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Pescara, 24/11/2024
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Data: 11/01/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Tra spesometro e Fornero i picconatori già all'opera

L'abolizionismo era il movimento che si batteva per la cancellazione del mercato degli schiavi, tra fine 700 e 800. Ma quello rappresentò un'istanza profonda, figlia dell'illuminismo. La febbre abrogazionista, detta anche l'abolizionite, che invece impazza in questa campagna elettorale che cos'è? Una sorta di indiscriminata, e trasversale, corsa alla damnatio memoriae (ognuno ha qualche legge da abolire tra quelle che hanno fatto gli avversari quando erano al governo) e un modo di andare avanti guardando indietro. Che forse non è il modo più giusto per procedere. E comunque, di fronte a questa febbre dello smontiamo tutto, si sgolano inutilmente quelli che la pensano come Carlo Calenda: «Abolire è la parola chiave di questa fase. Me se al posto di abolire usassimo costruire, non faremmo un soldo di danno». Parole che evidentemente Giggino Di Maio non ha sentito e non vuole ascoltare. L'ultima trovata dell'abolizionismo, annunciata ieri, è infatti quella di costruire un sito ad hoc - a cura dei 5 stelle e denominato www.leggidaabolire.it - che s'accompagna alla promessa di abrogare in un colpo solo, se i grillini vincono, 400 «leggi inutili».
LA TROVATA
«Con una sola legge a inizio mandato del nostro governo - annuncia Di Maio - ne cancelleremo centinaia». Si attende Salvini che magari nei prossimi giorni rilancerà: «E noi ne aboliremo quattromila!». Ma per ora i grillini si vantano di essere i campioni dello smontiamo-smontiamo-smontiamo - che è il nuovo grido abrogazionista - e il programma di decostruzione, ossia non di proposizione di novità e di visioni ma di negazionismo e di abbattimento del passato, spazia dal via il Redditometro al via lo Spesometro, via lo Split Payment e via gli studi di settore». E mentre Salvini dice «aboliamo la Fornero», i pentastellati ribattono che «lui finge e solo noi vogliamo eliminare l'orrenda legge pensionistica»; e se la Lega vuole abbattere il Jobs Act, i Libri e Uguali dicono che i veri nemici della norma che «uccide le speranze di lavoro dei giovani e impone il precariato» sono soltanto loro.
La politica destruens sta prevalendo sulla politica construens. La rottamazione normativa ha buon gioco sullo sforzo progettuale. Spesso - vedi Speranza o Bersani sul Jobs Act - gli abrogazionisti vogliono cancellare le leggi che loro stessi hanno votato. E perfino chi è appena stato al governo promette di cancellare le cose che ha fatto, ed è il caso di Renzi con la cancellazione del canone Rai a cui proprio lui teneva così tanto, al punto da averlo inserito nella bolletta elettrica. Se Berlusconi vuole abolire il bollo auto, insieme a infinite altre tasse e balzelli, anche Cetto La Qualunque lo voleva fare: «E se non siete contenti, aboliremo pure l'assicurazione, va! Applauso prego».
Le tasse universitarie non sono una tassa da abolire, ma Pietro Grasso le vuole abolire lo stesso: trasformando in gaffe quella che lui pensava fosse una ideona alla Corbyn. Insomma, l'abrogazionismo va maneggiato con cura, perché spesso si rivela un boomerang e spesso mette a nudo, invece di nasconderle come sarebbe più saggio, le differenze che dividono partiti alleati. E' bastato che Salvini dicesse «aboliremo l'obbligo dei vaccini», per fare emergere in tutta la sua differenza la cultura nient'affatto antiscientifica di Forza Italia. E se Berlusconi è sembrato accodarsi al «cancelliamo il Jobs Act» propugnato da Salvini, poi si è in parte rimangiato il proponimento, ben sapendo che tra alleati conviene differenziare il messaggio per fare l'en plein. Gli sprechi, a parole, vogliono abolirli tutti. L'euro non lo vuole abolire più nessuno, se non come (copyright Giggino) «extrema ratio». E il Rosatellum? I fulmini lo colpiranno solo dopo i risultati del 5 marzo. Mentre le fiamme vere sono rimaste quelle con cui il leghista Calderoli bruciò - nel cortile della caserma dei pompieri delle Capannelle trecentosettantacinquemila leggi. E quel modello del 2010, al netto dell'effetto scenografico e della pirotecnica teatralità, sembra purtroppo aver fatto scuola.

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