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Pescara, 24/07/2024
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Data: 31/12/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Nuova Pescara, i Comuni chiedono una proroga. La richiesta a D'Alfonso dei presidenti delle assemblee di Montesilvano e Spoltore. «Allungare di trenta giorni i tempi per decidere sul progetto di fusione». «Scelta affrettata, cittadini non informati» Di stefano: serve un nuovo referendum

MONTESILVANO I Comuni di Montesilvano e Spoltore non ce la fanno a rilasciare un parere in ordine al progetto di fusione in un'unica città, con un solo sindaco. Di fatto, a decretare il proprio autoscioglimento, a ritmi serrati, entro il primo gennaio 2019. Così, l'ultimatum dell'8 gennaio indicato dal presidente della Regione, Luciano D'Alfonso, torna al mittente con una richiesta di proroga.A firmarla sono i presidenti delle assemblee civiche delle due città - Umberto Di Pasquale e Lucio Matricciani - chiamate ad aderire all'ipotesi di annessione con Pescara. È identico il testo della missiva indirizzato al governatore, al presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio, oltre che ai presidenti delle commissioni consiliari dei due Comuni e a tutti e tre i sindaci.Cosa chiedono dunque i presidenti delle due assemblee municipali? Sostanzialmente, più tempo, da concedere agli organi comunali, per la «disamina del progetto di legge, e la conseguente definizione e approvazione del parere di competenza» sollecitato da D'Alfonso per avviare la discussione del proposta di legge regionale. Di Pasquale e Matricciani chiedono un altro mese di tempo e non esitano a rimarcare che, «ciononostante, la tempistica così ristretta, comprime comunque la possibilità di partecipare al processo di fusione che rappresenterà un epocale cambiamento istituzionale e amministrativo per i Comuni interessati, che sono portatori di caratteri distintivi propri, e ricchi di una storia profondamente radicata nel territorio».Nell'auspicare un favorevole accoglimento della richiesta, «nell'interesse delle città e dei cittadini», i due presidenti ricordano che, in questi giorni, i consiglieri di Montesilvano e Spoltore si sono riuniti per esaminare il progetto di legge e, viste la complessità e l'importanza dell'argomento in discussione, considerati i lavori già programmati dai rispettivi Consigli comunali, e tenuto conto del particolare periodo di festività, hanno riscontrato che il termine dell'8 gennaio 2018 appare eccessivamente ultimativo per valutare con cura la porposta di legge regionale sulla fusione dei tre Comuni.Si potrà dire che l'ipotesi di "melina" abbia trovato, con questa lettera dei Comuni, i primi riscontri di prova. O che la stessa richiesta di proroga equivalga a un tentativo soft di diluire all'infinito i tempi della discussione, in luogo di una chiara e più determinata manovra ostruzionistica. Certo è che a Montesilvano e Spoltore, come pure a Pescara, che sarebbe la città più interessata al progetto di fusione, in un solo, più grande, Comune, il fronte dell'opposizione si allarga ed è soprattutto politicamente trasversale. La sensazione è che, a fronte della legittima iniziativa di voler mettere in rete servizi e amministrazioni di tre città, si sia proceduto in un modo, per così dire, poco accorto. Come a voler indossare il cappello, senza aver prima pensato a un vestito. (a.s.)


«Scelta affrettata, cittadini non informati» Di stefano: serve un nuovo referendum

Sacrificare Montesilvano e Spoltore, come si è fatto in passato con Castellamare per fare di Pescara una provincia? Un errore. È il pensiero del consigliere comunale del gruppo misto di Montesilvano, Gabriele Di Stefano (foto), in margine al progetto di fusione su cui i due Comuni più piccoli chiedono oggi di approfondire la riflessione e di rinviare i tempi di un pronunciamento, se possibile più meditato. Per Di Stefano, «guardare al futuro è importante, ma senza dimenticare la storia, ossia il percorso che, nel bene e nel male, ha caratterizzato il nostro presente. Castellamare Adriatico» osserva il consigliere del gruppo misto, «contava circa 1.500 abitanti e oggi il 90% della popolazione.Pescara, oggi come nel 1927, è l'unica città che vedrebbe accrescere il proprio prestigio, fagocitando risorse e territori che con fatica hanno amministrato altri, tra l'altro mantenendo il nome Pescara».Di Stefano ribadisce dunque contrarietà alla fusione, «sia nel metodo utilizzato per la consultazione referendaria, che nel merito della questione.Nel metodo, i cittadini sono stati chiamati a un referendum indetto all'interno di una consultazione elettorale che comprendeva il voto alle regionali, comunali ed europee. Insomma, non hanno potuto approfondire temi e argomenti necessari per un voto informato. La scelta era in realtà ben più complessa, dalle tanmte implicazioni economiche, finanziarie, amministrative, infrastrutturali». Da qui, Di Stefano rilanc ia la necessità di riproporre il quesito, spiegando bene ai cittadini le conseguenze positive e negative di una decisione che avrà un grande peso nel futuro.



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