Una bara in legno chiaro e un mazzo di rose rosse per Daniele Becci, «semplice diretto e schietto» come l’ha descritto dal pulpito l’amico fraterno Enzo Di Baldassarre, «tanta sostanza e poche parole. Era il suo metodo. Il metodo Becci». Un modo di fare e di essere che fino alla fine ha dato i suoi frutti, fino alla fusione delle Camere di commercio di Pescara e Chieti di cui proprio Becci, lo scorso 29 dicembre, era stato incoronato presidente. «Un uomo che combatteva la cecità dei localismi», ha ricordato al microfono anche il vice presidente di Confindustria Silvano Pagliuca, «che ci metteva la faccia perché era un coraggioso, che ci metteva il petto perché si prendeva le responsabilità e che poi ci metteva anche il cuore, a cui tanto ha chiesto». Ieri pomeriggio, nell’affollatissima chiesa di Sant’Antonio, al di là della forma - con tutti i rappresentanti istituzionali ad accogliere la bara scortata dai vigili urbani- al di là delle simpatie e delle antipatie e degli schieramenti dettati da tutto quello che Becci ha attraversato nei suoi 63 anni -presidente Cassa edile di Pescara, presidente Ance Pescara e vice dell’Ance regionale, vice presidente di Confindustria Pescara e, dal 2009, presidente della Camera di commercio - al di là di tutto questo, le facce presenti raccontavano la sostanza dell’uomo. «Di un forte cittadino pescarese» come ha detto padre Nicola nella sua omelia, «che ha saputo dare tutto il suo meglio per Pescara». E Pescara è andata a rendergli omaggio al completo. Oltre agli imprenditori e ai costruttori tra cui, solo per citarne alcuni, c’erano il presidente di Confindustria Gennaro Zecca e il vice Pagliuca, Fabio Travaglini direttore UniPmi, Manuela Tosto, Antonio D’Intino, Roberto Di Vincenzo, Carmine Salce direttore Cna Pescara con Graziano Di Costanzo, Vincenzo Marinelli, Enrico Marramiero, l’ex presidente di Ance Giuseppe Girolimetti e l’attuale Marco Sciarra, il direttore di Confindustria Luigi Di Giosaffatte e Sabatino Di Properzio, c’erano la marineria, i portuali, i commercianti con il presidente di Confcommercio Franco Danelli, il direttore regionale di Confesercenti Lido Legnini e i provinciali Raffaele Fava e Gianni Taucci. Ma c’era anche il quartiere, quello di via Leopoldo Muzii dove la famiglia aveva vissuto e aveva lasciato le radici e dove ieri la moglie Francesca Rosica, i figli Alessandro e Arianna e i fratelli Andrea e Stefano hanno voluto che passasse il corteo prima che dalla Camera di commercio la bara arrivasse in chiesa. Ma c’erano anche i politici. Tanti, di destra, di sinistra e dei Cinque Stelle. Politici di Pescara e di Chieti (tra i tanti Carlo Masci, Guerino Testa, Luigi Mascia, Lorenzo Sospiri, Fabrizio Di Stefano, Mauro Febbo, Donato Di Matteo, Erika Alessandrini, Antonio Castricone, Enzo Cantagallo e Andrea Pastore), con i sindaci di Pescara e di Chieti, Marco Alessandrini e Umberto Di Primio seduti vicini (accanto anche al presidente della Provincia Di Marco) con le fasce tricolori a raccontare la visione che Daniele Becci aveva fatto realtà. «Per lui non esistevano Pescara e Chieti», ha raccontato Sciarra al microfono, «di ritorno da un viaggio in Cina me lo disse: come pensiamo di essere divisi quando di là ci sono milioni di abitanti capaci di guardare oltre?». E per lui, che ci aveva guardato, c’erano anche tanti rappresentanti del mondo imprenditoriale e camerale di Chieti, dal presidente di Confcommercio Marisa Tiberio, al diret tore Cna Letizia Scastiglia, oltre agli imprenditori Gianni Di Cosmo, Angelo De Cesare con i figli Paolo e Federico. E tutti, o quasi, i consiglieri camerali della nuova Camera di Commercio, oltre a moltissimi dipendenti della sede pescarese di via Conte di Ruvo. Presente anche il Marina di Pescara con il presidente Bruno Santori, e poi tanti sindaci, con i gonfaloni di Cepagatti, Pianella e Loreto insieme a quelli di Pescara, della Provincia e della Camera di Commercio. «Scherzoso, a volte guascone, leale e sempre corretto, sicuramente sincero», ha raccontato di lui ancora Di Baldassarre al microfono, «Daniele non si sentiva potente e neanche un privilegiato. Dieci giorni fa gli abbiamo attribuito un applauso per il suo ultimo e più grande successo, e tanto gli è costato, ma ne è emerso un gigante capace di raggruppare pensieri e realtà tanto diversi». Per Becci a cui è andato a rendere omaggio anche il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, tanti applausi ieri in chiesa prima che la bara venisse portata a spalla fuori dagli amici Roberto Piermattei, Giuseppe Girolimetti, Enzo Di Baldassarre, Marcello Antonelli, Silvano Pagliuca, Luigi Di Giosaffatte, Riccardo Padovano e Paolo Vercesi e da alcuni amici del figlio che aveva visto crescere. Poi via verso il cimitero dei Colli su una Maserati nera mentre nel tardo pomeriggio c’è stato un incontro tra i consiglieri camerali. «Difficile», la sintesi del sindaco di Chieti Di Primio, «trovare un nome che rappresenti l’accordo perfetto raggiunto su Becci».