Presidente Tajani, il vertice ad Arcore ha risolto tutti i problemi?
«Era scontato si ritrovasse l'unità e il messaggio che arriva all'opinione pubblica è quello di un centrodestra che ha molte sfaccettature ma che ha una linea e un programma comune con il quale si presenterà agli elettori».
Programma comune, quale? L'abolizione della Fornero che FI votò?
«Il nostro programma sarà una manifestazione di serietà e una risposta alle richieste che vengono dai cittadini e sottolineate da Mattarella nel discorso di fine anno. La Fornero sarà uno dei temi. Ci sarà il codice delle donne, la flat tax, le pensioni a mille euro. L'abolizione della Fornero è solo uno dei punti».
Ma l'eventuale abolizione della riforma delle pensioni non rischia di crearvi qualche problema con Bruxelles?
«Si tratta di fare una riforma delle pensioni che non sia penalizzante. La Fornero va corretta, anche la Corte Costituzionale è intervenuta, ma nessuno vuole farlo senza le dovute coperture».
Nel programma verrà ribadita l'appartenenza dell'Italia all'Europa o ci sarà anche il referendum sull'euro?
«Sulla moneta unica anche Salvini ha detto, rispondendo a Di Maio, che il referendum non si può fare».
Magari consultivo?
«Nessuno di noi vuole uscire dall'euro. Non ha alcun senso. Importante è fare le riforme in Europa e avere un'Italia che conta di più».
Ieri Casini sul nostro giornale ha sostenuto che in Europa non c'è molta preoccupazione per l'alleanza tra FI e Lega perchè sono sicuri che il giorno dopo il voto salta. Che ne pensa?
«In Europa sono preoccupati dell'instabilità del nostro Paese non delle alleanze. Noi siamo stati sempre alleati della Lega e Casini ne faceva parte, ma la guida della coalizione è stata sempre di FI e lo sarà anche questa volta».
Però la Lega va con il simbolo di Salvini premier. Conterà qualcosa?
«Ma siamo in campagna elettorale! Quello che conta sono i punti concreti del programma. Poi si è sempre detto che sarà la forza che avrà più voti ad esprimerlo. Adesso il problema non è chi farà il premier, ma cosa si propone agli italiani. Io sono comunque convinto che il premier sarà indicato da FI».
Quindi è possibile tocchi a lei?
«Sono impegnato a fare il presidente del Parlamento Europeo. Avessi questa velleità mi sarei candidato. Resterò in Europa e sono convinto che Strasburgo si pronuncerà in tempo e Berlusconi sarà il premier».
Se l'aspettava questo recupero di credibilità di Berlusconi in Europa?
«La stampa ha scritto un po' in ritardo quello che già sapevamo e che era accaduto a Malta al vertice del Ppe avvenuto prima dell'estate scorsa. In quella occasione Berlusconi ha incontrato la Merkel, Orban, Rajoy e tutti i primi ministri popolari che in lui vedono il garante della stabilità».
Merito di Berlusconi o della paura del M5S?
«Si sono resi conto che Berlusconi è l'unico in grado di garantire la stabilità e che senza FI in Italia non ci sarebbe il Ppe. In politica contano la forza, i voti e l'affidabilità. La mia elezione a presidente in Parlamento ne è stata una dimostrazione».
Se il centrodestra dovesse superare il 40% avrebbe la maggioranza in tutte e due i rami del Parlamento. Se non sarà così?
«La tendenza, come dimostrano i sondaggi è questa. Non esistono possibilità di divisioni del centrodestra».
Ma se il centrodestra non dovesse prevalere rimarrà unito e cercherà insieme le alleanze?
«Noi siamo sicuri di poter vincere sia alla Camera che al Senato. Se così non fosse sarà il capo dello Stato a decidere cosa fare e a chi dare l'incarico per mettere insieme una maggioranza oppure richiamare gli italiani di nuovo al voto per avere una maggioranza chiara. E' già accaduto in Spagna, ma io sono convinto che non accadrà perchè la tendenza è chiara e a noi favorevole».
Qualcuno sostiene che Berlusconi è bravissimo a fare alleanze elettorali che però si sfasciano dopo il voto. Teme possa accadere tanto più che Berlusconi non sarà in Parlamento?
«Gli italiani giudicheranno dai programmi e comunque ricordo che Berlusconi è stato il presidente del Consiglio più longevo a palazzo Chigi. La capacità del centrodestra di governare è fuori ogni dubbio. Basti guardare alla politica estera fatta da Berlusconi».
Salvini continua ad essere molto critico con coloro che sono tornati nel centrodestra dopo aver sostenuto governi di segno opposto. Lei come giudica questi ripensamenti?
«Non sono rientrati dentro FI. Se vogliono aggregarsi per battere la sinistra, bene. Anche perchè nella quarta gamba sono tutti sotto la guida di Cesa, che è sempre stato coerente, e correranno sotto il simbolo dell'Udc che a sinistra non è mai andato».
Accordi post voto con i Cinquestelle come ha detto Salvini?
«Assolutamente no e io sono sicuro della fedeltà e della coerenza della Lega. Salvini non farà mai un accordo con Di Maio. Sono profondamente incompatibili».
Quali rischi correrebbe l'Italia qualora dopo il voto non si riuscisse a comporre un governo?
«L'Italia è chiamata a svolgere in Europa un ruolo importante in una fase di snodo. Ci sono state le elezioni in Francia e tra breve anche la Germania avrà un governo. L'Europa va cambiata e sul tappeto ci sono tante proposte, dall'unione bancaria alle difesa comune. L'Italia non può non essere nel gruppo di testa e una grande protagonista. Ma a questi appuntamenti non si viene invitati. Dobbiamo noi assumere un ruolo in virtù del nostro peso come contributori netti e seconda potenza industriale, ma dobbiamo essere credibili, presenti e seri».
Ma se la fase di incertezza dovesse essere lunga toccherà al governo Gentiloni rappresentare l'Italia. FI come si comporterà?
«Noi in politica estera, come dimostra anche la missione in Niger, siamo sempre stati disponibili. Ma all'Italia serve un governo forte e stabile perché dobbiamo essere delle locomotive del processo di cambiamento della Ue. Sino a che non ci sarà un nuovo governo è ovvio che c'è l'attuale. Così è stato anche in Germania».
Nel Lazio il centrodestra candiderà Gasparri?
«Vedremo, ma se toccherà a lui è un ottimo candidato».