ROMA A Palazzo Chigi seguono la crisi dei rifiuti romani con preoccupazione. E invitano il Campidoglio ad agire, perché un rinvio delle soluzioni «non sarebbe più comprensibile». «Roma non può permettersi l'emergenza», ha detto in chiaro il ministro Galletti, mentre il governatore dell'Abruzzo, Luciano D'Alfonso, ha spedito a Virginia Raggi una lettera con le condizioni della sua Regione per accogliere i camion carichi di monnezza romana. Messaggio chiaro: la Capitale voti subito un piano anti-emergenza vero, altrimenti non aspettatevi una mano da noi. Il documento è partito ieri notte da Pescara, direzione Campidoglio
Dopo lo stop & go della trattativa con l'Emilia Romagna a guida Pd, l'amministrazione di Virginia Raggi ora è costretta a sperare nel «sì» dell'Abruzzo. Ma da Pescara - anzi, dagli impianti di Sulmona e Chieti - non arriverà un aiuto immediato. E la Capitale è sempre più in emergenza. Entro cinque giorni, senza valvole di sfogo, il fragile sistema degli impianti cittadini rischia di collassare definitivamente. Ne sono convinti gli esperti della Regione Lazio e fonti qualificate dell'Ama. In una delle poche strutture comunali, il Tmb del Salario, già ieri giacevano montagne di rifiuti fermi nelle vasche. E lo stesso accadeva nell'altro Tmb pubblico, quello di Rocca Cencia. Senza alternative in campo, la situazione nel week-end potrebbe precipitare, perché ogni domenica si ferma lo smaltimento. Il rischio è che lunedì i netturbini non sappiano più dove portare i sacchetti di pattume che già straripano da giorni dai cassonetti.
L'ATTESA
«La decisione della nostra Regione non è vicina», ha detto ieri il sottosegretario della giunta abruzzese, targata Pd, Mario Mazzocca. Il governatore D'Alfonso, nella lettera alla Raggi, ha scritto che potrà accogliere al massimo altre 60 mila tonnellate, ma non è un aiuto scontato: il Campidoglio deve prima far sapere quanti rifiuti «non riesce a gestire», per quanto tempo avrebbe bisogno dell'aiuto esterno e l'itinerario dei camion. Soprattutto, chiede D'Alfonso, il Comune deve dichiarare «gli interventi posti in essere dall'amministrazione per superare l'emergenza». Come ha spiegato il governatore ai suoi: «Raggi deve approvare subito un piano rifiuti, con soluzioni strutturali». C'è poi il capitolo dei costi. La beffa è che alla giunta grillina il no all'Emilia Romagna ora potrebbe costare caro. Perché è vero che gli impianti emiliani applicano una tariffa intorno ai 180 euro a tonnellata rispetto ai 130-140 euro dell'Abruzzo, come sottolineato dal M5S, ma va detto che in Emilia il servizio, come si dice, è completo, cioè la spazzatura è anche smaltita dagli inceneritori, mentre in Abruzzo sarebbe solo trattata e poi servirebbero altri 40-50 euro a tonnellata per spedirla nelle discariche di Molise, Emilia o Toscana.
Un altro fattore destabilizzante è lo scontro tra il Campidoglio e la Regione Lazio, a trazione Pd. Con l'assessore all'Ambiente del Comune, Pinuccia Montanari, (M5S) che attacca i dem («c'è chi specula politicamente ed economicamente, la Regione Lazio ha tenuto bloccata la nostra richiesta di intervento all'Abruzzo per un mese») e l'omologo regionale Mauro Buschini (Pd), che bacchetta la giunta Raggi: «Non ci ha mai detto quali impianti vuole costruire, a parte alcuni siti di compostaggio che non vanno bene per la spazzatura indifferenziata». Il leader dem, Matteo Renzi, si augura uno «stop alle polemiche», ma la bagarre politica continua. Mentre il tempo, per Roma, sta per scadere.