ROMA Le strade della Capitale continuano a tracimare di pattume, ma per la giunta di Virginia Raggi la parola d'ordine è «normalizzare» la crisi. «Il sistema di raccolta ha retto», dice l'assessore all'Ambiente del Campidoglio, Pinuccia Montanari, fedelissima di Belle Grillo, che la considera una «donna dall'intelligenza diabolica» e un «genio». Doti di cui oggi c'è il massimo bisogno, a Roma, considerato il cul-de-sac in cui l'amministrazione cittadina si è infilata nella gestione dell'ennesima emergenza rifiuti. Perché per portare via i sacchetti che trasbordano dai cassonetti c'è bisogno di un aiuto esterno, per questo prima di Natale l'Ama aveva espressamente chiesto l'intervento dell'Emilia-Romagna. Il governatore della Regione rossa, il dem Stefano Bonaccini, si era anche detto disponibile, poi però il Campidoglio ha fatto retromarcia: niente camion per l'Emilia. Una linea concordata con i vertici nazionali del Movimento. «Toscana e Abruzzo sono le due destinazioni indicate fin dall'inizio in base ai principi di prossimità ed economicità che permetterebbero risparmi all'Ama e, quindi, alla città di Roma», dice il presidente della Commissione Ambiente del Comune di Roma, il grillino Daniele Diaco.
Peccato che l'Abruzzo non sia disposto ad accettare la famigerata monnezza romana a occhi chiusi. Anche perché da anni alleggerisce gli impianti del Lazio dal peso della spazzatura capitolina e per acconsentire a questa «quota aggiuntiva» il governatore Luciano D'Alfonso, anche lui Pd, vuole rassicurazioni da Palazzo Senatorio: «Vogliamo che venga riconosciuta l'emergenza e che ci dicano per quanto tempo dovremmo fornire questo ulteriore aiuto», dice il presidente dell'Abruzzo. Prima di allora, la sua giunta non voterà la delibera per aumentare il numero di camion provenienti da Roma. Per l'Ama, la municipalizzata dei rifiuti della Capitale, rischia di essere un problema. La città è ancora in grande sofferenza, con i bidoni stracolmi e i sacchetti che dai marciapiedi hanno cominciato a lambire la strada in tanti quartieri, da Centocelle alla Balduina.
LE CIFRE
Va ricordato che Roma Capitale ha esportato, nel 2017, circa 110 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati - 40 mila in Abruzzo e 70 mila in Austria - 200 mila tonnellate di rifiuti organici da raccolta differenziata (verso Friuli, Lombardia e Veneto), circa 150 mila tonnellate di rifiuti combustibili (Lombardia, Emilia Romagna) e circa 250 mila tonnellate di rifiuti da interrare in Emilia-Romagna, Toscana e Puglia. Esporta poi in altre province laziali - Latina, Frosinone e Viterbo - circa 200 mila tonnellate annue di rifiuti indifferenziati.
IL DIBATTITO
In attesa di capire le mosse dell'Abruzzo e della giunta Raggi, la polemica politica si gonfia. Per la presidente del Pd Lazio, Lorenza Bonaccorsi, «Roma affoga nei rifiuti per non disturbare la campagna elettorale di Di Maio». Secondo Bonaccini il dietrofront del Campidoglio nasce dal «timore» che «possa essere una gaffe il fatto che un'amministrazione a guida centrosinistra come l'Emilia Romagna dia una mano a un'amministrazione M5S». Considerazione retwittata dal segretario del Pd, Matteo Renzi, che sposa anche quanto scrive Roberto Giachetti: «Se ne fregano dei cittadini» (sottinteso il M5S). Ogni territorio «deve assumersi le proprie responsabilità e prendere decisioni», rincara il ministro dei Trasporti Graziano Delrio. Mentre i rappresentanti abruzzesi di Noi con Salvini protestano: «Non saremo la pattumiera di Roma». Tra i Cinquestelle ufficialmente prevale la linea del complotto: «Il Pd fa campagna elettorale sulla pelle dei romani, per un cassonetto che straborda ce ne sono dieci puliti, ma in tv ci va sempre quello pieno. Oggi possiamo resistere alle tariffe stratosferiche che ci impone l'Emilia Romagna». Ma nella maggioranza di Virginia Raggi più di un consigliere, a microfoni spenti, avanza dubbi sulla strategia. Se ne parlerà anche oggi, in un vertice del M5S romano.
