Gli aumenti ammazzano l’autostrada e isolano l’Abruzzo. «Con questa integrazione economica insopportabile, che allontana i cittadini dall’uso dell’infrastruttura, si rischia di avere un vertiginoso calo dell’utenza con una conseguente riduzione di redditività e aumento del rischio di insicurezza dell’autostrada». Così scrive il governatore, Luciano D’Alfonso, che va oltre il premier Gentiloni e il ministro Delrio. E svela l’esistenza di una legge anti-rincari.
PUNTA ALL’EUROPA. Di fronte alla stangata che ha colpito dal primo gennaio A24 e A25, con aumenti di pedaggio del 12,89%, il presidente della Regione scrive direttamente al presidente dell’Autorità di regolazione dei Trasporti, Andrea Camanzi, e ai tre commissari europei per la concorrenza, i trasporti e la politica regionale, Margrethe Vestager, Violeta Bulc e Corina Cretu. La stessa lettera è stata inviata, ma solo per conoscenza, a Paolo Gentiloni, Graziano Delrio e ai prefetti dell’Aquila, Giuseppe Linardi, di Teramo, Graziella Palma Maria Patrizi, e di Roma Paola Basilone. «È un aumento assolutamente insostenibile dal punto di vista giuridico», esordisce D’Alfonso che invita l’Autorità dei trasporti a intervenire senza perdere tempo «in ragione della gravità e dell’impatto negativo che questo meccanismo genera, dobbiamo lavorare con urgenza», scrive, «per fare in modo che il pedaggio annuale, necessario alla copertura delle spese di personale, di investimento e manutentive, trovi una rivisitazione contrattuale a garanzia degli utenti anche attraverso un intervento del corpus normativo europeo e nazionale». Il patto è da rifare.
LA SCIATTERIA. Il punto chiave della vicenda caro-pedaggi, infatti, è come modificare il contratto, stipulato nel 2001 dopo la gara d’appalto, con la società concessionaria delle autostrade che collegano l’Abruzzo a Roma. «Un contratto», afferma il governatore, «caratterizzato da sciatteria e superficialità perché non stabilì un limite agli aumenti dei pedaggi». È diabolico l’effetto domino che il rincaro genera: fa diminuire le utenze, abbatte la redditività per Strada dei Parchi e, di conseguenza, aumenta il rischio per lavori di manutenzione non più sopportabili.
L’ISOLA CHE NON C’È. «A24 e A25 rappresentano l’unica modalità di connessione veloce, funzionale e capillare, capace di toglierci dall’isolamento regionalista», dice D’Alfonso, «c’è un solo modo per intervenire che non è quello di rivolgersi al governo ma a un’istituzione super partes: l’Autorità dei trasporti». Il governatore così polemizza con quelli che, in questi giorni, protestano senza sapere a chi realmente indirizzare critiche e richieste. «Mi appello alle funzioni e ai poteri esercitati da codesta spettabile Autorità», scrive il presidente della Regione nella lettera a Camanzi e ai tre commissari Ue
IL GRIMALDELLO. E nella lettera richiama una legge, la 214 del 22 dicembre 2011, che stabilisce che solo l’Autorità dei trasporti «provvede a garantire, secondo metodologie che incentivino la concorrenza, l’efficienza produttiva delle gestioni e il contenimento dei costi per gli utenti, le imprese e i consumatori, condizioni di accesso eque e non discriminatorie alle infrastrutture ferroviarie, portuali, aeroportuali e alle reti autostradali». La stessa Authority provvede «a definire i criteri per la fissazione da parte dei soggetti competenti delle tariffe, dei canoni dei pedaggi, tenendo conto», dice la norma, «dell’esigenza di assicurare l’equilibrio economico delle imprese regolate, l’efficienza produttiva delle gestioni e il contenimento dei costi per gli utenti, le imprese e i consumatori». È il punto su cui far leva. Sulla base di questa legge, D’Alfonso ha quindi deciso di inviare due dossier a Camanzi e ai commissari europei. La soluzione anti-stangata passerebbe così attraverso un intervento che modifichi la normativa europea e nazionale. In modo da poter riscrivere quel contratto del 2001 che ignorò le ragioni dei pendolari. E non solo.
SE IL CAFFÈ È D’ORO. «L’aumento», conclude infatti il governatore, «non dovrà superare il 2 per cento. Altrimenti è come chiedere 20 euro per un caffè servito al bar che comporterebbe il fallimento del locale». In altre parole, per D’Alfonso, anche Strada dei Parchi paga il caro-pedaggi.