L'AQUILA Un risiko. Così si presenta l'anno che verrà per la politica abruzzese. Un risiko in cui i disallineamenti degli appuntamenti elettorali rischiano di creare degli ingorghi stellari. Per giunta c'è anche la variabile dell'impoderabilità delle decisioni di natura giudiziaria. Ecco la scacchiera come si presenta oggi col rischio che possa cambiare completamente per l'effetto domino anche di una sola pedina che vada a spostarsi.
BIG LUCIANO
Il principale nodo è la candidatura o meno alle Politiche dell'imminente 4 marzo di Luciano D'Alfonso. E' il dato politico centrale che in questo momento pone nelle mani del Governatore un po' tutti i dadi della partita. Un sì o un no cambiano tutto lo scenario. Soprattutto perchè, l'eventuale sì (dando per scontato in una postazione sicura) porterebbe la Regione a votare anticipatamente (la scadenza è 2019) a ottobre-novembre, dopo sei mesi di interregno del vicepresidente Lolli, ma anche a dover necessariamente concatenare le scelte per le Politiche non solo da parte del Pd.
Lui, per ora, comprensibilmente fa melina. «Se devo decidere sulla base di ciò che a me interessa portare a conclusione- ha dichiarato-, io rimango a fare il presidente della Giunta regionale, ma naturalmente, facendo parte di una comunità politica, voglio capire che significa, in favore degli abruzzesi, una candidatura alle politiche». «Non mi sono mai autocandidato a nulla - ha rimarcato D'Alfonso-. Faccio parte di una comunità politica e di una comunità territoriale. Personalmente mi sento coinvolto fino all'ultimo giorno di questa legislatura a fare il presidente della Giunta regionale, per la quale mi hanno fatto sgolare, visto che ho impiegato 14 anni per avere la candidatura. Alle regionali ho vinto doppiando i miei due avversari. Adesso vorrei arrivare a concludere questo straordinario percorso».
IL PARTITO DEI SINDACI
La scelta di D'Alfonso, dunque, sarà una bomba. Ovviamente qualcuno gioca d'anticipo e punta tutte le fiches sulla partenza per Roma del Governatore. L'ha fatto il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, che s'è subito piazzato: «Le mancate dimissioni per una candidatura al Parlamento sono state volute: nel colloquio di giugno, Berlusconi me lo aveva proposto, ma alla fine si è detto che il mio futuro è in Regione. Sono a disposizione come sempre, ho i miei obiettivi già fissati e li confronterò con quanti dovranno condividere questa scelta. L'obiettivo- ha spiegato al sito Abruzzoweb- è quello della presidenza, ma non può essere dichiarato, sono uno di quelli che mette a disposizione la propria esperienza per costruire la squadra, è molto diverso perché c'è gente che si autoproclama e chi invece lavora».
E a proposito di sindaci, c'è anche la bomba Teramo. Maurizio Brucchi, il primo cittadino teramano è stato dimissionato dal suo centrodestra in particolare dal re delle preferenze (12.000), l'attuale consigliere regionale Paolo Gatti, un altro che non ha mai nascosto di aspirare alla poltrona di Governatore. Con Di Primio già in campo e l'accoltellamento ancora caldo di Brucchi, Gatti è fuori gioco? L'area teramana farà ancora un passo indietro dopo aver dominato l'Abruzzo nell'era di Gianni Chiodi? Gatti potrebbe essere compensato (magari al proporzionale) con un posto in Parlamento proprio con l'ex Governatore teramano. Per il Comune di Teramo, comunque, giochi fermi per il turno amministrativo di maggio-giugno: se ne riparlerà dopo il 4 marzo.
TAR E CONSIGLIO DI STATO
L'altra variabile è il caso Avezzano. Com'è noto il Tar d'Abruzzo ha ribaltato la maggioranza dandola al centrosinistra di Gianni Di Pangrazio e togliendola al vincitore Gabriele De Angelis: come dire che il rischio di nuovo elezioni è dietro l'angolo. Il Consiglio di Stato è fissato per l'8 febbraio ma gli avvocati di Di Pangrazio hanno chiesto di anticipare tale data. Perchè così si potrebbe ragionare per le Politiche a decisione presa invece che lasciare in mezzo al guado una Marsica che è elettoralmente decisiva nello scacchiere abruzzese per via del suo voto da sempre dichiaratamente etnico e visto che tra i papali per un posto a Roma c'è anche il fratello del sindaco uscente battuto, ovvero il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio. Un bel rompicapo: ad Avezzano si rischia un anno di commissario ed elezioni nel 2019, in tandem con le Regionali, se D'Alfonso resta a palazzo dell'Emiciclo.
E in fatto di anatra zoppa c'è anche il caso L'Aquila, ancora lontano, ma pur sempre nello scacchiere. Il Tar, dopo il già autorizzato riconteggio delle schede, deciderà ai primi di marzo. Tutto a marzo...
CINQUE STELLE
E i grillini? Impegnati a contare i click sulle piattaforme web, rischiano (almeno nel proporzionale) la debacle elettorale patita nelle Comunali del capoluogo dove correvano per vincere ma alla fine non hanno raggiunto nemmeno il quorum. Il nuovo anno dirà.