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Data: 09/01/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ma si può abolire la “Fornero”? Cancellare completamente la riforma costerebbe oltre 500 miliardi fino al 2060 (articolo in pdf)

ROMA Cosa vuol dire abolire la riforma Fornero? Alla lettera, significa tornare alle norme in vigore nel 2011: trattamento di vecchiaia per le lavoratrici del settore privato a 60 anni, pensione di anzianità con 35 anni di contributi e il meccanismo delle quote, assegno calcolato integralmente con il sistema retributivo almeno per chi ha iniziato a lavorare prima del 1978. Mentre l’adeguamento dei requisiti previdenziali ci sarebbe ancora ma in una forma più blanda di quella attualmente in vigore. Tutto ciò ha un costo per il bilancio dello Stato che è stato più volte quantificato. Nell’ultimo rapporto della Ragioneria generale dello Stato sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico l’effetto di riduzione della spesa previdenziale (in rapporto al Pil) determinato dalla sola legge Fornero “vale” 21 punti cumulati al 2060. Si tratta quindi della somma di tutti i risparmi annuali, che hanno un andamento non uniforme: 1,4 punti nel 2020 che diventano 0,8 nel 2030 e poi decrescono ulteriormente. 21 punti di Pil vogliono dire circa 350 miliardi ai valori di oggi, ma tenendo conto correttamente della crescita attesa del prodotto si arriverebbe ben oltre i 500 miliardi in termini reali. Una montagna insormontabile da spianare per qualsiasi governo, che dovrebbe piuttosto ragionare su modifiche dei singoli aspetti della legge.

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