Più puntuale dello zampone, la stangata sulle tariffe autostradali di A 24 e A 25, con la relativa coda di accuse a Strada dei parchi, tiene banco alla vigilia del nuovo anno. Non va giù alla gran part delle forze politiche l'aumento di quasi il 13 per cento che scatterà domani. È «l'ennesimo schiaffo al nostro Abruzzo già gravato da crisi economica, vertenze industriali, conflitti ambientali e in generale da un vero e proprio sfilacciamento del tessuto sociale e produttivo. È arrivato il momento di dire basta», tuona il segretario regionale di Sinistra italiana Daniele Licheri. Aumento ingiustificabile anche per Gianni Melilla, deputato di Liberi e uguali: «Non può essere accettato, visto che il gestore ha ottenuto dallo Stato una infrastruttura costruita interamente da risorse pubbliche e negli ultimi mesi ha ottenuto ingenti finanziamenti per la messa in sicurezza dell'autostrada, che non può essere la gallina dalle uova d'oro». Si smarca dalle critiche il governatore D'Alfonso, che invoca un intervento normativo e amministrativo che riveda i termini della concessione e fissi a non oltre il 2% il tetto degli aumenti annuali. Dobbiamo fare in modo che l'indice di aumento annuale, che serve a coprire le spese del personale, degli investimenti e del canone di concessione, trovi una rivisitazione». Ma Giuseppe Bellachioma, segretario di Noi con Salvini, ribatte: «Tirare la pietra e nascondere la mano è' sempre stato il tipico atteggiamento del governo regionale. Andare e tornare da Pescara a Roma costa di pedaggio come un biglietto aereo low cost per recarsi in una capitale europea».