«La Raggi vuole una mano dall'Abruzzo? Bene, ma prima riconosca che c'è un problema, dica la verità sui numeri dell'emergenza e ci faccia sapere quali soluzioni vuole mettere in campo a Roma. Stiamo parlando della Capitale, serve una condotta istituzionale, non una condotta fatta di fesserie...», dice Luciano D'Alfonso, presidente dell'Abruzzo, in quota Pd.
Governatore, sembra di capire che l'aiuto della sua Regione al Campidoglio non sia scontato?
«Noi ci riuniremo domani (oggi, ndr) per discutere. Ma finora non abbiamo avuto contatti con il Comune di Roma».
Davvero? Eppure dal M5S romano dicono che Abruzzo e Toscana sono le destinazioni «indicate fin dall'inizio» per portare la Capitale fuori dall'emergenza monnezza, dopo lo stop ai camion per l'Emilia Romagna.
«Finora abbiamo avuto solo contatti con l'Ama, ma dal versante politico non si è fatto sentire nessuno».
Insomma, per sbloccare la situazione si aspetta una telefonata dalla Raggi?
«Certo, mi aspetto un'interlocuzione istituzionale. Dobbiamo capire che tipo di aiuto ci chiedono, di che quantità di immondizia stiamo parlando e per quanto tempo sarebbero necessari gli impianti dell'Abruzzo. Se c'è un problema, non va ridimensionato».
Ecco, appunto. Per quanto tempo la Capitale potrebbe sfruttare le strutture abruzzesi? L'Emilia aveva detto sì, ma al massimo per due mesi.
«Credo che il margine sia quello anche per noi, ma ci riuniremo oggi per parlarne».
Due mesi al massimo, quindi. A partire da quando? La sua giunta voterà subito il via libera ai camion provenienti da Roma?
«Non voteremo subito, per ora discuteremo delle possibili soluzioni. Chiederemo al Campidoglio di spedirci un report sulla situazione dell'immondizia. Devono dirci se c'è un'emergenza o no. Anche perché l'Abruzzo già da tempo accoglie i rifiuti di Roma, se dovessimo intervenire di nuovo si tratterebbe di una quota aggiuntiva, che andrebbe adeguatamente motivata».
Che idea si è fatto della querelle tra Raggi e il suo collega dell'Emilia Romagna (e di partito), il governatore Stefano Bonaccini?
«Credo che Bonaccini abbia fatto bene e con spirito istituzionale si sia messo a disposizione davanti a una richiesta di solidarietà, come facciamo noi adesso. Poi a questa condotta istituzionale si è risposto con una condotta da fesserie, almeno da quello che ho letto in questi giorni sulla stampa. Mi è sembrato un atteggiamento curioso, perché se c'è un problema non si sta a guardare il colore politico della Regione. Qui c'è in gioco la Capitale e la sua immagine, a livello turistico, economico e culturale. Per questo saremo responsabili. Ma vogliamo sapere esattamente qual'è la situazione e soprattutto che tipo di lavoro si sta facendo a Roma, a livello organizzativo».
Il vero problema di Roma è quello degli impianti, pochi e inadeguati. E così dopo la chiusura di Malagrotta non si riesce a chiudere il ciclo dei rifiuti.
«Essere autosufficienti è fondamentale, noi lo siamo da tempo. Abbiamo appena votato un piano che porterà al 70% la raccolta differenziata entro il 2022».
Anche i grillini romani vorrebbero la differenziata al 70% nel giro di 3-4 anni. Il problema è che nella Capitale oggi non si supera la soglia del 45% e negli ultimi due anni l'aumento è stato minimo...
«Sono situazioni diverse. L'Abruzzo già oggi è oltre il 55% di differenziata, siamo intorno al 58 a livello regionale. Per questo l'obiettivo del 70% è realistico, per noi».