Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/11/2024
Visitatore n. 740.942



Data: 02/01/2018
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Totocandidati: i nuovi Fina e Ruggieri, il patto Cesa-Piccone, si' Liris e la Di Stefano

L’AQUILA - Due comunicatori quarantenni sono i volti nuovi che si fanno strada nel “toto-candidati”, appena cominciato con incontri e contatti e pronto a scatenarsi, in vista delle prossime elezioni politiche del 4 marzo 2018, sia nel centrodestra che nel centrosinistra, schieramenti a caccia di proposte credibili per sfruttare gli effetti della nuova legge elettorale Rosatellum 2.0.

Una corsa al rinnovamento che si scontra, come ovvio, con le ambizioni o velleità di conferma degli uscenti, ma anche con le mosse di alcuni pezzi da 90 che ancora sfogliano la margherita: su tutti, il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, che sembra un giorno più vicino alla candidatura in Senato e il seguente deciso a puntare al bis da governatore mai riuscito a nessuno.

Intanto i giovani si fanno strada. Da un lato c’è Andrea Ruggieri, avvocato romano, ma nipote del conduttore aquilano Bruno Vespa e fidanzato della showgirl Anna Falchi, e soprattutto responsabile a livello nazionale dei rapporti di Forza Italia con le televisioni, che potrebbe finire proprio nelle liste forziste, su imprimatur berlusconiano, e in posizione di sicura elezione: un paracadutato dall'alto che non mancherà di far storcere il naso ai locali.

Dall’altro Michele Fina, ex assessore in Provincia e segretario provinciale Pd, consigliere del ministro della Giustizia Andrea Orlando e autore di un libro sui grandi discorsi politici della storia, che viene fortissimamente accreditato, in questi giorni, di una candidatura nel collegio maggioritario L’Aquila-Marsica-Alto Sangro, con sfida, quindi, di preferenze singole con gli altri candidati.

Nel centrodestra si parla anche di “quarta gamba”, il listone moderato, con gli intrecci tra l’europarlamentare Lorenzo Cesa e l’ex deputato Filippo Piccone.

Infine, anche i Cinque stelle sono in pieno lavorio, con un possibile ampliamento del serbatoio per le candidature.

QUI CENTROSINISTRA
Quello del citato Fina è solo uno dei nomi in campo, in un quadro composito del centrosinistra in cui, secondo quanto appreso da accreditate fonti politiche, a gestire la partita al momento sono in tre: la senatrice uscente e decisamente puntante al bis Stefania Pezzopane, che oggi in conferenza stampa ha definito la sua ricandidatura "oggettiva e indiscutibile", pur in assenza di ufficialità; il deputato Tommaso Ginoble che si trova nella stessa ambizione, e il già citato governatore D’Alfonso. Con loro, in pole, il presidente dell’assemblea regionale Pd, Camillo D’Alessandro.

Per allontanare l’idea di verticismo che potrebbe destare questo trittico, in una fase politica in cui il Pd si interroga sulla sua anima e teme un calo di consensi, è stata comunque lanciata l’idea di un sondaggio telefonico che verrebbe commissionato dal livello regionale di partito, capeggiato dal segretario, Marco Rapino; anzi, secondo alcuni le prime telefonate sarebbero già cominciate, ma in casa dem su questo tutti sembrano cadere dalle nuvole.

Le risultanze del sondaggio, qualora confermato, andrebbero incrociate con le segnalazioni dei coordinatori provinciali, incaricati di fare sintesi sui rispettivi territori, per arrivare alla definizione dei listini per il proporzionale e dei singoli sfidanti per il maggioritario.

Partite complicatissime, se fosse confermata la tendenza per cui, secondo le proiezioni Pagnoncelli di novembre, in Abruzzo ai democratici resterebbero zero parlamentari nei “derby” uno contro uno.

Anche per questo i profili in campo sono molteplici e nelle liste del proporzionale si starà strettissimi, tanto che non si può neanche escludere del tutto il ricorso alle primarie, come avvenne nel 2013, per stabilire prescelti e ordine di candidatura. Anche se, visti gli ultimi esiti, l’idea delle pre-consultazioni lascia più d’uno scontento.

Oltre a D’Alfonso, l’altra variabile impazzita tra i dem è quella dell’ex sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, già due volte deputato e ora pronto a chiudere la carriera tentando il colpo grosso del ritorno a Roma.

Dopo aver rinunciato a frantumare il campo con la corsa “ribelle” alla segreteria comunale, che peraltro l’avrebbe visto di certo perdente, le sue quotazioni sono in fortissimo rialzo: la ricompensa potrebbe essere un posto in lista (magari alla Camera, per non sovrapporsi alla Pezzopane) in quota Gianni Cuperlo, da sempre suo riferimento. Una posizione minoritaria, ma sempre entro i confini Pd, e per questo apprezzata.

Dalla Regione vorrebbero transitare a Roma il presidente del Consiglio, Giuseppe Di Pangrazio, e il citato D'Alessandro; potrebbero ritrovarsi a fronteggiare nomi come Maria Amato a Chieti, Antonio Castricone e Vittoria D’Incecco a Pescara, giunti alla fine del mandato e molto propensi a farne un altro.

QUI CENTRODESTRA
Nel centrodestra non si può comporre una lista senza fare prima o poi i conti con la suprema volontà di Silvio Berlusconi, e il possibile approdo in planata di Ruggieri tra i candidati in pole è l’esempio più classico.

Altra variabile, dolorosa quanto imprevista, è stata la scomparsa improvvisa per un incidente d’auto del senatore Altero Matteoli, che aveva già guidato la corsa alle candidature in Abruzzo alle recenti amministrative, concluse con due vittorie di prestigio all’Aquila e Lanciano grazie alla compattezza della coalizione e al passo indietro di candidati squisitamente forzisti.

