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Pescara, 24/07/2024
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Data: 11/01/2018
Testata giornalistica: Il Centro
D'Alfonso lascia la Regione e va al Senato. Il governatore correrà da capolista al collegio unico proporzionale. La richiesta arriva direttamente da Renzi. La reggenza passerà al vice Giovanni Lolli

PESCARA Luciano D'Alfonso lascerà la presidenza della Regione Abruzzo per un seggio al Senato. Il 4 marzo correrà da capolista al proporzionale nel collegio unico regionale. Dunque seggio blindato ed elezione certa. La richiesta è arrivata direttamente dal segretario nazionale del Pd Matteo Renzi nel corso di un incontro martedì scorso al Nazareno con il segretario regionale del partito Marco Rapino. Per Renzi la discesa in campo di D'Alfonso vuol dire due cose: assicurasi l'impegno di un portatore di voti a dir poco infaticabile in un momento in cui il Pd ha bisogno di recuperare consenso; premiare con un seggio a Palazzo Madama un governatore che in questi anni ha svolto un convinto gioco di squadra con i governi targati Pd, anche quando si è trattato di contrastare decisioni impopolari come quelle sulla deregulation delle trivelle in Adriatico. Per D'Alfonso lo spostamento a Palazzo Madama dovrebbe preludere a un incarico in un futuro governo a partecipazione Pd. Questo almeno è la contropartita che il governatore ha chiesto ai vertici dem. Un patto non scritto che a D'Alfonso è necessario per giustificare il disimpegno da Palazzo Silone. «E per continuare a seguire l'Abruzzo da una posizione di responsabilità», ha ripetuto più volte nei giorni scorsi. «Ho sempre detto che dobbiamo fare qualcosa in più affinché per l'Abruzzo torni un incarico di governo a livello nazionale per fronteggiare meglio i problemi della regione. A chi mi invita a candidarmi, dico che mi deve convincere che la candidatura possa servire all'Abruzzo, oppure la partita è chiusa, perché oggi sono impegnato a chiudere i programmi nei 17 mesi che ho davanti». Queste le condizioni del governatore. Renzi probabilmente deve averlo convinto.Per la Regione vorrà dire il liberi tutti e il ritorno alle urne. La Costituzione vieta infatti che un presidente o un consigliere di Regione sia anche membro del Parlamento. Il Consiglio andrà dunque sciolto, ma il regolamento prevede tempi lunghi che potrebbero avvicinare la Regione alla scadenza naturale della legislatura, nel 2019: D'Alfonso, dopo la proclamazione, ha sei mesi di tempo per firmare le dimissioni, una volta avvenuta la proclamazione della sua elezione. La Regione dovrebbe poi tornare al voto nei 90 giorni successivi. Si potrebbe dunque tornare alle urne nell'autunno del 2018. Ma non è escluso che si scavalli l'anno per arrivare alla primavera del 2019.La candidatura di D'Alfonso rafforza certamente la potenziale squadra Pd in Regione, che i sondaggi danno in forte sofferenza, soprattutto nei cinque collegi uninominali della Camera, dove gli ultimi sondaggi danno la vittoria del centrodestra (tre seggi) seguito dal Movimento 5 Stelle (due seggi). Di conseguenza la partita che si sta giocando nel Pd è soprattutto sul proporzionale, dove in Abruzzo verranno assegnati nove seggi alla Camera e cinque al Senato. E sul proporzionale (dove non ci sono preferenze) determinante sarà la posizione dei candidati in lista. E' su questo che il partito si sta interrogando, cercando di scegliere i nomi giusti dalle rose delle disponibilità presentate martedì dalle segreterie provinciali. Tra i nomi che si fanno ci sono certamente tutti i parlamentari uscenti (a parte Maria Amato che ha già detto e scritto di rinunciare alla ricandidatura per tornare al suo mestiere di primario radiologo), a cominciare dalla senatrice aquilana Stefania Pezzopane. Tra le matricole in lista si fanno anche nomi noti come quello del rettore di Teramo Luciano D'Amico, si può dire candidato a tutto per la stima e l'amicizia che D'Alfonso nutre nei suoi confronti (D'Amico viene indicato anche come sindaco della Nuova Pescara, il Comune che dovrà nascere dalla fusione di Pescara con Montesilvano e Spoltore). Nomi di peso sono anche quelli del portavoce della maggioranza in Regione Camillo D'Alessandro e del sindaco di Atessa Giulio Borrelli.

La reggenza passerà al vice Giovanni Lolli

Toccherà a Giovanni Lolli, vicepresidente e assessore alle Attività produttive, portare la Regione Abruzzo alle elezioni in autunno, o al più tardi nella prossima primavera, dopo le dimissioni di Luciano D'Alfonso, (destinato da Matteo Renzi a un seggio al Senato) e lo scioglimento del Consiglio regionale. Lolli potrebbe anche essere uno dei papabili alla successione a D'Alfonso.Gioca contro questa ipotesi la statistica: mai nessun consigliere regionale ha ricoperto la carica di presidente di Regione. La scelta è sempre caduta su una personalità nuova, con una prevalente alternanza tra destra e sinistra. Nel centrosinistra il lavoro di composizione delle liste regionali è già iniziato da tempo su impulso dello stesso D'Alfonso che aveva sempre assicurato la volontà di ricandidarsi, contro la tradizione che vuole la regolare bocciatura alle urne del presidente uscente. Lo scenario che si apre in Regione è comunque molto mobile. A cominciare dalle alleanze. Certamente avremo nel centrosinistra gli ex Ncd ed Ap rimasti fedeli alla ministra Beatrice Lorenzin. Con il centrodestra si schiereranno le truppe di Abruzzo Civico di Giulio Cesare Sottanelli, oggi approdato in "Noi con l'Italia", la quarta gamba del centrodestra di Maurizio Lupi e Raffaele Fitto

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