ROMA Sono bastate alcune «indiscrezioni» di stampa sulla possibilità che il segretario del Pd, Matteo Renzi, lanciasse l'idea di abolire il canone Rai per scatenare un putiferio politico di primordine e scuotere il Pd. «Si tratterebbe di una presa in giro», ha subito twittato il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda. «Spero - ha scritto il ministro - che l'idea di abolire il canone Rai sostituendolo con un finanziamento dello Stato non sia la proposta del Pd per la campagna elettorale. I soldi dello Stato sono i soldi dei cittadini».
Dopo la sortita di Calenda, sempre via social, è arrivata la precisazione di Renzi. Eccola: «Quando siamo arrivati al governo, il canone Rai costava 113 euro adesso è a 90. Perché se pagano tutti, paghiamo meno». Renzi, dopo aver spiegato i benefici della decisione di far pagare il canone attraverso le bollette, che ne ha ridotto l'evasione, ha continuato così: «Si può garantire il servizio pubblico abbassando il costo per i cittadini: mi sembra giusto e doveroso. E noi abbiamo la credibilità per farlo perché abbiamo iniziato ad andare in questa direzione. Continueremo. Per noi parlano i fatti».
Una replica spedita non solo al ministro dello Sviluppo, che nel frattempo aveva anch'egli precisato la sua posizione: «Abbiamo messo il canone nella bolletta della luce e ora non possiamo cambiare strada. Inoltre, se si vuole davvero affrontare il tema - ha detto Calenda - bisogna ragionare sulla privatizzazione». «Non capisco perché - ha ragionato il ministro - dopo aver fatto tante cose serie e buone per la crescita, gli investimenti e l'occupazione, si debbano ipotizzare promesse stravaganti. È un peccato». «Come noto, io sono favorevole alla privatizzazione della Rai - ha concluso il ministro - Ma questo è il tema. Il messaggio levo il canone ma finanzio con fiscalità generale fa considerare i soldi dello Stato qualcosa di diverso dai soldi dei cittadini», ha detto ancora il ministro.
LE REAZIONI
Sul tema è intervenuto anche il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, derubricando - con il benestare del Nazareno - l'annuncio renziano, appunto, a mera «indiscrezione». «Mi meraviglia anche la fretta con cui si dà tutto per certo ed il tono di alcune reazioni», ha commentato Giacomelli. Secondo il quale: «Il governo Renzi con la riforma del canone in bolletta ha recuperato l'evasione e abbassato il costo per i cittadini onesti che lo pagavano».
Diversa la linea di Michele Anzaldi, deputato Pd e segretario della Commissione di Vigilanza: «La riforma del canone in bolletta ha avuto come obiettivo principale quello di far pagare meno i cittadini e non è stato un semplice vezzo - ha scritto Anzaldi su Facebook. Per la prima volta nella storia della Rai il canone è diminuito, passando da 113,5 a 90 euro. È questo che il ministro Calenda farebbe bene a rivendicare, non una semplice modifica alla modalità di pagamento. In quest'ottica - ha proseguito Anzaldi - va vista l'opportunità di abolire l'imposta della tv: far risparmiare ancora i cittadini, come con l'abolizione della tassa sulla prima casa Imu/Tasi. Via il canone che oggi costa 2 miliardi, risorse transitorie alla Rai per 1,5 miliardi (come oggi) con risparmi e tagli senza un euro in più di spesa pubblica, revisione tetti pubblicitari, stop al pagamento dei cittadini, risparmio immediato di 500 milioni. Discutiamo di questo, non di privatizzazione».
Anche il presidente del Pd, Matteo Orfini, si schiera a favore dell'abolizione del canone Rai e piega: «Quando lo mettemmo in bolletta dicemmo che il recupero dell'evasione serviva a far pagare meno. Ma sempre (non solo allora) abbiamo detto che l'obiettivo era il superamento del canone. Io resto di quella idea. Poi sulle modalità possiamo discutere».
E mentre il sindacato dei giornalisti Rai, l'Usigrai, fa muro a favore del canone, anche l'ex direttore di rete Giancarlo Leone, oggi presidente dell'associazione produttori televiosivi, sottolinea che: «La Rai deve contare sempre di più sul canone per distinguersi dall'offerta commerciale e investire su contenuti e produzioni di qualità. L'idea di abolire il canone è in contrasto con una visione attenta agli interessi della collettività».