ROMA La prima buona notizia del 2018 riguarda i pensionati. I loro assegni, che verranno pagati domani, saranno rivalutati in base all'inflazione. Negli ultimi due anni non era accaduto perché i prezzi erano rimasti fermi o leggermente arretrati. L'adeguamento calcolato provvisoriamente dall'Istat è dell'1,1%. Un incremento che sarà pieno per le pensioni fino a tre volte il minimo (circa 1.505 euro lorde mensili), per poi scendere gradualmente fino a più che dimezzarsi per quelle oltre sei volte il minimo. Non è l'unica novità del 2018 sul fronte previdenziale. Quest'anno andranno a dama una serie di interventi di manutenzione della legge Fornero. Il più rilevante riguarda l'uscita anticipata attraverso i meccanismi dell'Ape sociale e dell'Ape volontaria. La prima delle due misure-ponte, che permette di anticipare l'uscita dal lavoro a 63 anni invece che a 66 anni e 7 mesi, è riservata a coloro che sono disoccupati, invalidi, occupati nella cura di familiari disabili o impegnati in una delle quindici categorie di lavori gravosi individuati dalla legge (dai conciatori di pelle, alle maestre d'asilo, passando per i conducenti di mezzi pesanti). Con l'Ape sociale il lavoratore ottiene un reddito-ponte a carico dello Stato, senza nessun costo. Una delle novità introdotte dalla manovra finanziaria approvata dal governo Gentiloni, è la possibilità per le mamme di scomputare un anno di contributi per ogni figlio (ma con un tetto di due), dai requisiti necessari per accedere alla misura.
LE ALTRE NOVITÀ
Nel 2018 si concluderà, poi, un percorso iniziato ormai nel 2012: l'equiparazione dell'uscita dal lavoro per uomini e donne. Nel pubblico impiego questo passaggio si è già compiuto da tempo. Nel privato mancava l'ultimo passetto. Fino allo scorso anno, le dipendenti del settore privato potevano lasciare il lavoro compiuti 65 anni e 7 mesi.
Adesso anche loro potranno ritirarsi solo con 66 anni e 7 mesi di età, con una piena equiparazione con gli uomini. Lo stesso vale per le lavoratrici autonome, per le quali lo scalino sarà leggermente inferiore, perché nel 2018 dovranno lavorare solo sei mesi in più per potersi ritirare. La loro età passa da 66 anni e un mese a 66 anni e 7 mesi.
Da questi giri di cacciavite alla riforma Fornero, cos'è rimasto fuori? La cosiddetta Fase 2, quella che doveva riguardare le pensioni dei giovani. Il governo aveva studiato la possibilità di introdurre una pensione di garanzia, un assegno minimo da 600-700 euro mensili per i Millenials, i ragazzi che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 e che se hanno carriere discontinue e con buchi contributivi, rischiano di avere delle mini-pensioni. Ma il progetto è stato rimandato alla prossima legislatura.