 16 mila posti di lavoro». A confermare la crisi sono anche i dati dell'export del comprensorio aquilano che hanno registrato un calo vertiginoso negli ultimi 4 anni. «Nel 2012 la provincia aquilana aveva infatti un'incidenza sull'export regionale pari al 20,5 per cento - aggiunge - Alla fine del 2016 siamo passati al 5,6 per cento. Un calo incredibile che ci fa capire anche come l'Abruzzo viaggi a due velocità. Anche il territorio di Chieti, infatti, ha vissuto molte crisi, ma ha grandi aziende che le consentono di coprire i tre quarti dell'export regionale. Cosa che evidentemente non accade all'Aquila». Trasatti commenta i dati sottolineando che «in questi anni abbiamo fatto i conti con una miriade di crisi industriali: dall'ex polo elettronico, alla vertenza santa croce, passando per la cessazione di attività della Vesuvius. Siamo poi passati per la Tensiter, fino a arrivare alla vertenza Intecs dove siamo davvero al paradosso».
PARADOSSO
«Si pensi che un centro di ricerca importantissimo per il settore delle comunicazioni con altissime professionalità chiude i battenti in una condizione paradossale che vede, nel frattempo, una città che si candida alla sperimentazione del 5G, dove vengono annunciati investimenti di grandi colossi nel settore della ricerca - precisa - Siamo in una condizione in cui, nel frattempo, 65 ricercatori si ritrovano per strada tra l'altro in una fase in cui non abbiamo neppure un sistema di ammortizzatori sociali adeguato a governare processi di crisi e di riorganizzazione delle aziende. E' una vertenza che abbiamo aperto con il governo per la quale abbiamo manifestato il 2 dicembre scorso, chiedendo interventi non solo sulle pensioni e per un piano straordinario per l'occupazione, ma anche fondi per modificare il sistema degli ammortizzatori sociali». Trasatti descrive un quadro drammatico in cui «ogni giorno riceviamo le procedure di riduzione del personale o cessazioni di attività. Ci viene detto che ci sono segnali di ripresa, ma la situazione va letta in modo approfondito per capire che questo non è vero in senso assoluto. I dati confermano i posti di lavoro creati, ma in larghissima maggioranza (oltre l'80 per cento) si tratta di rapporti di lavoro precari e in molti casi sottopagati, con livello retributivi molto discutibili». Ma il dramma del lavoro non è solo giovanile, come precisa il segretario provinciale. «Il grave problema è che innanzitutto non si riesce a difendere l'occupazione che c'è anche di persone non più giovani e che lavorano da molto tempo - conclude - In secondo luogo si deve sottolineare come i giovani aquilani soprattutto laureati, scelgano di andare via dalla città anziché restare perché qui non vedono opportunità né futuro».

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