Il sindaco Annamaria Casini esce da palazzo Chigi dopo una mezz'ora di confronto senza la fascia tricolore, ma il simbolo del suo ruolo, dal quale si è dimessa formalmente il 27 dicembre scorso, lo ha nella borsetta e non lo ha lasciato al presidente del consiglio così come aveva annunciato per protestare contro il via libera dato alla centrale Snam. Anche perché, come era prevedibile, Gentiloni non si è fatto proprio trovare dalla delegazione dei sindaci del Centro Abruzzo e ad accoglierla è stato un consigliere politico del suo staff, Gabriele De Giorgi, il quale non sapeva neanche di cosa si dovesse discutere e che, della fascia tricolore, non sapeva proprio che farsene. E così la marcia su Roma si è confermata come un sostanziale flop, nonostante il tentativo della sindaca Casini di mettere una bandierina annunciando di essere riuscita a «congelare l'iter dell'autorizzazione alla centrale di compressione». In realtà così non è, né potrebbe essere, non essendoci ancora il decreto di attuazione e non certo potendo un consigliere politico garantire scelte che spettano al Consiglio dei ministri. Quello che ha promesso De Giorgi è invece che informerà il premier della visita e convocherà di nuovo i sindaci. Poco più di niente, insomma. Anche perché tra l'8 e il 13 gennaio dovrebbe essere il governatore Luciano D'Alfonso a confrontarsi direttamente con il presidente del consiglio sulla questione.
LA TRATTATIVA
I margini della trattativa, però, sono molto stretti: la Snam difficilmente è disponibile a cambiare tracciato e rinunciare all'opera, tutt'al più potrebbe concedere una centrale elettrica o ibrida. Ma la decisione di farla a Case Pente è presa ormai da tempo, ora manca solo una firma, un atto burocratico che potrebbe arrivare prima del 4 marzo. Tant'è che l'azienda si è già detta disponibile a incontrare la cittadinanza e a informarla sul dettaglio sull'opera che, ribadisce la Snam, non è assolutamente pericolosa. La Regione, però, anche per voce del sottosegretario Mazzocca e del consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci (ieri a Roma al fianco dei sindaci), tiene alta la guardia confermando di voler ricorrere al Tar Lazio e di voler fare resistenza sull'autorizzazione al metanodotto (funzionale alla centrale) puntando sulla violazione degli usi civici. La terza via è quella della politica, l'arte del possibile che, in campagna elettorale, potrebbe fare l'impossibile.