SULMONA I calcoli della Regione sono sbagliati e Sulmona non potrà lavorare più di 9mila tonnellate l'anno di rifiuti capitolini, nonostante l'autorizzazione di incidenza ambientale abbia riconosciuto all'impianto di trattamento di Noce Mattei una maggiore capacità a seguito della riduzione delle quantità di tal quale seguita all'aumento della differenziata in tanti Comuni, Sulmona in testa. La disponibilità data da Cogesa nella manifestazione d'interessi di inizio dicembre pari a 20mila tonnellate (e portata a 30mila dagli uffici regionali, probabilmente tenendo conto del margine maggiore di produttività, passato da 48mila a 54mila tonnellate anno) è stata ora ridotta per il rinnovo, non preventivato, della convenzione con il Comune dell'Aquila, scaduta il 31 dicembre scorso, che da sola vale 22mila tonnellate l'anno. A fare i conti della serva: delle 54mila tonnellate autorizzate al trattamento 22mila proverranno dall'Aquila, 23mila circa dal resto dei Comuni soci del Cogesa e 9mila saranno, eventualmente la Regione dovesse autorizzare nuovi conferimenti, riservati a Roma.
Dunque la capitale in Abruzzo dovrà contare su altri impianti di trattamento, siano essi la Deco di Chieti (che ha una capacità molto alta) o l'Aciam di Aielli dove però già da tre anni vengono trattate 40.150 tonnellate l'anno e dove, come spiega il sindaco Enzo Di Natale, «non è previsto nessun aumento del conferimento». I rifiuti, poi, una volta trattati, non saranno conferiti nella discarica di Sulmona, ma in quella di Isernia, come d'altronde già accade per l'immondizia dell'Aquila, e questo perché per regolamento Noce Mattei è stata autorizzata solo per lo smaltimento dei Comuni soci. Non è escluso, però, che il capoluogo possa entrare a far parte della grande famiglia del Cogesa, risolvendo così non solo il problema della in discarica, ma anche quello ben più importante dell'attività prevalente, cioè della regola che impone per gli affidamenti in house del servizio alla società pubblica una quota prevalente del fatturato riservata ai soci; motivo per il quale, tra l'altro, Cogesa e Comune di Sulmona, hanno già perso una causa (ad oggi non applicata) al Consiglio di Stato. Al di là dei tecnicismi, la notizia dell'arrivo dei rifiuti da Roma, a Sulmona ha creato molti mal di pancia, tanto più che «la discarica d'Abruzzo» è ancora sotto l'effetto choc dell'autorizzazione alla centrale Snam di Case Pente. I sindaci lamentano la carenza di informazioni: così ad esempio è stato per i fanghi del dragaggio del porto di Pescara, trasferiti d'imperio dalla Regione senza che nessuno sapesse nulla e ancora per la stessa operazione Roma Capitale, accennata nell'ultima riunione del comitato dei sindaci, ma non in questa portata.