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Data: 03/01/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Visite fiscali, salta il ritocco degli orari

ROMA Gli orari di reperibilità dei lavoratori che si assentano dall'ufficio per cause di malattia non cambiano. Restano di sette ore per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche e di quattro ore per quelli del settore privato, così come avviene già oggi. Salta, almeno per il momento, l'armonizzazione degli orari dedicati ai controlli tra pubblico e privato, indicata nei mesi scorsi nella riforma Madia della Pubblica amministrazione che ha rimesso mano all'interno meccanismo degli accertamenti medici e che ha portato alla nascita del Polo unico dell'Inps. Con le nuove regole l'istituto di previdenza, a partire da settembre 2017, si occupa anche della Pubblica amministrazione, oltre che del settore privato.
Nel provvedimento in questione vengono però allineate le regole in fatto di esclusioni dall'obbligo di reperibilità. La deroga vale se l'invalidità è pari o superiore al 67%. Finora invece nella Pa tetti non ce ne erano. L'altra novità sta nella possibilità di svolgere accertamenti «con cadenza sistematica e ripetitiva, anche in prossimità delle giornate festive e di riposo settimanale». Una misura anti-furbetti, già annunciata e ora confermata nella versione ufficiale del decreto. Provvedimento che entrerà in vigore il 13 gennaio. Passate le vacanze quindi nella Pubblica amministrazione non farà più fede il regolamento di Renato Brunetta ma il decreto firmato dalla ministra della Funzione pubblica Marianna Madia con il titolare del Lavoro, Giuliano Poletti.
I DETTAGLI
Nonostante le intenzioni fissate nella riforma, però i vecchi orari sono stati riproposti nell'ultimo decreto. Un dietrofront che noN è piaciuto al presidente dell'Inps Tito Boeri ma giustificato dal fatto, secondo quanto spiegano dai due ministeri, che la parificazione delle fasce avrebbe portato inevitabilmente a una riduzione delle finestre orarie per gli statali e dunque una minore incisività della disciplina dei controlli. La decisione di affidare all'Inps la competenza esclusiva sugli accertamenti (in precedenza del settore privato se ne occupavano le Asl) era maturata all'indomani del famigerato capodanno dei Vigili romani. Era la notte a cavallo tra il 2014 e il 2015 e subito scoppiò la polemica sull'assenteismo di massa: si registrarono l'83,5% di assenze dell'ultima ora. A settembre dunque si è partiti con il Polo unico. Nonostante per le fasce orarie non cambi nulla rispetto al passato, la riforma porta con sé alcune novità. A cominciare dal fatto che l'Inps avrà la possibilità di effettuare controlli reiterati, ossia il medico durante una malattia potrà recarsi anche più volte a fare visita al lavoratore, anche nella stessa giornata a distanza di poche ore. E poi gli accertamenti potranno essere selettivi per verificare che chi si assenza spesso nel fine settimana o il lunedì, sia malato davvero. Con la messa a regime del nuovo meccanismo si punta inoltre a una migliore distribuzione e copertura territoriale degli accertamenti, cercando di coprire le zone meno battute per un'effettiva carenza di dottori. Come incentivo alle visite, si è aperto anche alla possibilità di riconoscere dei premi economici ai medici, in base al numero degli accertamenti accumulati, in modo da migliorare l'intensità e l'ampiezza dei controlli. Tornando alle fasce orarie. Come detto, il nuovo decreto non cambia la situazione attuale.
D'altra parte erano due le strade che il Governo poteva percorrere: o allargare gli spazi per i lavoratori privati, come più volte proposto dal presidente dell'Inps Tito Boeri, che si era espresso per portare tutti a sette ore, oppure accorciare la reperibilità per gli statali in quanto allargarla avrebbe comportato un maggior costo per l'Istituto al momento non sostenibile.

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