Nessuno lo ammetterà in pubblico, per ragioni di delicatezza e opportunità politica, ma l’assenza di Matteoli è grave da colmare e getta un’ombra di incertezza su tutta la campagna d’Abruzzo.

Con questi presupposti, il coordinatore regionale, Nazario Pagano, sicuramente tra gli accreditati di un ottimo posto, sta raccogliendo i curriculum di papabili da presentare prima al tavolo nazionale e poi direttamente al Cav.

Novità degli ultimi giorni, nel faldone è finito, contrariamente alle previsioni iniziali, il nome del vice sindaco dell’Aquila, Guido Liris, top scorer di preferenze a giugno, da 6 mesi in carica e già combattuto se giocarsi subito una partita a Roma sulla scia vincente o consolidarsi ancor più sul territorio e puntare alle Regionali nel 2019.

Tra gli aquilani candidabili si fa il nome anche di Stefano Morelli, coordinatore comunale del partito, ma soprattutto ex presidente nazionale dei giovani forzisti e ancora ex vice presidente dello Yepp (organizzazione giovanile del Partito popolare europeo): posizioni in cui si è conquistato amicizie importanti, come quella con il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani.

Altro nome da tenere in notevolissima considerazione sarà quello di Sabrina Di Stefano, rosetana responsabile regionale dei Club Forza Silvio, non clamorosamente nota sul territorio, ma da anni a Roma e, al contrario, vicinissima ai vertici nazionali forzisti, tanto da avere festeggiato l'ultimo compleanno a palazzo Grazioli con Berlusconi e da detenere una stanza tutta sua nella storica sede della Lucina ora dismessa.

Per non dire di Antonella Di Nino, sindaco di Pratola Peligna (L’Aquila) che si è conquistata una grande reputazione nella positiva gestione dell’incendio estivo del Monte Morrone per quanto di sua competenza, che non è incompatibile come primo cittadino e che potrebbe mettere in campo risorse ingenti per una campagna elettorale coi fiocchi.

Queste novità si aggiungono ai nomi già noti di uscenti, come Fabrizio Di Stefano, Paola Pelino, Antonio Razzi e così via, e di nuove proposte già sviscerate, da Paolo Gatti a Gianni Chiodi, da Mauro Febbo a Lorenzo Sospiri.

Resta comunque pienamente valido lo scenario che vedrebbe nei collegi abruzzesi l’arrivo per Fratelli d’Italia di Marco Marsilio, deputato dal 2008 al 2013 e segretario amministrativo di Fdi, romano di origine abruzzese, boccone discretamente indigesto per l’intero centrodestra aquilano.

PICCONE E LA QUARTA GAMBA

Capitoletto a parte meritano le mosse dell’ineffabile Filippo Piccone, ormai ex parlamentare di Alternativa popolare e prima ancora del Nuovo centro destra, fuoriuscito dal Pdl, tornato alla ribalta delle cronache solo per l’essersi dimesso all’ultimo giorno utile per far entrare sulla carta a Montecitorio il suo fedelissimo Massimo Verrecchia, primo dei non eletti del fu Popolo della libertà e componente dello staff del sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli, nella stessa stanza del citato Fina.

Non si ricandiderà al Parlamento italiano, sia perché avrebbe difficoltà a trovare una nuova casa politica, sia perché, soprattutto, il suo vero obiettivo è un altro: “fare” campagna elettorale a Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Unione di centro ed eurodeputato.

Quest’ultimo, qualora eletto in uno dei collegi abruzzesi, infatti, secondo uno scenario che trova molte conferme nella Vela, si dimetterebbe da Strasburgo e consentirebbe proprio a Piccone di entrare nell’aula comunitaria, essendo a sua volta il primo dei non eletti alle Europee 2014. Con concrete prospettive di correre a un bis del celanese in seno all’Ue nel 2019.

Perché Cesa in Abruzzo? Perché è una delle (poche) roccaforti della Vela nella fase politica attuale, con risultato quasi a due cifre ad Avezzano, 9,5%, e tutto sommato discreto nel capoluogo, 2%, nell’ultimo voto di giugno, oltretutto con capacità di intercettare voti sia a destra che a sinistra.

QUI CINQUE STELLE
Nel Movimento 5 stelle ci si interroga se inseguire fino in fondo il sogno di centrare da soli la maggioranza necessaria a governare il Paese, utopia per alcuni, ipotesi concreta per altri, anche rinunciando a qualche paletto morale “da duri e puri”, ma che toglie l’opportunità di conquistarsi quel po’ di consenso in più che potrebbe fare la differenza per lanciare Luigi Di Maio a palazzo Chigi.

Un esempio, la regola che impone, per candidarsi alle Camere, di averlo già fatto in Comuni o Regioni e che, incrociata con quella che vieta di mollare mandati in corso, in sostanza obbliga ad avere già perso delle elezioni.

Se fosse tolta, rimetterebbe in gioco tutti quei grillini, della prima ora o ingressi recenti, che sono rimasti a guardare in elezioni locali date già per perse o poco confacenti, ma che potrebbero essere molto, molto interessati a un mandato da parlamentare.

Un caso su tutti? Quello del noto avvocato aquilano Fausto Corti, accreditato per mesi di candidatura a sindaco, ma poi sconfitto per la corsa alla fascia tricolore, senza battagliare, da Fabrizio Righetti, e rimasto alla fine pure fuori dalla lista dei candidati consiglieri comunali.

Un ammorbidimento dei criteri sulle candidature potrebbe significare, per lui come per altri, la prepotente discesa in campo.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it