PESCARA Ora è la Corte dei conti a chiedere spiegazioni. Vuol sapere dalla Regione perché, quella che doveva essere una eccellenza del Centro Sud nel campo della ricerca agricola, è lasciata a marcire immersa nei suoi 40 ettari tra le campagne del Vastese, con attrezzature all'avanguardia inutilizzate, laboratori fantasma, 27 dipendenti tra ricercatori, tecnici e amministrativi rimasti a braccia conserte. Un progetto sul quale erano stati investiti 25 miliardi di vecchie lire quello del Cotir di Vasto, che ha goduto di interventi straordinari per il Mezzogiorno, risorse europee, l'attenzione del Ministero della Ricerca, trasformato in poco tempo nell'ennesimo carrozzone della politica.
Il Consorzio abruzzese per la divulgazione e la sperimentazione delle tecniche irrigue sembra ormai relegato in una sorta di limbo: nessuno sa più quale sarà la sua sorte. Prima di Natale, persino i commissari liquidatori nominati dalla Regione (azionista di riferimento) hanno gettato la spugna. Dopo l'assemblea del 22 dicembre hanno scritto ai lavoratori e al Dipartimento Politiche agricole per dire: «Il Collegio uscente non è nelle condizioni di poter completare la procedure di liquidazione in corso, stante la necessità di adeguati interventi, anche alla luce delle ulteriori criticità sopravvenute». A dare notizia dell'interessamento della Corte dei conti sul caso Cotir è il presidente della Commissione di Vigilanza della Regione, Mauro Febbo che aveva trasmesso un dettagliato rapporto alla magistratura contabile sulla grave situazione economica finanziaria del centro di ricerca: «Spero - sottolinea Febbo - che l'intervento della Corte dei conti non sia troppo tardivo vista l'inaspettata e recentissima decisione di sospendere ogni attività al Cotir, assunta proprio dai liquidatori e ratificata dall'assessorato alle Politiche agricole della Regione». Febbo ricorda di aver denunciato per anni la superficialità con cui è stata affrontata la crisi del centro di ricerca, nato per occuparsi di agricoltura, ambiente, gestione dell'acqua e finito in un pantano: «Oggi - continua - abbiamo un patrimonio immobiliare di rilievo, con attrezzature scientifiche, impianti irrigui e laboratori chimici abbandonati e lasciati a marcire nella più totale indifferenza». Un riferimento è al famoso spettrometro nucleare Nmr ad alta risoluzione (600Mhz), «supporto indispensabile - precisa Febbo - per una ricerca avanzata nel settore agricolo e agroalimentare». Anche questa una strumentazione al servizio della ricerca costata centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici. Adesso c'è la nota del 27 dicembre scorso con cui il Collegio dei liquidatori ha deciso di sospendere ogni attività, ritenendo non ipotizzabile una prosecuzione della procedura di liquidazione del Cotir. Febbo ricorda di aver presentato un emendamento nell'ultimo Consiglio regionale con cui si chiede di erogare un finanziamento di 800mila euro per salvare i centri di ricerca abruzzesi, ma adesso sollecita un intervento specifico proprio per il Cotir, anche al fine di scongiurare il licenziamento dei lavoratori. Nella nota di dicembre i commissari ritengono di aver fornito ai soci ogni elemento utile per terminare il procedimento di liquidazione, come già avvenuto per Crua (ex Crab) nel luglio scorso. Tra gli interventi da adottare: elaborazione e deposito del progetto di riordino, legge regionale di patrimonializzazione, legge regionale per fondo di rotazione, accordo sindacale di revisione del costo del lavoro, richiesta di stanziamento. Questi i presupposti perché il progetto di riordino elaborato dalla Giunta regionale con il decreto del 6 luglio scorso (Centro unico di ricerca) possa venire alla luce e consentire di rilanciare anche gli altri due Centri, Cotir e Crivea, in linea con il mandato conferito ai liquidatori nel 2015. Ma le rassicurazioni fornite da Giunta e Consiglio regionale in fase di approvazione del bilancio non sono bastate: «In attesa di riscontro da parte del socio di riferimento - scrive il Collegio dei liquidatori - e considerate le difficoltà sopravvenute rispetto allo svolgimento delle prestazioni lavorative (mancanza di energia elettrica, riscaldamento e linea telefonica), nonché l'impossibilità di questo collegio di azionare adeguati ammortizzatori sociali, in attesa di sostituzione dell'organo dimissionario, riteniamo opportuno sospendere le attività e relative retribuzioni con effetto immediato». Un fine d'anno col botto.